"Ehi, Alex, che ne dici se lo invito a sedersi con noi?" Denise mi diede una gomitata ed io alzai lo sguardo, ritrovandomi a guardare Zac, in un tavolo pieno di cheerleader alle prese con il flirt. Seduta accanto a lui c'era Jessica, con una camicia rosa aperta fino a quattro bottoni. Cominciavo ad averne abbastanza!
"Si, dovrai competere con tutte le altre." Feci una smorfia.
"Se vuoi posso pensarci io." Nate si leccò le labbra ed io gli diedi uno schiaffo sul braccio quando lo beccai a guardare il sedere di una ragazza distesa sul tavolo che si stava sporgendo per attirare l'attenzione di Zachary. Non potevo credere che le ragazze facevano di tutto pur di attirare la sua attenzione e che lui le assecondava.
"Ahi!" Urlò.
"Vado." Annuì decisa Denise dirigendosi verso il tavolo di Zac. Mentre la vidi camminare, un ragazzo dai capelli scuri corti e dagli occhi verdi, attirò la mia attenzione e si sedette vicino a me.
"Ciao." Fece.
"Ciao." Risposi secca.
"Come ti chiami, bellezza?"
"Alexa. Tu?"
"Sono Chad. È un piacere conoscerti." Mi strinse la mano.
"Sei nuovo, vero?"
"Si. Sono il fratellastro di Zac, mi pare di aver sentito che ieri avete avuto una piccola ma accesa discussione." Ghignò.
"Mi dispiace per te." Scherzai scuotendo la testa.
"Io sono Nate." Lui guardava Chad corrucciato e si sporse sul tavolo per stringere anche lui la sua mano. Nate era sempre geloso dei ragazzi che ci ronzavano intorno, a me e a Denise. Eravamo molto uniti sin da bambini e lui si sentiva, non so perché, in dovere di proteggerci.
"Siete tutti e due di Malibu?" Chiese.
Io annuii e Nate rispose acido. Sapevo cosa stava facendo, lo stava inquadrando bene, per decifrare il suo carattere o il suo comportamento.
"Fantastico! Mi é sempre piaciuto questo posto, e le ragazze che ci vivono mi sono sempre sembrate molto belle, ma ora che sono qui, ne ho la certezza." Mi fece l'occhiolino e Nate finse un conato di vomito. Gli diedi un calcio sotto il tavolo, arrossii a quello che aveva appena detto Chad e sul mio viso mi comparì un gran sorriso.
"Quindi sai sorridere!?" Scherzò.
"Si."
Lui annuì e si portò alla bocca la forchetta con cui aveva infilzato la roba nel suo piatto. Appena il pomo d'Apollo si mosse e mandò giù il cibo, fece una smorfia: "pensavo che anche il cibo fosse buono." Risi per la sua faccia e Nate si ammorbidì un tantino.
"Non in questa scuola." Disse.
Chad passò dal sorriso alla rabbia, guardando Zac avvicinarsi a noi insieme a Denise e sedersi al nostro tavolo.
Mentre io scherzavo e ridevo con Nate e Chad, anche se lui era un po' teso per via del fratellastro (non capivo perché) Zac mi fissava. Mi sentivo a disagio sotto il suo sguardo, ma Denise riusciva un po' a distrarlo mentre parlava con lui. Tutte le ragazze della mensa lo guardavano adoranti, poi fissavano la mia migliore amica in cagnesco e tornavano di nuovo a guardare lui.
"Sei sempre così... Silenzioso?" Chiesi a Zac. Non resistevo più all'impulso di dirgli qualcosa. Lui guizzò il suo splendido sguardo su di me.
"No." Scosse la testa sbuffando.
"Allora come mai rispondi a monosillabi oppure non parli proprio?" Nate soffocò una risata.
"Perché non trovo ci sia qualcosa da dire."
"Invece ci sono molte cose da dire, come ad esempio qualche commento sulla scuola, sulle persone. Sei nuovo, potresti chiederci delle informazioni. Non credi?" Lo provocai.
"Si, ad esempio potrei dire quanto tu mi stia scocciando in questo momento. Ti basta?"
"Non bisogna essere per forza così scortesi." Commentai con noncuranza.
"Allora mi stai accusando di essere scortese? Perché, tu no?" Ringhiò.
"Non pensavo di essere stata scortese, mi dispiace, se ti ho dato l'impressione sbagliata." Lo guardai, stava esplodendo dalla rabbia. "Però, potresti imparare a domare il tuo livore." Ghignai.
"Se volessi, l'avrei già fatto."
"Potresti..." Cominciai ma Nate mi interruppe. "Alexa, basta, hai già detto troppo." In realtà volevo continuare a discutere. Mi piaceva farlo con le persone che riuscivano a rispondere, anche se quando riuscivano a tenermi testa mi irritavo, ma sopratutto, mi piaceva farlo con lui. Mi è sembrato antipatico già dal primo momento in cui l'ho visto.
"Wow, sei una tosta." Rise Chad e Zac gli lanciò un'occhiataccia. Lui alzò le mani. "Ehi, stavo solo dicendo la verità, è stata l'unica che ti ha messo i piedi in testa senza cadere ai tuoi piedi, finora."
"No, io non ho messo i piedi in testa a nessuno, ho solo detto quello che pensavo."
"Dovresti imparare a parlare di meno, invece." Mi disse Zac.
"Lo farò quando tu imparerai a non arrabbiarti per qualsiasi cosa."
"Sono calmissimo, non vedi?" Ghignò. Io sbuffai, non sapevo che cosa dire, ora.
Il pranzò proseguì e quando suonò la campanella, raccogliemmo le nostre cose. Zac mi affiancò e quando arrivai al mio armadietto mi sussurrò: "ci vediamo dopo, Tiger."
Tiger? Ma che cosa?
"Ho un nome." Gli dissi sbattendo l'armadietto.
"Preferisco quello che ti ho assegnato io." Mi fece l'occhiolino, facendomi irritare ancora di più.
"Io no" urlai per farmi sentire, ma lui era più avanti di me di parecchio. Appena mi girai vidi Denise con un sorriso radioso.
"Che c'è?"
"Ti ha chiamato Tiger!"
"L'ha fatto solo per irritarmi, Den. Sa che mi sarei arrabbiata e mi ha chiamato così. Non lo sopporto proprio!" Dissi a denti stretti. Lei scosse la testa. Sapevo che non mi credeva, ma ignorai il suo gesto. Durante la lezione non mi concentrai molto, ero troppo occupata a pensare a Zac e al suo stupido nomignolo che mi irritava tanto.