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"Eccola! Alexandra!" Vidi David con uno sguardo da far paura, venire verso di noi. Luke con una leggera spinta mi mise dietro di lui con fare protettivo.
"Che cosa vuoi?" Ringhiò.
"Mi servite, tutt'e due." Ghignava, e quel ghigno non era un buon segno.
"Perché?" Chiese Luke cercando di rimanere calmo.
"Beh, Alexandra deve andare a prendere una borsa a casa di Dan. La deve portare a casa di Pitt per scambiarla con una scatola, poi viene qui, io scambio la scatola e la dò a te, stronzetto, tu la dovrai portare al parco e aspetterai un uomo vestito di rosso con una valigetta verde, te la darà a te e tu tornerai qui. Facile, no? Bene, cominciate ora, forza. Vai Alexandra."
"No." Mi scostai leggermente da dietro Luke.
"Che hai detto?" Sbraitò.
"Non lo farò. Devo andare." Quando corsi verso la porta lui cercò di acchiapparmi, ma io fui più veloce e uscii. Correndo per dei buoni cinque minuti o più, arrivai in spiaggia. Mi levai la maglietta e andai alla baita a prendere la mia tavola. Passai davanti alla coppa vinta poco prima e mi soffermai a osservarla. L'avevo vinta io! Era mia! Avevo vinto una gara di surf! La mia prima gara! Ero riuscita a realizzare il mio sogno. Papà sarebbe stato talmente felice che quasi mi misi a piangere, poi però la voce di Mike mi scosse dai pensieri.
"Alex, sei arrivata! Forza, entriamo in acqua, oggi le onde sono da paura e noi non abbiamo tempo da perdere!" Annuii e abbracciai la tavola con il braccio sinistro, per fare ciò per cui ho lavorato tanto.
Mentre surfavo si avvicinarono a me Nate e Denise sulle Longboard.
"Ragazzi! Non voglio distrazione per la mia Alexa."
"Non distraiamo nessuno, vogliamo solo surfare anche noi." Rise Nate e aggiunse. "Certo, Den non si sa nemmeno alzare sulla tavola..." Scherzò e lei capovolse la sua tavola, facendolo cadere in mare.
"Vai, Alex." Mike mi indicò un'onda che stava arrivando, era bella grande, perciò cominciai a remare e non appena spinse sulla mia Shortboard, io mi alzai. Feci uno snap, poi un botton Turn. Un aerial e di nuovo uno snap. Presi velocità per entrare nel tubo, dopodiché mi girai ed entrai dentro, tra l'acqua cristallina e il rumore dell'onda.
Appena uscii feci un floater e mi buttai in acqua.
"Grande!" Urlò Mike. Nate e Denise applaudirono, e continuammo ad allenarci fino allo sfinimento. Denise imparò solo ad alzarsi e a carpare, ma non di più. Nate cercava di droppare ogni volta le mie onde, ma io non glielo permettevo e lo buttavo in mare non appena salivo sulla tavola.
Uscimmo dall'acqua e io posai la tavola dentro la baita, solo per il gusto di passare davanti alla MIA coppa.
"Alexa, ci vediamo domani." Mi salutò Nate.
"Si, ciao ragazzi." Li baciai sulle guance e mi incamminai.
Avevo il terrore di tornare a casa, Luke probabilmente era andato a lavorare, ed io mi sarei imbattuta in David. Avrei dovuto litigare con lui e con la sua ira.
Come avevo previsto, appena tornai a casa, lui mi sbatté contro il muro.
"Brutta bastarda! Dove sei andata? Ti avevo chiesto di farmi quel cazzo di favore!" Mi diede uno schiaffo e sentii la guancia in fiamme.
"Avevo degli impegni." Riuscii a ribattere.
"Nessun tipo di impegno può superare questa cosa che ti avevo chiesto di fare! Puttana!" Di nuovo un altro schiaffo, più forte di prima, che mi fece urlare.
"Vuoi dire che nessuno tipo di impegno può superare il traffico di droga e di soldi sporchi?" Dissi ironicamente, a denti stretti. Lui, tenendomi per il colletto della maglietta mi fece sbattere la testa al muro.
"Sei una stronza! Porca puttana! Sai quando dovremmo aspettare ora per avere quei cazzo di soldi? Un mese intero! Bastarda del cazzo."
"Non è un problema mio!" Urlai e mentre lui alzava la mano per schiaffeggiarmi, io mi abbassai, lui colpì il vuoto, e senza aspettare che capisse cosa stesse succedendo, gli diedi una ginocchia all'inguine. Si toccò il pube dopo una smorfia di dolore ed io scappai.
"Sei solo una Troia!" Urlò quando io andai dietro il tavolo. Lui mi raggiunse ed io glielo scaraventai contro.
