La giovane ragazza continuò a camminare nel bosco. Il profumo dei pini ed erba fresca di rugiada del mattino la circondava, tranquillizzandola.
Di fronte a lei, come aveva sentito, vide la casetta di legno. Era più grande di quanto di fosse immaginata però.-Finalmente sono qui!
Aveva sentito tanto parlare di quel posto... Vide il cartello.
"Clinica Drevis"
Già, doveva essere proprio quello il posto che cercava. Era proprio là, nel bel mezzo del nulla... Nessuno l'avrebbe mai notata, e soprattutto, nessuno l'avrebbe mai scambiato per una clinica.
La giovane salì i gradini del porticato e bussò. Quando la porta le fu aperta, si sentì un attimo imbarazzata.-U-Um... Salve...
-Ah, un paziente! Benvenuta.
La donna alla porta non doveva essere troppo vecchia. Doveva avere al massimo venticinque anni. Gli occhi blu brillavano sul suo viso dalla pelle chiara, mentre i lisci capelli nerissimi, anche se corti, dato che le arrivavano poco sopra le spalle, le incorniciavano il viso. Era davvero molto carina, e molto giovane.
Lei in confronto si sentiva abbastanza bruttina, con la sua pelle lievemente abbronzata, gli occhi verde erba e i capelli castano chiaro, nonostante la giovane età, sui diciotto anni, avevano già sfumature biancastre.
Poi osservò i vestiti. Lei indossava solo un vestitino bianco dalla gonna verde e un grembiule rovinato. La donna invece indossava un vestito di colore blu elegante ma professionale, con un grembiule bianco perfettamente candido, senza una singola macchia.
Era davvero lei il dottore?
Doveva essere rimasta in silenzio a lungo, perché la donna le rivolse un sorriso paziente.-Quale sembra essere il problema?
-Sì, bé... Io sono nata piuttosto debole... Io ho chiesto al dottore del mio paese di fare un controllo, ma... Come posso dirlo...
Sospirò, sperando che la bella donna potesse capire.
-La mia famiglia é molto povera, quindi il dottore si é arreso con me, non mi ha voluto più prendere in cura. Ecco perché soni qui. Ho sentito che il dottore qui fa controlli gratuiti...
-Esatto, noi non chiediamo soldi ai nostri pazienti. Quindi non preoccuparti.
-Sul serio? Sarò onesta, io non ho proprio nulla, quindi... Posso davvero essere controllata?
La donna rise e le rivolse un dolce sorriso.
-Certamente!
-G-Grazie davvero!
Non sapeva sul serio come ringraziarla. Per lei quella visita era importante, poi sarebbe potuta tornare dalla sua famiglia.
La donna tornò seria, ma senza abbandonare quel sorriso.-Come ti chiami?
-Io sono Jean. Jean Rooney.
-Jean... É un bellissimo nome. Io sono Aya Drevis. Piacere di conoscerti, Jean!
-Sì, anche per me!
Jean si voltò, scossa da un violento colpo di tosse.
Aya la guardò preoccupata.-Non sembri messa bene! Dovremmo esaminarti subito. Vieni dentro, vieni dentro!
Le due giovani donne entrarono, e la più piccola paziente si stupì: dentro la casa sembrava molto più grande che all'esterno. Era quasi tutto in legno, e l'ambiente era molto accogliente.
-Considerando che tu non sei in perfetta salute, le tue gambe ti avranno sicuramente fatto fare una lunga strada... É stato difficile per te?
Si fermarono prima di una stanza che probabilmente era quella dove l'avrebbe dovuta esaminare.
-Ho incintrato una vecchia donna lungo la strada che mi ha dato gentilmente un passaggio su una carrozza. É stato molto carino da parte sua!
-Ci sono delle persone veramente gentili là fuori...
Jean sentì forse una punta di nostalgia nella sua voce, ma non ci fece caso.
-Proprio come lei, dottoressa Drevis.
Lei rise.
-Lo pensi davvero?
Non ebbe il tempo di rispondere che Aya la portò nella stanza successiva. Su alcune mensole vi erano unguenti e polveri, barattolini e scatole. Al centro della stanza, vi erano tre tavoli di legno. La dottoressa si mise di fianco ad uno di essi.
-Adesso, sdraiati qui.
Mentre Aya si allontavana per prendere qualcosa, Jean si sdraiò. Era uguale a quello del dottore del suo paese. Era così nervosa...
Chiuse gli occhi, quando sentì un rumore di un nitrito. Cavalli? Non sembravano molto lontani... Magari erano nel retro della casa?
Non ebbe tempo oer pensarci a lungo, poiché Aya si avvicinò con una mascherina sulla bocca.-Stai immobile mentre ti faccio l'anestesia.
-Ah... Sì...
Aya la osservò, stavolta triste.
-Hai veramente degli occhi splendidi, sai...
Jean la guardò, confusa e stupita.
-Così belli... Non riesco a smettere di guardarli...
Jean arrossì violentemente.
-N-Nessuno me l'aveva mai detto prima... Grazie mille...?
Aya tornò normale con una risata.
-Nervosa, huh? É tutto a posto. Solo rilassa le spalle...
-Dottoressa... Pensa di potermi far migliorare?
-Certamente! Da adesso, non soffrirai più... Quindi stai tranquilla. E dormi...
Jean ormai aveva gli occhi chiusi, perciò non ebbe la possibilità di vedere la tristezza, la nostalgia e il rimpianti negli occhi di Aya, prima che la siringa entrasse nel suo braccio.
***
Nella stanza accanto, Maria controllava gli scaffali di boccette e scatole, come aveva sempre fatto con il dottore. Peccato che ira era un pò più vecchia di allora. Erano passati più di dieci anni, e alcune ciocche bianche spuntavano tra i suoi capelli castani. Gli occhi, un tempo color smeraldo brillante, ora erano più scuri. Aveva un filo di occhiaie sotto agli occhi.
-Alla fine, la padrona.. É proprio come te... Fa parte della famiglia...
Sospirò. Spesso le capitava di parlare da sola, credendo di parlare con lui.
-...Dottore.
Fine.
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Mad Father - Il Padre Furioso
HororUna grande casa in Germania, isolata da tutto il resto, ma tutto sommato conosciuta. Nessuno sa cosa succeda al suo interno, ma chiunque vi entri non fa ritorno...