Appena tornai a casa e passai di fronte al bagno, ascoltai le urla provenire dall'interno, era David che parlava al telefono con qualcuno.
"No, merda! Non ci pensare nemmeno! Di a quello stronzetto che le deve stare lontano! Costringilo! Se non accetta dirà tutto! Cazzo, il piano deve funzionare! Ne parleremo domani con Pitt e Dan. Cazzo si! Te l'ho detto cinquanta volte! Beh, allora devi convincerlo del fatto che se non farà come gli ho detto gli sparerò in quella testa del cazzo! Porca puttana! Mi fate girare i coglioni tutti quanti!" Lo sentii avvicinarsi alla porta ed io mi allontanai, ma non feci in tempo e lui vide che stavo origliando. Il suo sguardo scattò subito alla mia faccia, aveva gli occhi iniettati di sangue.
"Che cosa stavi facendo, stronza?" Sbraitò.
"Ehm, nulla... Io... Niente..." Mi stava venendo la nausea.
"Te lo dico io, stavi origliando." Mi immobilizzò alla parete e a pochi centimetri dalla sua faccia sentivo il suo alito che sapeva di whisky e marijuana.
"No." Scossi la testa. Cominciava di nuovo a mancarmi il respiro.
"Non dire bugie, con me! Porca puttana! Brutta stronza!" Alzò la mano e pochi secondi dopo ebbe un contatto doloroso sulla mia guancia, facendomi cadere a terra. Il suono riecheggiò in tutta la stanza che a me sembrava fosse diventato un luogo troppo piccolo, non respiravo più. Mi toccai la guancia rossa e sentii una porta aprirsi, ma la botta alla testa fu talmente forte che mi annebbiò la vista.
In pochi secondi vidi David atterrato e sopra di lui si trovava Luke.
"Non provare mai più a toccare mia sorella!" Gridò alzando il gomito. Le sue nocche toccarono forte il naso di David. Io mi alzai, seppur con la mente un po' offuscata e scostai Luke da quel mafioso.
"No, lasciami! Lo uccido!"
"Basta!" Cercai di calmarlo. Se lui avesse continuato, probabilmente sarebbe andata peggio, lui avrebbe potuto denunciarlo o peggio, avrebbe potuto mandare qualcuno dei suoi scagnozzi a controllare tutto quello che facevamo. Come aveva minacciato tempo prima, quando Luke gli ruppe il naso e le costole. Mentre David stava per rialzarsi, imprecò, con la voce e gli occhi avvelenati, io condussi di corsa Luke in camera nostra chiudendo la porta a chiave. Lui, evidentemente, non aveva tempo da perdere con noi, perché non bussò nemmeno e non ci urlò contro attraverso la porta di legno.
"Devi stare calmo, ora."
"Calmo? Calmo, dici. Calmo un cazzo!" Rovesciò il comodino per terra.
"Smettila! Mi stai spaventando così!" Lo abbracciai. Sapevo che era l'unico modo per calmarlo. Lui mi strinse a se e poco dopo mi spinse leggermente lontano da lui per guardarmi in faccia.
"Scusami" disse tristemente. "Non volevo spaventarti... É che... Non lo so! Ti ha picchiata davanti a me!" Si prese i capelli tra le mani e se li strattonò. "Stai bene, tu?" Indicò la guancia ferita e me l'accarezzò.
"Non é niente che non mi abbia già fatto." Sorrisi debolmente, ma lui serrò la mascella. Si andò a sedere sul letto e pochi istanti di silenzio dopo mi chiese: "Alexa, tu non sei stanca?"
"Di cosa?" Mi sedetti accanto a lui.
"Di tutto! Dobbiamo stare attenti a David e combatterlo quando lo vediamo in casa, quando invece non lo troviamo dobbiamo scrutare l'appartamento per evitare di imbatterci in lui. È un mafioso di merda. È sempre ubriaco. Lui costringe mamma a fare troppe cose che non vuole, e anche noi. Non solo ho bisogno di portare via te, ma anche la mamma. Viviamo in ricordo dolorosi, tra i mobili rotti, tra la puzza della droga ed io non posso assolutamente permettere che ti facciano del male. David è un mafioso, cavolo. Ha ucciso nostro padre. Non lo capisci, Alex?" Aveva uno sguardo freddo puntato sulla porta, in attesa di qualcosa. Cominciarono a sgorgarmi le lacrime dagli occhi.
Lui mi abbracciò, ma non mi consolò, mi fece solo capire come stavano realmente le cose. Mi fece capire la dura verità. "Non piangere. È vero. Non possiamo più restare qui. Con il passare del tempo, Alex, se non stiamo attenti a mantenere la calma, ucciderà anche noi. Ora non lo fa, e sappiamo tutti il perché: gli serviamo. Gli serviamo per tutti i debiti che ha, gli serviamo per i suoi compagni di mafia. Non puoi negarlo, l'ha ucciso. Ha ucciso papà."
"Basta! Basta! Non voglio più sentire nulla! Porca misera! Nemmeno io ce la faccio più, anche io sono stanca! Anche io sento il bisogno di proteggerti, anche se è stupido. Non voglio che lui ti faccia del male, ma preferisco un dolore fisico, piuttosto che stare a sentire le tue parole! Per favore, portami via al più presto da qui." Feci una pausa. "Almeno non dovrò più sentire i tuoi discorsi, l'alito di David, i suoi schiaffi e qualsiasi altra cosa riguardi questa maledetta casa e quel maledetto circolo, in cui, purtroppo, siamo entrati", ancora singhiozzavo. Ora avevo solo un filo di voce per parlare o rispondere a qualsiasi cosa mi avesse detto mio fratello. Fortunatamente, rimase in silenzio e mi abbracciò.
Rimanemmo così per tutta la sera, ci accasciammo sul letto, insieme, ma nonostante questo, io all'inizio avevo gli stessi incubi. Poi, però, a scacciarli ci fu un ragazzino di 14 anni con gli occhi celesti, simili a quelli di Zac. Quel ragazzino riuscì a scacciare tutti i brutti sogni, legati a quel giorno in cui David ha cercato di fare... Quello che ha fatto... E che finora non ero riuscita ad affrontare.