"Avrei dovuto stuprarti e ammazzarti prima! Merda!" Strillò. Il mio cuore cominciò a battere più forte e tutti i ricordi cominciarono ad affiorare nella mia mente, facendomi respirare con più fatica. Mi proibii di piangere davanti a lui, ma il panico mi avvolse. "Brutto stronzo!" Dissi con un filo di voce. Respiravo sempre di meno. E mentre lui mi raggiunse e mi prese il braccio buttandomi a terra, io rotolai via prima che lui potesse farmi qualsiasi cosa. Mi avvicinai alla porta e la aprii, correndo fino a dove riuscivo, con il respiro che si faceva sempre più pesante e sempre di meno. Arrivai in spiaggia e mi distesi sulla sabbia. Pensavo che sentire l'odore del mare, le onde che sbattevano contro gli scogli, o che si infrangevano a riva, la dolce brezza che mi veniva addosso come una valanga, mi avrebbe calmato, ma non fu così. Singhiozzavo e singhiozzavo sempre di più man mano che i ricordi facevano capolino nella mia testa, annaspavo all'aria in cerca di qualcosa su cui tenermi. I miei occhi riuscivano a vedere solo macchie nere, non potevo ammirare il bagliore della luna, l'orizzonte o il cielo stellato. Era come se stessi rivivendo quell'orribile esperienza, nella mia mente visualizzavo immagini che avrei voluto dimenticare per sempre. Qualcuno si avvicinò a me e mi strinse a se. Avevo bisogno di qualcosa a cui aggrapparmi, come se potesse evitare di farmi scomparire, perciò tenni stretta in un pugno la sua maglietta, mentre mi sussurrava parole dolci che non capivo, mi accarezzava la schiena, ma la mia mente e la mia vista erano annebbiati dal dolore e dai ricordi, però, il suo tocco delicato e il suo profumo mi fecero quasi dimenticare il resto. Non sapevo chi fosse quel ragazzo, speravo fosse Luke, perché mi ero ripromessa di non piangere davanti a nessun altro che non fosse lui, ma non mi importava. Dopo venti minuti di pianto isterico, di singhiozzi soffocati, lui ancora non se n'era andato. Rimase, rimase finché io non mi sentii meglio. Non si allontanò da me finché non ebbe la certezza che io stessi bene. Non mi abbandonò. Finalmente ebbi il coraggio di guardarlo in faccia, dopo essermi calmata. Era Zac. Con uno sguardo comprensivo. Ancora non riuscivo a parlare, ma avevo le forza per allontanarmi, poggiando le mani a terra, da lui.
Lo guardavo, come se stessi aspettando delle prese in giro, ma lui era calmo. Sul serio era lui che mi aveva sussurrato quelle parole dolci?
Sul serio era lui che era rimasto accanto a me?
Sul serio era lui che mi aveva visto piangere e singhiozzare, mi aveva visto avere un attacco di panico?
Mi avrebbe sfottuto per il resto dei miei giorni, ne ero certa.
"Mi... Non volevo... Non volevo che tu mi vedessi così, scusa. Non sapevo fossi tu." Dissi con un filo di voce.
"Va tutto bene."
"No, non va tutto bene. Mi ero ripromessa di non piangere davanti a nessuno." Scossi la testa e mi alzai, ma un capo giro mi fece risedere subito.
"Beh, non hai solo pianto, ti sei aggrappata a me e non mi hai più lasciato." Rise. Eccolo, di nuovo lo stronzo di prima!
"Potevi sempre non venire accanto a me, me la sarei cavata da sola, come al solito."
Si alzò e guardò il mare nella notte, la luna era l'unica luce che illuminava il suo volto, in quel momento.
"Non devi parlarne con nessuno. Chiaro?" Gli puntai un dito contro appena mi fui alzata lentamente.
"Si, nemmeno io voglio far sapere a tutti che hai pianto sulla mia maglietta, sporcandomela."
"Sei un... Tu... Tu.... Arhhhh, non ti sopporto!" Ringhiai allontanandomi da lui. Mi seguì e non so perché ma mi sentii più sollevata.
Mi diressi verso il mio scoglio preferito e appena mi sedetti guardai per un po' Zac, ancora in piedi.
"Hai una sigaretta?" Sbuffai.
"Forse." Sorrideva, ma tirò fuori un pacchetto e me lo porse.
"Grazie." Borbottai. Presi una sigaretta e L'accesi con L'accendino che mi diede dopo.
"Non dovresti fumare, sai?"
"Non fammi la paternale, se tu hai le sigarette, vuol dire che anche tu fumi, e hai solo due anni più di me." Soffiai il fumo che si mischiò con l'aria fresca della notte.
"Hai ragione." Rise.
"Lo so." Annuii senza guardarlo.
Dopo pochi secondi di silenzio, mi chiese: "perché ce l'hai tanto con me?"
"Non ce l'ho con te."
"Oh, invece si. Mi hai attaccato e guardato in cagnesco fin dal primo momento che mi hai guardato..."
"Che dici, sarà perché ti sei mostrato antipatico, arrogante, orgoglioso, presuntuoso e anche un po' stronzetto per tutto il tempo, nei confronti di me e dei miei amici."
"Sei te che mi hai subito attaccato e, poi, era il mio effetto desiderato." Guardò nel vuoto, tristemente.
"Se era l'effetto desiderato, non farmi queste domande! Poi, non sono io che ti ho attaccato, mi hai mostrato la tua totale noncuranza verso gli altri, il tuo menefreghismo verso le persone che ti stanno intorno, a parte che non siano le ragazze che ti fanno il filo, e per me è stato facilissimo provocarti."
"Non sei una santa, Tiger."
"Questo lo so benissimo, ma che dovevo fare? Accoglierti a braccia aperte mentre tu non mostravi nessun segno di entusiasmo, dovevo mostrarmi gentile nei tuoi confronti mentre continuavo a fare battute o a irritarmi, apposta?"
"Non dovrei nemmeno parlare con te."
"Perché?" Domandai.
"Se scoprissi chi sono veramente, é probabile, anzi, sicuro, che tu non mi vorrai più stare vicino, ti farebbe schifo anche solo respirare la mia aria." Disse, frustrato.
"Allora stammi lontano!" Urlai.
"È praticamente impossibile!" Si avvicinò a me. In quel momento, capii che io quel ragazzo misterioso e strano l'avevo sempre conosciuto.
"Chi sei?" Chiesi.
"Come, chi sono?" Rispose confuso.
"Ho come la sensazione che io ti avessi già visto." Distolse subito lo sguardo da me e si passò la mano tra i capelli, imbarazzato.
"No. Non ci siamo mai visti da nessuna parte." Rispose, balbettando un pochino.
"Oh, allora mi sarò sbagliata io." Scrollai le spalle.
Mi venne un'idea e lo guardai maliziosamente. Gli presi la mano e la mia formicolò al contatto con la sua. Lo trascinai fino alla baita. Aprii la porta e andammo al cassetto di Mike e tirammo fuori due bottiglie di Whisky.
"Tieni." Gliela porsi, mentre stappavo la mia, sghignazzando. Lui la aprì con molta facilità e la diede a me, prendendo la mia e aprendo anche quella. Cominciammo a bere e quando staccai la bottiglia dalle mie labbra, la gola mi bruciò ed io mi leccai le labbra appiccicose.
Metà delle nostre bottiglie erano già scolate. E ridevo istericamente. Presi una tavola e uscii di corsa dalla baita. Lui fece lo stesso e ci buttammo in mare. Cominciammo a remare, io non riuscivo a smettere di ridere e lo vidi surfare onde magnifiche. Era un cazzo di genio!
Applaudii appena si ridistese sulla tavola.
"Vediamo che sai fare tu."
"Uh... Adoro le sfide." Mugugnai e cominciai a remare. Non si vedeva molto nella notte, ma delle vere surfiste o dei surfisti, riescono a fiutare le onde anche ad occhi chiusi. Cavalcai un'onda non tanto grande, ma nemmeno tanto piccola. Faticavo a reggermi in piedi, ma Risi, mentre facevo gli aerial e gli snap.
"Sei piuttosto brava." Disse lui.
"Ti sbagli, io sono eccezionale, e tu sei piuttosto bravo." Scherzai.
"D'accordo, certo, come no." Mi punzecchiò ed io Risi ancora.
Dopo altre onde cavalcate e delle chiacchierate divertenti in mare, decidemmo di uscire dall'acqua. Mio fratello probabilmente era preoccupatissimo per me e si era fatto tardi. Mentre riposavamo le tavole nella baita, io finii la mia bottiglia di whisky e andai a buttarla nel cestino. Mentre mi allontanavo inciampai e andai a finire sul petto caldo di Zac. Lo guardai negli occhi.
"Non dovrei nemmeno guardarti, ma é difficilissimo tenere lo sguardo lontano dai tuoi occhi." Disse con voce roca e sexy. Io non resistetti più all'impulso di baciarlo, e posai le mie labbra sulle sue. Erano calde e morbide. Schiusi la bocca e la sua lingua si intrecciò alla mia. Mi attirò ancora di più a lui per i fianchi. Le sue labbra sapevano di whisky, come le mie, ma continuai a baciarlo con trasporto e passione. Appena mi staccai da lui, rimanemmo fronte contro fronte, quasi come se ci mancasse il respiro. Lo guardai un'ultima volta. Poi mi resi conto del casino che avevo fatto e scappai. Corsi per tutta la spiaggia e salii le scalette velocemente. Avevo appena baciato chi mi ero ripromessa di non vedere?
Subii il cazziatone di Luke, ma non mi importava più tanto. Pensavo solo a Zac e alla serata che avevamo passato. C'eravamo divertiti, poi io lo avevo baciato, che cazzo!
Durante la notte non potei fare a meno di non pensare a lui, alle sue labbra e alle sue mani intorno alla mia vita.

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