Zac continuava a fissarmi ed io continuavo a scatenarmi in spiaggia. Sentivo un vuoto dentro, un vuoto lasciato da lui appena si fu staccato da me.
Mentre ballavo con Andy, di nuovo, lui mi raccontava un po' di se. Veniva da Chicago e dal giorno successivo avrebbe frequentato la mia scuola, e probabilmente avevamo molti corsi in comune, essendo della stessa età. Jessica si avvicinò a noi, con quel suo sguardo da poco di buono qual è.
"Ehi, come ti chiami, tesoro?" Posò le mani sul petto di Andy.
"Ehm... Sono Andy Brown." Si vedeva fin da lontano che era a disagio, ma d'altronde, era carne fresca per Jessica.
"Mmm, che bel nome, tesoro." Si leccò le labbra e si avvicinò ancora di più a lui, scansandomi.
"Beh, io dovrei tornare a lavoro." Andy si toccò il collo, gli rivolsi uno sguardo comprensivo e lui uno sguardo di scuse, mentre lo vidi allontanarsi per dirigersi al bar.
"Ascolta, Alexandra, non voglio discutere, ma, dico sul serio, devi stare lontana da Andy. È mio, si vede, che è pazzo di me. Dobbiamo stare insieme. Non avvicinarti a lui."
"Tu sei completamente fuori! A mala pena lo conosci, l'hai visto per la prima volta stasera e già dici di essere fatti l'uno per l'altra? Ti ricordo, un tempo ti scopavi anche mio fratello, pochi giorni fa stavi a letto con Zac e ora vuoi farti anche Andy?" Scossi la testa ridendo.
"Quando me lo lavorerò per benino, potrai riaverlo tutto per te."
"Non lo voglio riavere dopo che tu L'avrai contagiato con le tue malattie venere. E non è mai stato mio." Sbuffai in una risata.
"Stronza."
"Puttana." Gli rivolsi un sorriso falso e mi allontanai da lei, lasciando che la collera l'avvolgesse. Andai verso lo zainetto e mi misi i pantaloncini e la canottiera, mentre si trovavano ancora gli abiti con cui ero andata da Denise.
Mi diressi verso il bar, mi piaceva chiacchierare con Andy, era simpatico e divertente e con quei suoi capelli pieni di gel neri, color cenere, e con quei suoi occhi smeraldo, non paragonabili a quelli di Zac, aveva un'aria così innocente che quasi mi faceva ridere. Oh, a me che piaceva tanto ridere!
"Chi era quella?"
"Jessica Owens. Non far caso a lei." Dissi sedendomi su uno sgabello di fronte a Andy, dietro al banco.
"D'accordo... Spero non faccia così anche a scuola." Scosse la testa.
"Oh, fidati, ti darà filo da torcere fino a quando non ti porterà a letto."
Rise, contagiandomi con il suo dolce sorriso.
Dietro di me comparì Chad che mi chiese per la millesima volta in una serata: "balli?"
Io annuii ma feci aspettare un attimo Chad, per rivolgermi a Andy. "Ci vediamo dopo, o domani mattina." Ammiccai e andai a prendere la mano di Chad.
Ballare è estenuante! Ero arrivata alla quinta canzone con Chad, ma ormai ero esausta e non reggevo più. Andai a cercare Luke, facendomi a spintoni tra i ragazzi ubriachi. Mentre ero certa di raggiungere la folta chioma di mio fratello, si udirono le sirene della polizia farsi sempre piú vicine. Merda!
Tutta la scuola cominciò a urlare e a scappare, presi dal panico. Mi spinsero a terra, facendomi cadere. Sentii soltanto dei passi sopra di me, che mi fecero urlare. Odiavo quelle situazioni! La gente che spingeva per scappare per prima, per essere più lontani dalla polizia, mentre le persone che cadevano per via delle spinte venivano spiaccicate a terra.
