Capitolo ventinovesimo.

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DRACO

Quando la porta dell'ingresso cigolò, pensai fosse colpa del vento. Mi alzai dal divano e tenendo il capo chino andai a chiudere la porta a quattro mandate, ma una volta di fronte ad essa mi accorsi che era stato qualcuno ad aprirla, perché voleva entrare.

Dinnanzi a me c'era la donna più bella che avessi mai visto: aveva i capelli biondi sciolti, il viso truccato, e portava un abito nero molto sofisticato. Era tremendamente affascinante e dovetti ammettere che bere per dimenticare Marianne non era stata una grande idea... la vedevo ancora bene e non mi sentivo per niente ubriaco.

«Scusami» mormorò lei improvvisamente, «non pensavo fossi a casa. Ehm... presumo che questa sia solamente casa tua ora. Bene, nessun problema: prendo qualche vestito e mi trasferisco dai miei genitori.»

La guardai entrare e salire le scale. Aveva un passo tranquillo; i tacchi tintinnavano sul parquet realizzato appositamente per lei. Quante litigate avevamo affrontato per colpa di quel maledetto pavimento!

Mi risedetti sul divano e ricominciai a leggere il giornale, ma senza capire le parole e il contesto. La verità era che non mi importava niente di quelle notizie, volevo solo andare di sopra e fare l'amore con Marianne, come due adolescenti profondamente innamorati.

Ma non potevo.

Aveva sempre avuto tanti spasimanti. Forse la quantità dei suoi superava la mia ai tempi della scuola, ma non ne ero certo e non volevo accertarmene. Ero geloso di qualsiasi creatura che provasse ad avvicinarsi a lei.

«Dunque» esclamò Marianne, spaventandomi. Sobbalzai e mi raddrizzai, restando seduto sul divano.

Poco dopo alzai il capo e incontrai il suo sguardo. «Sì?»

«Ho già firmato i documenti che mi hai lasciato a casa quella mattina. Se vuoi te li posso già consegnare, li ho nella borsa.»

Balzai in aria. «No, non è necessario, grazie.»

Annuì, freddamente. «Non pensavo di trovarti qui. Insomma, ero venuta per prendere dei vestiti e lasciarti un biglietto, nel quale ti avrei espressamente raccontato ciò che sono andata a fare negli ultimi giorni, ma visto che sei qui di fronte a me ritengo più comodo parlartene a voce. Sei... interessato?»

Con un gesto del capo acconsentii. Marianne bisbigliò un "okay", poi spostò una sedia del tavolo nel salotto e si accomodò. Passandosi le mani sul viso e fra i capelli emise un sospiro piuttosto stanco.

«Tutto bene?» domandai.

«Non tanto» rispose, «al compleanno di Ron tua figlia mi ha accusato davanti a tutti di averti tradito. Senza replicare nulla, sono fuggita, trasferendomi momentaneamente a casa dei Lupin. Dopo qualche giorno ho capito che la mia famiglia non era più una famiglia: tu mi hai chiesto il divorzio e i ragazzi mi odieranno perché ti ho tradito e non ho smentito. Quindi ho deciso di crearmene una nuova.»

Spalancai gli occhi: Marianne stava per fidanzarsi di nuovo? Ufficialmente? A distanza di così poco tempo dalla richiesta di divorzio? No, no, non era così. La conoscevo troppo bene per capire che stava per commettere quell'errore: Marianne odiava terminare le cose in fretta e furia.

«A breve avvierò le pratiche per l'adozione di una bambina orfana» mormorò lentamente, con voce molto orgogliosa.

«Oh, ehm... è una notizia incredibile. Sono molto contento, davvero. Hai sempre... sempre amato prenderti cura degli altri e fare del bene per una bambina orfana è il miglior modo per dimostrarlo.»

Marianne si passò una mano fra i capelli, imbarazzata. «Sì... credo che sia per questo motivo se il Ministero mi ha permesso di adottarla senza compagno.»

Io non so chi sono 3 || La ragazza senza infanzia.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora