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"Alex, ma che hai? Sei assente..." La voce di Mike mi scosse dai pensieri.
"Scusa.." Mi limitai a dire. Ancora pensavo a Zac, ai suoi occhi. Mi sembrava di conoscerlo da sempre. Mi sembrava di aver già visto quelle perle che si ritrova al posto degli occhi, eppure non riuscivo a ricordare. Avanzavano i miei sentimenti verso di lui come avanzava la mia collera ogni volta che vedevo il suo sorriso comparire nella mia mente. Cominciai a farmi delle domande: dove devo averlo giá visto? Perché mi ha chiamata in quel modo? Perché ha tutti quei tatuaggi? Perché i suoi occhi sono splendidi?.
Tutte domande cui non riuscivo a rispondere.
"Scuse accettate, ma cerca di stare più attenta! Forza, ora lavoriamo un po' più sugli aerial. Dovresti salire più in alto, cerca di spingere verso la punta proprio quando sei sulla cresta dell'onda." Annuii e cavalcai fino allo sfinimento.
Mike mi lasciò andare e appena poggiai la tavola sulla sabbia, Zac venne verso di me. Con lo scopo di irritarmi. Presunsi.
"Che cosa vuoi? Hai ancora da criticare sulle mie abilità?" Mi diressi a passo svelto verso il mio zaino e mi accesi una sigaretta. Controllando bene intorno a me. C'erano solo poche persone, i ragazzi non si facevano più vedere in spiaggia, una volta cominciata la scuola e Mike non poteva dirmi di non fumare, era ancora in acqua a surfare. Non si stancava mai, per questo lo ammiravo.
"Tiger, non ti agitare." Disse ridacchiando. Io gli passai accanto e gli soffiai il fumo trattenuto in faccia, per poi allontanare la sigaretta da me, tenendola con l'indice e il dito medio.
"Volevo solo chiederti una cosa, sai, oggi ho conosciuto tuo fratello, Luke, perché ho fatto il provino per entrare nella squadra di football e mi hanno preso, come mai siete così diversi? Lui è molto più simpatico e amichevole." Sghignazzava davanti ai miei occhi e io lo snobbai. Andai verso il mio scoglio preferito e lui mi seguì, facendo aumentare la mia irritazione.
"Perchè mi segui?!" Urlai.
"Per il semplice piacere di vederti arrabbiata." Sorrise. Mi portai alle labbra la mia sigaretta e la scostai dalla bocca, facendo fuoriuscire, da uno spiffero creato dallo staccamento delle mie labbra, il fumo.
"Perdi tempo, con me. Torna dalla tua troia." Inarcai un sopracciglio in attesa di un suo contrattacco.
"E chi sarebbe?"
"Oh, giusto, tu sei un puttaniere, né cambi una ogni giorno. Me ne ero scordata. Beh, parlavo di quella più esperta in materia, Jessica."
"Non é la mia troia" rise.
"Quello che è! La tua ragazza! O come la chiami..." Mossi la mano in aria.
"Non è la mia ragazza! Ci mancherebbe!" Sbottò.
"Staremo a vedere quando te la porterai a letto, tranquillo, non dovrai faticare molto per riuscirci."
"Quindi è una facile?"
"Perché mi fai queste domande? È chiaramente così!" Sbuffai in una risata ironica. In pochi secondi mi ritrovai a fissarlo. Non ne potevo fare a meno.
Che cosa mi stava facendo?
La cosa mi preoccupava, e anche molto. Se avessi continuato a guardare lui così, i miei sentimenti sarebbero aumentati e non volevo mostrarli. Continuai a cercare di convincermi fossero negativi. Ma più lo guardavo, più mi dava una sensazione di piacere, stare lì, ad ammirare i suoi occhi, le sue labbra carnose, il suo corpo perfetto e i suoi capelli scompigliati. Lui si accorse che lo stavo fissando e corrugò la fronte.
"La smetti di fissarmi in quel modo?!" Sbottò, di nuovo e si allontanò da me. Rimasi un po' esterrefatta e confusa. Ma non ci feci caso e guardai l'orizzonte, il mare, i surfisti e il sole che ormai stava per tramontare su Malibu. Malibu: la cittá da cui volevo scappare.

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