Mi coprii il volto con le braccia,mentre sentivo tutti i ragazzi urlare e salirmi addosso, quando due forti braccia mi rialzarono, udii la sua voce: "stai bene? Merda, Alexa! Sbrigati!" Luke mi abbracciò velocemente, per poi prendermi per mano e trascinarmi via, in mezzo al caos infernale che si era creato. La polizia correva verso di noi, ma noi scappavamo. Ad un certo punto si fermarono con i manganelli in mano. Erano giá successe cose del genere: feste organizzate all'ultimo momento, o al parco, o in spiaggia, ma la polizia oltre a minacciarci non aveva detto nulla, scappavamo e basta, per evitare di farci riprendere.
Superammo molta gente, io e Luke eravamo molto veloci, lui per via del football, ed io per l'atletica. Salimmo la scogliera. Ci salutammo tra di noi, ci saremmo rivisti il giorno dopo, tanto.
Percorremmo la strada camminando nella notte con Chad e Zac, cosa che mi diede molto fastidio, se non fosse per la gentilezza di Chad.
"Domani ci aspetta il nostro appuntamento." Mi ricordò Chad davanti alla porta di casa.
"Il vostro che?" Si girò di scatto Luke. Io lo guardai come per dirgli di stare zitto e lui annuì, frustrato.
"Me lo ricordo. Non vedo l'ora." Sorrisi.
"Cazzo!" Sbottò Luke.
"Ehi! Ma che hai?" Domandai.
"Quello stronzo ha chiuso la porta a chiave ed io le ho dimenticate dentro." Sospirò.
"Non è possibile! Dove dovremmo dormire, scusa?" Sbattei le mani sulle cosce.
"Potreste venire da noi!" Propose Chad.
"Cosa?" Urlammo io e Zac all'unisono.
"Non se ne parla proprio, grazie per l'invito, proverò a vedere se passo dalla finestra." Scossi la testa, lasciai lo zaino a Luke e mi arrampicai sulla grata. Mentre spingevo con tutte le forze sulla finestra, Luke mi diceva di scendere e Chad ribadiva il concetto di stare a casa sua. Non volevo passare una notte in casa con Chad e Zac, e la madre. Se lo potevano anche scordare.
"Niente da fare!" Dissi scendendo dalla grata.
"Sul serio, ragazzi, venite da noi! Non c'è modo di entrare!" Cantilenò Chad, dopo aver suonato per dieci minuti al campanello.
"E va bene!" Acconsentii, solo perché ero stanca morta e non vedevo l'ora di mettermi a dormire.
Luke annuì, tenendosi il mio zaino in spalla.Feci una doccia a casa di Chad e lui mi portò un asciugamano. Me lo avvolsi tutto intorno e pettinai i capelli con una spazzola sul lavandino. Non sapevo di chi fosse, ma c'erano attaccati capelli biondi, doveva essere della madre di Zac, che avevo conosciuto poco prima. Era molto simpatica e ci ospitò a braccia aperte, Zac era irritato e sbuffava continuamente, ma la madre, al contrario di lui, era molto gentile e fece vedere a me e a Luke le camere in cui potevamo dormire. Luke avrebbe dormito in quella di Chad, che era molto spaziosa, mentre Zac si era rifiutato di condividerla con qualcuno, perciò si chiuse dentro prima di mostrarmi la mia, accanto alla sua.
Appena ebbi finito di spazzolarmi i capelli, mi strinsi ancora di più nell'asciugamano e uscii dal bagno, andando addosso a una figura alta e muscolosa. Imprecai sotto voce al buio, e riconobbi la risata fastidiosa di Zac. Mi staccai immediatamente da lui e proseguii, andando in camera da letto. Appena aprii la porta mi tolsi L' asciugamano e misi la biancheria intima di prima. Fortunatamente ero passata da Denise, prima di andare in spiaggia, e avevo delle cose pulite per la mattina seguente.
Sentii aprire di scatto la porta e mi girai, coprendomi più che potevo.
"Ehi!" Urlai a Zac non appena irruppe nella mia stanza.
"Oddio, scusa." Si girò alla svelta, rosso in viso. Presi un asciugamano e me lo misi di nuovo intorno al corpo.
"Puoi girarti." Sbuffai.
"Oh, ecco, io ti ho portato delle cose... Chad e mia madre mi hanno detto di essere gentili con te, perciò ecco qui." Borbottò mettendomi in mano delle magliette e delle felpe.
"Grazie." Dissi prendendole, con una nota di irritazione nella voce.
"Puoi metterle per dormire. Beh, ciao." Si girò e uscì dalla stanza, ancora imbarazzato. Presi una maglietta e me la infilai, aveva l'odore di Zac, un odore che si poteva riconoscere anche a chilometri di distanza.
Mi misi sotto le coperte, con i capelli bagnati che gocciolavano sul cuscino.
Durante la notte ebbi un sacco di pensieri in mente, tutti molto confusi, c'erano occhi celesti furiosi, lo sguardo assassino di David e infine Chad che si rivelava un totale idiota. Appena mi svegliai, non erano nemmeno le cinque di mattina, perciò decisi di scendere e andare in salone. Dentro quella casa mi sentivo così persa e così fuori posto. Davvero io e mio fratello Luke avevano accettato di dormire a casa di Chad e Zac? Voglio dire, li conoscevamo, si, ma non benissimo! Porca miseria! Ero a casa di Zac, Dio mio! Non sapevo se essere felice o triste...
Cominciai a preparare la colazione, per me e per gli altri, potevo fare una gentilezza a Chad e alla madre di Zac per essere stati così ospitali con noi. Poi però mi accorsi di non sapere nulla di quella casa, perciò lasciai perdere. Risalii le scale e scesi quattro volte. Non sapevo che cosa fare, poi udii dei passi pesanti sulle scale e mi ritrovai in pochi secondi di fronte a Zac, che mi squadrava da capo a piedi, con il fiato mozzato.
"Ti senti bene?" Chiesi.
"Ehm... Si. Perchè?" Domandò di rimando, ricomponendosi, diventando di nuovo acido.
"Nulla." Risposi altrettanto acida e salii le scale, ancora sotto il suo sguardo. Appena arrivata in cima, mi accorsi di avere addosso solo una maglietta. Che cazzo! Di male in peggio! Mi precipitai in camera e mi cambiai, mettendomi i vestiti del giorno prima. La giacca nera la portai in mano di sotto insieme allo zainetto. In cucina si trovavano Luke e Chad, mentre Zac non sapevo dove fosse finito.
"Sorellina, dovremmo dimenticare le chiavi più spesso." Sentenziò Luke con la bocca piena di torta.
"Perchè?" Mi sedetti vicino a Chad.
"Questa è la migliore torta del mondo." Si leccò le labbra ed io risi.
"Ne vuoi un po'? L'ha fatta la madre di Zac ieri, è con le gocce di cioccolato." Chad me l'avvicinò ed io ne tagliai un pezzo. Era veramente buonissima! Le gocce di cioccolato creavano un retrogusto con la vaniglia, che mi faceva impazzire.
"Gesù, quant'è buona."
Chad sorrise.
Appena finito di mangiare, avevo una strana voglia di tornare nella mia 'casa'. "Bene, grazie, Chad, per averci ospitati, io ora dovrei andare, passo a casa per vedere se è aperta, così prendo i libri per scuola. Ciao." Rivolsi un cenno di saluto e appena uscii dalla cucina, trovai Zac con una maglietta bianca che metteva in risalto il suo fisico perfetto e da dove si scorgevano i suoi tatuaggi, maledizione quella maglietta! Aveva i soliti stivaletti da motociclista e i pantaloni a vita bassa neri che gli stavano da Dio, per via del suo corpo slanciato e muscoloso.
"Perché mi fissi in questo modo?" Ringhiò Zac,
"Non ti stavo fissando..." Mentii. "Comunque, le tue cose le ho messe sul letto. Spero non ti dispiaccia se ho indossato la tua maglietta per dormire, d'altronde me l'hai data tu. E non mi importa se ti dà fastidio il fatto che io l'abbia usata." Alzai il mento e uscii di casa, senza mai voltarmi e senza godere della vista dei suoi meravigliosi occhi, del suo magnifico fisico e dei suoi capelli biondi tutti scompigliati.