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"Oggi ritorni al mare?" Mi chiese Andy mentre mi sedevo al tavolo con i miei amici... E Zac.
"Si, per surfare."
"Ti va se ci prendiamo una cosa magari appena finisci gli allenamenti?" I suoi occhi brillavano.
"No, mi dispiace, stasera esce con me." Rispose Chad al posto mio, facendo spegnere le scintille nei suoi occhi.
"Oh, d'accordo. Beh, allora domani?"
"Domani va bene, ma calcola che ho anche gli allenamenti di atletica il martedì, perciò quelli di surf cominciano più tardi e finiscono più tardi... Tu a che ora stacchi?"
"Quando Denny mi dice di chiudere, io chiudo il bar." Andy scrollò le spalle.
"Andy! Tesoro, vieni a sederti con noi." Jessica si mise tra me e lui, sporgendosi con la tua lunga scollatura verso il mio nuovo amico.
"Jessica, ti prego, lascialo mangiare in santa pace, è il suo primo giorno!" La presi in giro.
"Stai zitta, Watson."
"No, non sto zitta proprio perché me l'hai detto tu." Risposi guardandola dritta negli occhi e trafiggendola con lo sguardo.
"Andy, su, diglielo tu." Batté le ciglia.
"Ehm... No." Rispose lui, facendoci ridere tutti.
"Tesoro, venerdì ci sarai alla festa, vero?"
"Okay, smettila di chiamarmi tesoro e forse verrò." Disse esasperato.
"Non sarà una preda facile per Jessica, credo." Mi sussurrò all'orecchio Nate.
"Spero di sì, almeno io avrò più tempo da passare con Alexa, senza che lui la inviti ad uscire." Chad ammiccò dalla mia parte, ed io sorrisi. Zac si dimenò sulla sedia e Nate ci guardava scuotendo la testa, mentre Denise seguiva tutto il resto della conversazione tra Andy e Jessica.
"Ci vediamo, tesoro."
"Finalmente!" Dissi in modo tale che lei mi sentisse mentre se ne andava.
"Strano che non fa più il filo a Zac." Commentò Chad ironicamente.
"Ormai se l'è portato a letto, non ritorna mai sui loro puttanieri." Risi.
"Già..." Sospirò Den.
"Volete dire che si porta a letto tutti?" Domandò Andy.
"Si, te l'ho detto: è una Troia."
"Sono comunque contenta che tu venga alla festa di venerdì, ti divertirai, ne sono sicura." Gli disse Denise.
"Che cosa si festeggia?"
"Nulla, è solo una festa post-partita." Rispose Zac.
"Non è solo una festa, è la festa, ci si diverte tantissimo!" Controbattei io.
"Si, come no." Roteò gli occhi al cielo.
"Capisco, forse tu non ti diverti alla festa perché sei troppo occupato a scopare con Jessica." Dissi, forse un po' troppo forte. Sentivo la rabbia montarmi dentro al solo pensiero di lui con Jessica, a letto insieme. Ero gelosa? Impossibile. Mi risposi da sola, non molto convinta.
"È una mia scelta cosa fare alle feste, no?" Mi fissò intensamente negli occhi.
"Può essere." Distolsi lo sguardo, a disagio sotto gli occhi di tutti. Non sapevo che cosa rispondere, perciò mi alzai di scatto e uscii dalla mensa. I suoi occhi mi ipnotizzavano, e ogni volta che stavo con lui mi sentivo bene, diversa, riuscivo a sentire i sentimenti che provavo anche a chilometri di distanza. Che mi stava facendo?
Uscii dalla scuola e andai ai campi d'atletica. Mi distesi ad ammirare il sole cuocente. Mi mancherà tutto questo. Sarà il mio ultimo anno in questa scuola, in questo posto. Ma non vedo l'ora. Voglio andarmene da qui e scomparire dal raggio dell'influenza di David.
"Come mai te ne sei andata?" Trasalii e alzai la testa alla svelta per vedere chi aveva parlato. Zac si stava distendendo accanto a me ed io rimasi un po' stupita. Il suo tono di voce non era arrabbiato e dispettoso come al solito, era calmo e sereno.
"Non mi sembrano affari tuoi."
"Ti ho fatto solo una domanda." Alzò le mani e stette in silenzio.
"Perché sei venuto?" Chiesi io dopo qualche minuto.
"Non sono tenuto a risponderti se tu non rispondi alla mia domanda." Scosse la testa. Aveva una faccia divertita, cosa che mi fece stringere il cuore ancora di più. Non l'avevo quasi mai visto così. Era bello. Molto bello.
Ci girammo contemporaneamente, finendo con le facce a pochi centimetri l'una dall'altra.
"Perchè mi hai seguita?"
"Perché mi andava di seguirti." Mi fissò.
"Il motivo?"
"Il motivo è che... Non riesco a starti lontano nemmeno un secondo. Ho provato, giuro, ma non ci riesco." Ammise, con la voce tirata e uno sguardo intenso.
Non risposi, mi limitai a osservarlo.
"Non dici niente?" Tirò su il gomito e poggiò la testa sulla mano.
"No, mi piace guardarti." Mi pentii subito di quello che avevo appena detto, ma ormai era troppo tardi. Le nostre voci erano così delicate, non era il nostro normale tono di voce con cui parlavamo o discutevamo.
"Come mai sei venuto qui, a Malibu?"
"Non mi va di parlarne." Sbottò.
"D'accordo." Sospirai.
"Strano, non hai insistito." Rise.
"Non ho le forze per gestire i tuoi cambi d'umore."
"Io avrei cambi d'umore?" Rise ancora di più. "Sei tu quella che prima mi bacia e poi scappa, sei tu quella che prima mi insulta e poi mi sorride."
"Ero ubriaca, ecco perché ti ho baciato." Mi alzai.
"Si sì, tutte scuse."
"Stupido!" Urlai per poi andarmene e lasciarlo lì, bellissimo come sempre, disteso sul prato. Sentivo la rabbia nascermi dentro, ma nonostante questo continuavano a comparirmi davanti agli occhi: il suo sorriso, il suo  sguardo, il suo corpo, il suo viso.
Quello che mi faceva provare lui, anche soltanto guardandolo, anche soltanto sfiorandolo, anche quando ci parlavamo, pure quando litigavamo su tutto, era indescrivibile. Erano sensazioni meravigliose. Avevo lo stomaco in subbuglio, mi formicolava tutto, e l'unico modo per tenere a bada il mio nervosismo, in modo tale che lui non poteva vedere cosa sentivo, era discutere.
Non sapevo ancora cosa voleva dire amare, non ero pronta ad amare davvero qualcuno. Sapevo che i miei sentimenti per Zac erano vicini all'amore, ma non volevo ammetterlo, sarebbe stato un autogol per me. Sarebbe stato da deboli. Tutto tranne essere innamorata, mi ripetevo, ma ogni volta che lo guardavo i miei pensieri svanivano nel nulla, esistevamo soltanto io e lui. Soltanto noi.

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