Stavo ancora guardando quel ragazzo. Aveva un non so cosa di familiare, dentro di me era come se lo conoscessi da sempre. Denise mi affiancò.
"Stai già puntando lo sguardo sul nuovo ragazzo?" Mi chiese ridendo.
"No, Denise, no. Non ho le fisse come te per i ragazzi." Scherzai.
"Beh, se vuoi ti posso dare delle informazioni su di lui..." Disse maliziosamente.
"Che genere di informazioni?" Domandai, dirigendomi verso il mio zainetto buttato sul telo da mare.
"Per prima cosa, so che si chiama Zachary, ma lui odia quel nome. Preferisce Zac. Per seconda cosa, é nato due anni prima di te, nel tuo stesso giorno." Inarcò un sopracciglio.
"Quindi?" Tirai fuori una sigaretta e la accesi con il mio accendino.
Lei ignorò la mia domanda e continuò a parlarmi di lui. "Ha un fratellastro, vengono tutti e due da San Francisco. Frequenta l'ultimo anno di liceo e all'età di 15 anni è diventato vincitore delle nazionali."
"Cosa?" Mi uscì il fumo dalla bocca, per via dell'urletto che lanciai.
"Già..."
"Bene... Non mi interessa, comunque. Guardalo! Se la sta tirando troppo, per i miei gusti." Scrollai le spalle, come se non me ne importasse niente. Ed io mi convinsi di questo, veramente.
"Non se la sta tirando, Alex. Che cosa dovrebbe fare? Ha tutte le ragazze intorno..." Indicò sopratutto Jessica, che, come al solito, si trovava in prima fila, stando appiccicata a Zac, mentre gli tastava i capelli biondo-scuro scompigliati.
"Potrebbe ignorarle..." Feci un altro tiro alla mia sigaretta.
"Alexa!" Mi riprese Mike alle mie spalle, avvicinandosi a me e levandomi la sigaretta dalle mani, per poi seppellirla sotto la sabbia.
"Aspetta... Ma... Ehi! Perchè?" Incrociai le braccia al petto.
"Sei una sportiva. Non devi fumare."
"Oddio santissimo." Sospirai.
"Domani cominceranno gli allenamenti per le regionali. Devi stare in spiaggia alle 15:30."
"E quando studio?" Chiesi acida. Ero ancora irritata per via del suo gesto.
"Dopo." Mi fece L'occhiolino e si allontanò. Senza girarsi aggiunse: "ci vediamo domani, non tardare."
Io sbuffai. Ma dentro sorridevo. Mi piaceva surfare, era il mio sogno, e per farlo realizzare dovevo sopportare i muscoli a pezzetti a fine giornata.
"Andiamo, ragazze, vi offro da bere!" Esclamò Nate e ci portò al bar della spiaggia. "Io una birra" dissi e ringraziai quando Denny mi porse la lattina fredda. La scolai metà d'un sorso. Il bello di quella spiaggia era che i ragazzi che andavano al bar potevano bere senza aver bisogno dei documenti.
"Sei contenta della vittoria?" Nate si portò alle labbra il suo bicchiere pieno di vodka.
"Moltissimo!" Sorrisi.
"Io sapevo che avresti vinto!" Disse Nate orgoglioso.
"Sei un bugiardo, Nate!" Denise gli diede uno schiaffetto sul braccio "Alex, non ha fatto altro che guardare i sederi delle ragazze in spiaggia o delle surfiste, per poi dire: -Alexa se la cava molto bene, certo, ma guarda quella pupa laggiù, è davvero uno schianto- e mi ha indicato Katrina, per poi aggiungere anche: -secondo me vince lei!-" Denise imitò la voce di Nate, facendomi ridere a crepapelle, quasi mi strozzai con la birra. Nate era diventato rosso e la mia migliore amica aveva uno sguardo divertito dalla sua reazione. Continuavo a ridere più guardavo le occhiatacce che si lanciavano.
"Sono contenta di sapere che mi appoggi, pervertito che non sei altro!" Scherzai.
"Dovrebbero mettere alcune regole, per non distrarre il pubblico, come ad esempio il divieto alle surfiste di mettersi, durante una gara, il costume alla brasiliana." Rise Denise. Io annuii.
Accanto a noi passò Zac, e appiccicato a lui come una cozza c'era ancora Jessica.
