3° Capitolo

45 3 0
                                    

Aya camminava nel corridoio finalmente libero da quei cadaveri ambulanti, pensando tra sé e sé: suo padre era sempre stato gentile con lei. E poi lui era l'unico papà che aveva... E poi, l'aveva anche promesso a sua mamma!

***

Aya era seduta sul letto di fianco a Palla di Neve, sua mamma era inginocchiata accanto a lei, sul pavimento. Stava finendo di raccontarle la fiaba.

-E così lo straniero dagli occhi rossi diede a Jack il potere di maledire gli altri. E Jack disse: "Grazie, straniero dagli occhi rossi. Ora posso avere la mia vendetta.".

La bimba la interruppe.

-Hey mamma...

-Sì, Aya?

-Cos'è che fa sempre papà di sotto?

La madre rimase per un po' in silenzio: era consapevole di ciò che facesse il marito, e non poteva certo andarlo a raccontare a sua figlia.

-Diciamo che è un lavoro molto complicato... Lo capirai quando sarai più grande, Aya.

-Allora voglio diventare presto più grande.

La madre non sapeva cosa dire: avrebbe compreso o no il lavoro di suo padre? Cosa sarebbe successo?

-Aya...

Sospirò.

-Qualunque cosa accada, tu non dovrai odiare tuo padre.

-Mamma... Perché me lo dici? Ovvio che non odierò mai papà!

-...Capisco...

-Mamma, a te non piace papà?

-No, no, niente del genere. Sono solo come te, Aya. Amo tuo padre così tanto... Lui può essere un po'... Imprevedibile. Quindi ci supporteremo a vicenda, non importa tutto il resto. Me lo prometti?

-Certo!

Aya non avrebbe mai potuto odiare suo padre: qualunque cosa fosse accaduta, non l'avrebbe mai odiato. La madre le sorrise dolcemente.

-E adesso, tornando alla storia...

***

Aya era ancora ferma lì in mezzo, a pensare; l'aveva promesso alla sua mamma: qualunque cosa fosse accaduta, avrebbe continuato ad amare suo padre, e così era stato. Sul suo viso spuntò un sottile sorriso. Sua mamma non doveva preoccuparsi. Lai avrebbe salvato suo padre, a qualunque costo.
La bambina riprese a camminare nel corridoio con l'intenzione di arrivare al piano di sotto. Una volta arrivata alla terrazza intera pensò di scendere le scale senza far rumore, ma qualcosa la disturbò: era un rumore orribile, che somigliava a un qualcosa che stava strisciando lasciandosi dietro una qualche scia di qualche strano liquido. Scese pianissimo le scale e nell'enorme ingresso della casa vide un altro di quegli zombie. Doveva assolutamente proseguire, ma se si fosse mossa lentamente probabilmente l'avrebbe vista. Doveva correre, e così fece. Come un lampo scese le scale e corse verso destra, dove si trovava il corridoio Ovest della casa. Aprì velocemente la porta e se la richiuse alle spalle: almeno era consapevole del fatto che la maggior parte di quei mostri non era in grado di usare le maniglie. Sperò solo di non doverne incontrare uno abbastanza forte da poterne spaccare una.
Osservò le porte del corridoio, la scelta su quale entrare era indifferente, ma pensò bene di cominciare a cercare oggetti utili nel salottino, una stanza in cui suo padre si sedeva o con lei o con alcuni suoi "pazienti". Era una stanza di media superficie e tutto sommato accogliente, con i suoi due divanetti color crema al centro della stanza, il tavolino in mogano, i quadri alle pareti e il camino quasi sempre acceso. Suo padre spesso badava al fatto che non si spegnesse, ma la bambina non aveva idea del perché. Si guardò intorno e osservò il grande mobile pieno di cassetti in un angolo della stanza. Suo padre le aveva sempre detto di non avvicinarsi, che avrebbe potuto essere pericoloso. Bé, forse lì dentro avrebbe trovato qualcosa di utile. Gli si avvicinò e cominciò a rovistare, ma non trovò nulla di interessante. Mancava solo un cassetto, quello più alto, ma era ancora troppo piccola per arrivarci. Corse a prendere lo sgabello e cominciò a spingerlo verso il mobile, quando vicino al camino sentì un nuovo rumore, ma stavolta diverso dagli altri: più che essere roco, sembrava più un pianto, triste e doloroso.
Di colpo lasciò andare lo sgabello e alzò le mani: aveva paura ci potesse essere qualcosa nella stanza, quella stessa cosa che emetteva quel suono. Aspettò, ma nessuno si fece avanti. Tranquillizzata, la piccola riprese a spostare lo sgabello, senza accorgersi di un quando che si stava muovendo dietro di lei.
Finalmente riuscì a salire e nell'ultimo cassetto trovò finalmente qualcosa che forse poteva esserle utile: un coltello, anche se non molto grande, sarebbe stato difficile usarlo per difendersi.
In quella stanza non vide altro di interessante, perciò decise di uscire e di andare nella stanza accanto, nel bagno. Appena entrata notò una scatola in un angolino, sigillata. Si avvicinò con il coltello e la aprì. Essendo chiusa con della specie di nastro adesivo molto spesso si era aspettata di trovare chissà cosa, invece l'unica cosa al suo interno era un accendino vuoto. Rimase un po' delusa da quella scoperta, ma se avesse trovato dell'olio da inserire al suo interno probabilmente si sarebbe potuto rivelare utile.
Si fermò nel luogo, che sembrava essere tutto sommato tranquillo, a pensare. Si sedette a terra: le opsioni erano due: o cercava dell'olio per l'accendino, oppure poteva cercare di trovarne un altro. Le uniche due persone in quella casa che potevano essere in possesso di un accendino erano suo padre e Maria, ma la bambina non sapeva dove fosse la stanza di quest'ultima. Un posto dove il padre passava molto tempo erano gli archivi, forse lì avrebbe potuto trovare qualche suo oggetto.

Mad Father - Il Padre FuriosoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora