No. Maria non meritava la sua pietà in quel momento.
E poi, suo padre in quel momento la stava cercando. Non poteva perdere tempo, doveva scappare.
Quando tornò indietro, vide che il padre aveva distrutto i sacchi che prima bloccavano il passaggio, lasciando cadere sul pavimento terra e sabbia. Corse nell'altra strada, sperando che si liberasse un'uscita.
La voce di suo padre rimbombava tra i corridoi.
Aya capì che la stava seguendo. Cercò di richiudersi una delle porte alle spalle, ma fu gettata indietro dal padre, che aprì la porra con forza, ridendo spudoratamente.-Ti ho trovatooooo!
Adesso il padre camminava più lentamente, come se non fosse realmente preoccupato di doverla inseguire per catturarla.
Aya aprì la porta e si ritrovò nella piccola chiesetta. Ecco dove portava la seconda porta, quella dalla quale non era passata...
Corse, ma una volta sul tappeto rosso, cadde rovinosamente a terra, proprio di fronte al tavolo che fungeva da altare.
Ma non era inciamlata nel tappeto, ne era certa.
Si resse sui gomiti, e sentì una risatina dietro di lei.
Quando voltò la testa, rimase senza fiato.-Cosa?!
Dietro di lei, una splendida bambola le teneva ferma una gamba, impedendole di rialzarsi. Per essere una semplice bambola, la sua forza era decisamente alta.
Gli occhi porpora della bambola la guardavano, fissandosi dei suoi blu.-Vieni, diventa come noi...
-No!
Quando rialzò lo sguardo, urlò vedendo suo padre in piedi sul tavolo, la motosega alta.
-Questo gioco dell'inseguirsi é durato abbastanza, Aya. Devo tenerti ferma, no?
Quel sorriso malefico e malsano sul suo viso faceva tremare Aya.
-Lasciami andare!
Suo padre saltò giù, ritrovandosi a sovrastarla. Abbassò la motosega, ora spenta.
-Io non volevo farti del male, Aya... É una vergogna.
-No... Fermati, papà...
Lui non sembrava neanche ascoltarla.
-Ma posso coprire le tue gambe con una gonna abbastanza facilmente, quindi dovrebbe andare bene.
Le lacrime riempivano gli occhi di Aya, una di queste uscì e le rigò la guancia.-Io non voglio questo... Io volevo stare con papà... Io ti voglio bene... Papà... Quindi ti prego... Fermati...!
-Aya...
Il padre le sorrise, forse anche amorevolmente, a modo suo. Tirò su la motosega e cominciò ad attivarla.
-Non preoccuparti. Papà e Aya staranno insieme per sempre ora. Quindi riposa in pace... Aya...
Il rumore rotante dell'arma riempì l'aria, altrimenti totalmente silenziosa.
Alzò la motosega sua testa, mentre Aya piangeva ormai disperata.-Io ti voglio bene.
Aya lanciò un ultimo urlo disperato prima che la motosega calasse su di lei.
***
L'orologio ticchettava, il tempo scorreva, inesorabile.
-Aya, il tuo nuovo vestito ti sta d'incanto!
Ma la bambina non rispose.
Suo padre aveva però effettivamente ragione. Era bellissima.
Seduta su quella grande sedia, più simile ad un trono, rosso e dorato, sembrava una regina. La regina delle sue bambole, come suo padre aveva sempre desiderato.
I capelli liscissimi e neri della bambina erano perfettamente pettinati, con due ciocche legate dietro la testa da un grande fiocco bianco.
Gli occhi, un tempo blu e pieni di vita, ora avevano una sfumatura azzurro-grigio. Sul sul viso non c'era neanche l'ombra di un sorriso. Solo tristezza.
Al collo aveva una piccola collana dorata, mentre l'elegante vestito era color porpora, impreziosito da merlature bianche sulle maniche, sulla scollatura e sulla fine della gonna, per poi essere impreziosito da ricami di oro.
Tra tutte le bambole, era sicuramente la più bella.
Suo padre la ammirava, fiero di lei.-Bé, é quasi ora di dormire.
Le pose un delicato bacio sulla fronte.
Poi si voltò ed uscì dalla stanza delle bambole. La casa era quasi completamente silenziosa. Gli unici rumori erano i suoi passi e il ticchettare del tempo.-Buona notte, Aya.
Fine.
Se si vuole cercare un altro finale, tornate al capitolo corrispondente alla scelta.
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Mad Father - Il Padre Furioso
HorrorUna grande casa in Germania, isolata da tutto il resto, ma tutto sommato conosciuta. Nessuno sa cosa succeda al suo interno, ma chiunque vi entri non fa ritorno...