"Oh, ciao, Alexandra. Ti ho visto surfare. Non é niente che io non sappia fare.... Non so come hanno fatto a darti il primo premio... Secondo me non lo meritavi. Vero Zac?" Gli fece gli occhi dolci.
"Per fortuna non sei tu il giudice. Non sai nemmeno che cos'é un'onda... Pretendi anche di saper surfare?" Risi insieme agli altri. "Invece di criticarmi, torna a fare quello che hai sempre fatto: la troia. Ti riesce molto bene, fidati." Nate si stava sbellicando dalle risate e Denise rivolgeva a Zac degli sguardi adoranti. Jessica mi guardava in cagnesco, furiosa, con il pugno stretto lungo i fianchi. Con l'altra mano teneva stretto ancora Zac.
"Zac! Dì qualcosa!" Piagnucolò.
"Che cosa dovrei dire?" Chiese lui, snobbandola completamente. Lei si staccò da lui e arrabbiata si allontanò da noi andando verso le altre.
Continuai a bere la mia lattina di birra, come se non fosse successo nulla.
"Piacere, io sono Denise, chiamami come vuoi, però." Gli porse la mano. Stava chiaramente entrando nella fase del flirt.
Lui alzò il mento e la salutò solo con un cenno del capo ed un leggero sorriso.
"Io sono Nate." Non rispose nemmeno ora. Al che io mi infuriai.
"Ehi, si sono presentati, potresti almeno degnarli di uno sguardo! Oppure parli soltanto quando ci sono troie nel raggio di un metro?"
"Mi pare di capire che dovresti agitarti di meno." Ghignò.
"E tu dovresti essere più amichevole. Insomma, credo tu sia nuovo. Sicuramente. Perchè Jessica ti ha subito adocchiato e qui non ti conosce nessuno, perciò avresti proprio bisogno di amici, a meno che tu non voglia stare solo con le puttane del posto... La scelta é tua." Era il mio turno di sorridere, ma per nascondere il mio ghigno bevvi un altro sorso della mia birra.
Cambiò argomento alla svelta. "Niente male, comunque. Ti ho visto surfare... Non è il massimo, ma non è nemmeno pessimo." Mi rivolse un piccolo sorriso.
"Si sì, certo." Mi allontanai da lui. Guardare anche solo la sua faccia mi faceva irritare. Però, ero incantata.
Presi lo zainetto e il telo, mi levai la maglietta ancora umida che mi avevano assegnato e misi la mia canottiera ed i miei pantaloncini. Guardai un'ultima volta il mare, colmo di surfisti e bambini che giocavano a riva nell'altro stabilimento.
Nate e Denise mi seguirono.
"Dove vai?" Chiese il mio migliore amico.
"Pensavo di andare a casa a farmi una doccia... Sono stanca morta." Dissi salendo le scalette.
"C'è Luke?" Mi domandò Denise, preoccupata. Sapeva cosa poteva accadere se fossi tornata a casa da sola.
"Si, dovrebbe essere tornato poco fa dal lavoro." Controllai l'ora. Mio fratello lavorava il sabato e il martedì, perché, dopo la morte di nostro padre, mia madre si era ridotta a lavorare moltissimo e a guadagnare poco. Cominciò anche a stare con uno stronzo di nome David, un mafioso. Ormai noi eravamo entrati nel circolo della mafia, perciò, dopo il diploma di Luke, ce ne saremmo andati via e avremmo lasciato questo schifo. Quando avevo 14 anni, due anni prima, David, ha tentato di violentarmi, e ogni volta che lo guardavo in faccia, mi veniva la nausea. Lui picchiava me, Luke e la mamma, ogni volta che non facevamo quello che volevo lui, o quando era ubriaco.
"Okay. Beh, a cena vi va di venire a casa mia? I miei non ci sono..."
"Certo, Den. Grazie per l'invito. Mi faccio accompagnare da Luke verso le 6:30, va bene?" Sorrisi.
"Si, ci sarò."
"Si, Alex, più o meno quell'ora. Tu, Nate, se non hai niente da fare vieni prima... Alexa! Ma la tua tavola?"
"L'ho lasciata in spiaggia, la mette a posto Mike." Le rivolsi un cenno liquidatore e finalmente arrivammo in cima alla scogliera.
"Ci vediamo dopo, Alexa." I miei due migliori amici mi abbracciarono ed io li salutai, per poi dirigermi verso la mia orribile casa, che sicuramente non era una casa. O almeno io non la vedevo in questo modo.