14° Capitolo

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Aya superò la porta quasi indifferente. La bambina se ne rendeva conto, ed era spaventata. Non poteva restare indifferente di fronte ad una cosa del genere. Forse... Forse era solo il suo istinto di sopravvivenza che le diceva di proseguire. Il suo sangue freddo. Sperò che fosse quello. Nel frattempo continuava a camminare, con la motosega che rimbalzava appena sulla schiena, lo sguardo basso e i vestiti stracciati in alcuni punti e macchiati di sangue. 
Aya arrivò ben presto ad una piccolissima stanza con al centro un tavolino. Vi si avvicinò e vide un puzzle. Le erano sempre piaciuti i puzzle, fin da quando era più piccola. Lo risolse in pochissimo tempo, ormai la sua mente si era abituata a connettere i pezzi con facilità. Alla fine, quando mancava solo più un tassello, notò che quel puzzle era una sua foto. 
Ma... Perché mai suo padre avrebbe dovuto usare una sua vecchia foto per farci un puzzle? La bambina sospirò, pensando che forse era arrivato il momento di farsi meno domande. Suo padre ormai era un enigma senza risposta per lei. Incastrò l'ultimo pezzo e udì un rumore metallico provenire dalla sua sinistra. Probabilmente aveva sbloccato una porta, un qualche strano meccanismo. Aya lanciò un'ultima occhiata al tavolino e proseguì, ritrovandosi in un'altra stanza che prima non aveva notato. Probabilmente il puzzle era servito a quello. Che altro doveva nascondere suo padre?
La bambina si ritrovò in un piccolissimo laboratorio, stavolta pieno di libri, vasi e piantine. La bambina pensò che normalmente una qualunque pianta in un vaso non avrebbe potuto farle del male, ma questa volta sembrava diverso. Meglio dubitare piuttosto che fidarsi. Coloro di cui ti fidavi o ti tradivano o se ne andavano...
La bambina osservò la stanza, e vide agli angoli delle teche di vetro contenenti altre piante, ma queste le aveva già viste prima. In un'illustrazione di un libro, se non errava. Era mandragora, una strana pianta con delle grandi foglie in cima, e la cui radice aveva la forma di un bambino. Nella mente di Aya tornarono le immagini dei feti nei barattoli, e il pensiero la fece rabbrividire. Per distrarsi, cercò di ricordare quali capacità avesse la pianta secondo la scienza e le leggende: per la prima fungeva da anestetico, secondo la seconda poteva essere utilizzata in diversi modi, in alchimia, nelle pozioni, nella creazione di bambole per riti, trasformazioni. Se vengono estratte dalla terra prima di essere uccise, causano un suono assordante che causa lo svenimento. 
Svenimento... La bambina ci pensò su, e decise che per la prima volta si sarebbe dedicata al giardinaggio. Su un lato della stanza vide un vaso pieno di terra dal quale spuntavano delle foglie. Se era corretto, era mandragora anche quella. Ma aveva bisogno di qualcosa per tapparsi le orecchie.
Suo padre doveva aver pensato a proteggersi da ciò che analizzava, ci doveva pur essere qualcosa in quella stanza. Aya pero' era stanca. Era stanca di dover correre da una parte all'altra, di doversi far esplodere il cervello per capire come andare avanti, come salvare suo padre. Ma lei voleva. Lei voleva ancora. Le lacrime le scaldarono gli occhi, ma non le fece uscire. Doveva resistere... Doveva...
In uno scatto d'ira, Aya prese un martello dal tavolo e lo scagliò via, rompendo un vaso. Una singola lacrima scivolò sulla sua guancia, mentre si accasciava a terra ricacciando indietro i singhiozzi. 
Doveva resistere. Gattonando, quasi trascinandosi, si avvicinò ai cocci rotti, li spostò. Tappi. Tappi per le orecchie. 
Aya si rialzò, mentre le gambe le tremavano. Aveva ancora una possibilità. La bambina si mise i tappi e si avvicinò al vaso, prendendolo in mano. Sarebbe andata a fare una visitina ad un cane affamato. La bambina  procedette tenendo con cautela il vaso in mano e seguendo i latrati del cane per capire dove fosse. Era molto rumoroso, per cui non fu difficile trovarlo. Si trovava in un'altra caverna fatta di roccia, stava girando in tondo, come se qualcosa gli stesse dando fastidio. Aya si nascose dietro ad alcune rocce e posò il vaso a terra cercando di non fare alcun rumore, e per fortuna il terreno contribuì. La bambina si inginocchiò di fianco al vaso, con la mano sinistra lo tenne fermo, con la destra prese con forza le foglie e sradicò la pianta. 
L'urlo si fece sentire, acuto ed immediato come previsto. Perfino Aya, che aveva i tappi alle orecchie, sentì chiaramente il suo acuto perforarle i timpani. Tuttavia, per lei era sopportabile, al contrario del cane. Quello, appena la mandragora terminò il suo grido, cadde a terra lateralmente, svenuto. Aya osservò la piantina e la lasciò cadere a terra. Non serviva ripiantarla, libera sarebbe stata meglio. Si rialzò, e con sua sorpresa anche la pianta cominciò lentamente a muoversi. Aya deglutì: in quella casa sembrava non esserci più nulla di normale. Aya si avvicinò al cane e si chinò accanto a lui.

Mad Father - Il Padre FuriosoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora