13° Capitolo

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Aya entrò e si ritrovò in un posto nuovo e completamente buio. Le prime cose che notò furono il freddo e l'umidità. Doveva essere scesa davvero molto sottoterra, e quel posto non doveva essere ancora stato scavato con meticolosità. Prese la lampada per illuminare quel poco che poteva vedere e notò che le pareti erano fatte di roccia, il pavimento era inesistente, i suoi piedi poggiavano direttamente sul terreno. Sentì un miagolio. Avanzò, ma l'unica cosa rimasta di quel gatto che aveva miagolato pochi secondi prima era il suo corpo con la pancia tagliata e gli organi che sporgevano. Aya trattenne la nausea, ricordando tutto ciò che quell'immagine le aveva fatto tornare in mente in quella casa, e andò ancora avanti. Aveva un compito da svolgere.
Si ritrovò in un corridoio completamente fatto di terra. Dalla parte opposta poteva vedere che il tunnel continuava in un'altra zona del sottosuolo.
Aya sospirò, cominciò a camminare lentamente per evitare di cadere ed entro dall'altra parte.
Aya si ritrovò in una zona miracolosamente più illuminata delle altre, ma i rumori erano continui. Sembravano passi. Aya si nascose dietro ad una roccia e cercò di capire cosa stesse succedendo.
Bambole. Tante bambole che camminavano per i cunicoli con dei coltelli in mano, sembravano delle sentinelle. Non doveva farsi vedere. Le osservò per un po', e notò che il loro raggio di movimento era sempre uguale, esattamente come per i soldati che stavano di pattuglia.

Le sarebbe bastato non farsi vedere e non le avrebbero fatto del male. Ma se stavano sorvegliando qualcosa, quel qualcosa era probabilmente ciò che le serviva.
Doveva muoversi, anche se di sicuro gli scheletri sparsi in alcuni punti del pavimento non erano per niente rassicuranti.
Aya sbirciò da dietro la roccia. Appena la bambola si girò, Aya corse, più silenziosa che mai. Per fortuna, dato che il terreno era abbastanza morbido, faceva ancora meno rumore. Se fosse dovuto succedere in casa sarebbe stato sicuramente più difficile. Corse e si nascose dietro un'altra roccia, osservò i movimenti dell'altra bambola. Intravide una fessura nel muro, poteva nascondersi lì. Spostò un barile di metallo che rischiava di bloccarle la strada, corse. Neanche lei la vide. Proseguì nel cunicolo di terra, si nascose. Non era facile vedere, ma le sembrava di aver visto un'altra bambola. Questa pero' era ferma, immobile, e tra le mani non si vedeva il riflesso del coltello. Le si avvicinò, cauta, e questa non si mosse. Sembrava innocua. Aya cercò di ignorarla e fece per andare avanti, ma non vide la bambola successiva. Fece qualche passo, quando da una fessura scattò fuori una bambola. Aya stava per urlare dallo spavento, ma si mise in tempo una mano sulle labbra per tramortire l'urlo. Tornò indietro di corsa, dove c'era la bambola immobile. Solo che stavolta, questa era senza testa.
Aya mugolò appena, ancora spaventata a morte. Se l'avesse vista, se avesse urlato, se si fosse accorta di lei... A quell'ora probabilmente sarebbe stata stesa in terra in una pozza di sangue, pronta ad unirsi agli altri scheletri. Dovette ingegnarsi: la schivò, corse in un corridoio. Incontrò un'altra bambola: questa girava su se stessa, doveva correre in un corridoio secondario, per poi tornare sul percorso principale. Aya si mosse velocemente, in silenzio. Ormai aveva capito come giocavano quelle bambole. Finalmente riuscì a raggiungere la fine di quella caverna degli omicidi. Nel muro vi era un cunicolo con delle scale. Aya cominciò a salire usando gli scalini costruiti nella terra. Finalmente stava ricominciando a risalire, anche se aveva la sensazione che non avrebbe rivisto la superficie per un bel po' di tempo.
Le sue scarpette graffiate talvolta affondavano nei gradini troppo morbidi, così da farla faticare di più. Ci mise qualche minuto a terminare le scale, e arrivò in altri corridoi fatti di terriccio. Aya si ripulì con noncuranza il grembiule dalla terra che vi era finita sopra, e quando alzò lo sguardo vide un altro zombie di fronte a lei. Aya si premette le mani sulla bocca per non far uscire da essa alcun suono e si nascose dietro ad una roccia, ma ormai sapeva che era troppo tardi. Era proprio di fronte a lui, il suo viaggio era finito.
Si mise in ascolto: l'unica cosa che sentì fu un mugolio da parte del mostro, poi rumore di passi trascinati. Se ne stava andando? Sul serio non l'aveva vista? Forse...
Nella sua mente si stagliò per un secondo l'immagine del ragazzo biondo, la sua prima impressione: lui senza un occhio, col sangue sul viso. Forse anche quel mostro era nella sua stessa situazione, forse suo padre aveva eseguito degli esperimenti sui suoi occhi. Bé, buon per lei.

Mad Father - Il Padre FuriosoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora