Imboccai il vialetto che portava nella catapecchia in cui sfortunatamente mi ero ritrovata a vivere... Per mia fortuna, vidi la macchina di Luke parcheggiata, presi un respiro profondo e aprii la porta. Trovai tutto stranamente in ordine, per quanto possibile, certo. I divani erano grigi spelacchiati, come al solito, la televisione piccola era rotta di lato per via di una rissa che ha avuto Luke con David, la porta d'entrata era scheggiata dall'interno e Luke sedeva sulla sedia rotta. C'era la solita puzza di alcool e droga, ma ormai ci avevo fatto l'abitudine.
"Ehi! Alexa! David e mamma non ci sono..." Si alzò e mi venne incontro.
Tirai un sospiro di sollievo e lo abbracciai.
"Com'è andato il contest?" Domandò.
"Benissimo! Sono arrivata prima! La coppa se l'è presa Mike, però." Sorrisi.
"Sul serio? Oddio! Sono così fiero di te! Ti sei allenata tanto in questi ultimi anni!" Salimmo le scale e io mi buttai sul mio letto non appena entrammo nella nostra camera.
"Luke, stasera mi puoi accompagnare a casa di Denise?"
"Si, certo. Ma torna presto, domani C'è scuola e non voglio farti vedere quel bastardo di David."
"Grazie, Luke." Lo baciai sulla guancia e andai verso l'armadio per prendere dei pantaloncini puliti e una maglietta attillata. Andai in bagno e dopo essermi fatta la doccia, pettinai i miei capelli ricci pieni di nodi e li lasciai asciugare da soli, misi i vestiti di prima dentro la cesta dei panni sporchi e infilai quelli appena presi. Uscii dal bagno con i capelli bagnati che gocciolavano per terra e rientrai in camera. Luke era disteso a guardare il soffitto e appena richiusi la porta alle mie spalle mi guardò.
"Ti accompagno ora?"
"No... Ho detto alle 6:30, con la macchina ci metteremo 15 minuti ad andare a casa di Denise, perciò tra una mezz oretta possiamo uscire di casa..." Scrollai le spalle e mi sedetti sul letto. Presi la mia copia di orgoglio e pregiudizio e cominciai a rileggerla per la millesima volta. Luke ascoltava la musica con le cuffie e ogni tanto lo sentivo canticchiare, ma ero così immersa in quel bellissimo romanzo della Austen che quasi non me ne accorgevo. L'orologio segnava le 6:10.
"Luke!" Lo chiamai.
"Luke!" Urlai più forte, ma lui continuava a scuotere la testa a ritmo di musica. Mi alzai dal letto e andai vicino a lui, gli levai gli auricolari e lui con una faccia perplessa mi chiede: "che c'è?"
"Dobbiamo andare." Lo tirai per un braccio finchè non si alzò dal letto."Ciao, Alexa! Ciao, Luke, vuoi rimanere anche tu a cena?" Denise ci accolse calorosamente dentro casa.
"Oh, no, grazie, vado a casa tra cinque minuti. Ciao, coglione!" Urlò a Nate, troppo preso a giocare con la Playstation. Mise in pausa e lui e mio fratello fecero il loro solito saluto stupido.
"Alexa, ti vengo a prendere io, d'accordo?" Mi chiese Luke sul punto di andare via.
"No, se è un problema L'accompagno io, è di strada..." Nate alzò le spalle.
"Grazie, fratello. Beh, ciao a tutti."
Gli diedi un bacio sulla guancia e il mio adorato fratellone uscì da casa di Denise.
"Ordiniamo le pizze?" Chiese lei stendendosi sul divano.
"Si, chiamo?" Presi il telefono e li guardai in attesa di una risposta.
"Per me salsiccia e patate." Disse Nate.Stavamo mangiando le nostre pizze in silenzio. Non era un silenzio imbarazzato, solo un silenzio. Non sapevamo cosa dirci.
"Sapete, non mi va per niente di iniziare la scuola." Sbuffò Denise.
"A chi lo dici. Non so proprio come farò ad organizzarmi con lo studio e con l'atletica se devo anche allenarmi per le regionali."
"Potresti lasciar perdere con l'atletica..." Consigliò Nate.
"Non penso che la Brown la prenderebbe bene, insomma, l'anno scorso hanno vinto per merito mio." Mi vantai ridendo.
"Smettiamola di parlare di sport. Più che altro, non vedo l'ora di rivedere quel figo di Zac! Ma l'avete visto? É assolutamente perfetto! Spalle larghe, alto e snello!" Aveva uno sguardo adorante e scuoteva i suoi capelli biondi.
"Per favore! È insopportabile" feci una smorfia.
"Ma è bello, come un Dio!" Si sventolò il collo.
"Ma per piacere! È appena passabile!" Mentii.
"Alex, non lo sopporti solo perché é riuscito a tenerti testa." Nate scosse la testa.
"Non è vero! Non ne ha mai avuto l'occasione, come fate a dirlo?" Gli sfidai.
"Da come vi guardavate..." Aggiunse Denise.
"Piantatela! Io non lo sopporto e basta, mi ha fatto da subito una brutta impressione, punto." Mangiai la mia pizza in silenzio, mentre loro si scambiavano sguardi e scuotevano la testa.Appena Nate mi riaccompagnò a casa, vidi una Hearley e una Mercedes parcheggiate due casa dopo la mia. Dovevano averla affittata, finalmente, perché i signori anziani che vivevano lì erano morti qualche mese prima.
Durante la notte, invece dei miei soliti incubi, sognai due occhi smeraldo, come dei diamanti, sognai dei tatuaggi, degli sguardi di sfida e, infine, due onde che nascevano dai poli opposti e che si univano formando un cuore.