Capitolo trentacinquesimo.

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«Bellatrix» mormorò senza fiato sua sorella, Narcissa.

Non ebbi il coraggio di dire niente. Molly l'aveva uccisa eppure in quel momento era davanti a me, più vecchia, più sporca... che cosa stava succedendo? Era un sogno, o la realtà?

«Narcissa» sussurrò lei. La sua voce, la stessa.

«Marianne, avrei bisogno di parlarti» esclamò Bellatrix, con voce roca.

Incontrai i suoi occhi. Una lacrima mi sfuggì, ma la lasciai cadere. Ricordai tutto il dolore che mi aveva causato, la tristezza infinita e la voglia di ammazzarla. Come poteva presentarsi a casa mia dopo tutto questo tempo?

«Non metterai mai piede in questa casa» esclamai, con voce sicura, sebbene la mia espressione suggerisse l'esatto contrario.

«Ti prego» mi implorò, «è davvero importante. Si tratta di Marilina.»

I miei occhi si spalancarono, come quelli di mio padre e di Narcissa, gli unici che udirono quelle parole. Allora era tutto vero: se lei era lì, davanti a me, viva e vegeta, significava che Marilina era sua figlia. Ma allora, la donna uccisa da Molly Weasley, chi era?

«Lasciala entrare» mormorò improvvisamente mia madre. La guardai senza fiato, ma ricordando che quella non era più casa mia, bensì dei Lupin, acconsentii. Mi scostai e Bellatrix mise un piede all'interno. Con fare curioso si guardò attorno, fino a incontrare lo sguardo sbalordito di mia figlia Andromeda. Si sentivano legate per via del secondo nome che portava mia figlia?

Le porsi la mia sedia e lei, con aria incerta, si accomodò. Mia madre le offrì una tazza di the e lei ringraziò. La donna che era seduta al mio posto non poteva essere Bellatrix Lestrange. Sembrava più addolcita, si sentiva in colpa. I lineamenti più tranquilli, più dolci, la postura quasi regale, la voce bassa, tenera.

«Che cosa ci fai qua?» domandai bruscamente.

Scostò la tazza dalle labbra e la posò sul tavolo. Mia madre mi lanciò un'occhiataccia e a quel punto non riuscii più a trattenermi.

«Non guardarmi in quel modo, mamma. Ti devo ricordare che cosa ha fatto Bellatrix quando ero una ragazzina? Capisco che sia tua zia, ma non possiamo concederle l'amore che più di ventitré anni fa nessuno le ha dato, d'accordo?»

Mia madre si infuriò. «Guardala, Mare. Ti sembra una donna cattiva, in questo momento? Chissà che cosa ha subìto per tutto questo tempo! E lei, pur sapendo di essere respinta, è venuta da te. Dovresti apprezzarla

Sgranai gli occhi. «Che cosa? Apprezzarla? Apprezzare una donna che ha ucciso il proprio nipote? Apprezzare una donna che voleva uccidere Ginny?»

Bellatrix si schiarì la voce. «Marianne, posso andarmene, se non vuoi parlare con me.»

Incontrai il suo sguardo. «Se sei venuta, ci dev'essere un motivo, quindi parla.»

Sospirò. «Ciò che sto per raccontarvi è molto importante, quindi per cortesia non diffondete la notizia.»

Mi guardò, aspettando un assenso. Sbuffai, infastidita, e poco dopo annuii.

«Ti ricordi il pomeriggio in cui ti rapirono e ti portarono a Villa Malfoy, nel 1998?» domandò, guardandomi.

Annuii.

«Quel giorno non ero molto in forma. Avevo trascorso la notte precedente a vomitare, e non avevo idea del motivo. Qualche ora dopo la vostra fuga, ho scoperto qual era il problema: ero incinta, ma non dell'uomo che avevo sposato, di un altro.

Avevo deciso di scappare, perché se avessero scoperto ciò che portavo dentro di me, mi avrebbero ammazzata. E non volevo perdere quel bambino, perché era la cosa più bella che mi era capitata. All'età che avevo quando l'ho concepito, ovvero quarantasette anni, ero già molto anziana. Mentre organizzavo la mia fuga, pensai che presto avrei perso quel bambino, che sarebbe morto prima del parto. Ma volevo provarci, a tutti i costi.

Io non so chi sono 3 || La ragazza senza infanzia.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora