"Vi prego, vi prego non ditelo a Luke. Perderebbe completamente la testa" dissi quando mi alzai.
"Certo, Alex." Annuirono. Io mi sentii un po' più sollevata ed entrai in casa di Landon, tra la confusione e la musica, seguita da Nate e Denise. Salimmo le scale e ci trovammo nel lungo corridoio.
"Avete intenzione di seguirmi anche in bagno?" Scherzai.
"Volevamo solo assicurarci che stessi bene." Rispose Denise in tono triste.
"Ragazzi, sto bene. E voi siete sicuramente i migliori amici che si possano avere." Li abbracciai forte.
"Non so come tu faccia a stare ancora in piedi, voglio dire, a me crollano le ginocchia solo a sentire ciò che ti ha fatto. Ti invidio, quasi. Sei la persona più forte che conosca." Una lacrima scese dagli occhi verdi della mia migliore amica.
"Anche tu sei forte, Den." La abbracciai, sotto lo sguardo quasi commosso di Nate.
"Tutt'e due le mie ragazze sono forti." Scherzò Nate.
"Ci vediamo domani, o sotto, se ci becchiamo... Non è che se trovate Luke gli dite che me ne voglio andare... Per favore?"
"Certo... Ma dovremmo inventarci una scusa, insomma, di solito insisti per rimanere alle feste." Rise Denise.
"Ve la caverete." Sorrisi.
"Ci sentiamo domani mattina, magari facciamo un salto in spiaggia per vedere come procedono gli allenamenti." Nate mi fece l'occhiolino.
"Ti chiamo dopo." Denise mi baciò sulla guancia ed io abbracciai per la decima volta in una serata Nate. Li salutai e li vidi scendere le scale, per poi cercare il bagno. Si sarebbe dovuto trovare in una di quelle porte, certo, ma non mi ricordavo mai qual era. La prima porta era chiusa a chiave, la seconda si aprì, ma appena vidi chi c'era dentro impallidii. Zac era seduto sul letto a torso nudo e a cavalcioni su di lui c'era Jessica in biancheria intima.
"Vattene, stronzetta!" Urlò acida Jessica. La collera cominciò a salirmi.
"Primo, stronzetta dillo a tua sorella, secondo, solo perché ti scopi uno dei più fighi della scuola, anzi, praticamente tutta la scuola, non vuol dire che tu debba per forza comportarti male con gli altri. Ma a pensarci bene siete fatti l'uno per l'altra. Tutti e due antipatici." Sorrisi, il mio solito sorriso da presa per il culo e da finta amica, per poi richiudere la porta. Zac non sembrava ne imbarazzato ne rilassato, né felice ne triste. Non sembrava nulla. Ma provava emozioni? Mi chiesi. Scossi la testa per eliminare dalla menta quei due e sopratutto la rabbia che montava dentro di me. Perchè ero ancora così arrabbiata?
Cercai nuovamente il bagno, stando attenta, però, a bussare a ogni porta prima di entrare, per evitare di imbattermi in altre situazioni simili.
Finalmente lo trovai e non appena entrai mi guardai allo specchio, appoggiando il peso nelle mani sopra il lavandino. Avevo le occhiaie, ma fortunatamente le ciglia lunghe e gli occhi neri e profondi le coprivano, anche se la parte bianca dell'occhio era quasi completamente rossa dal pianto. Mi sciacquai la faccia e decisi di andare a cercare Chad. In un certo senso mi piaceva stare con lui. Non era di certo il ragazzo più divertente della terra, ma era sempre gentile con tutti e provavo una sensazione di piacere a stare con lui.
Lo trovai al piano di sotto, seduto sul divano a bere la birra nel suo bicchiere, con uno sguardo perso nel vuoto. Lo raggiunsi e mi sedetti accanto a lui.
"Allora, ti servo io per divertirti?" Scherzai.
"Rieccoti!" Rise. "Eh, sì, non me la cavo molto bene alle feste." Sorrise.
Io lo guardai solamente, poi dissi: "tra un po' me ne vado a casa..."
"Strano, pensavo fossi una festaiola, in un certo senso. Da quello che mi hanno detto non ti sei mai persa una festa organizzata a scuola da quando vai al liceo."
"Ti hanno detto bene allora. Mi piacciono questo genere di feste, ma stasera sono..." Non feci in tempo a finire la frase che dietro di me comparì Luke, mettendomi una mano sulla spalla.
"Nate mi ha detto che vuoi andare a casa, è successo qualcosa?" Inarcò un sopracciglio.
"Oh... No..." Di solito, quando ce n'era bisogno mentivo facilmente, ma l'alcol in corpo mi fece diventare un'altra persona, a volte. "Sono solo molto stanca, tutto qui. Ho bevuto abbastanza, una cosa come 3 bicchieri di vodka e due di birra." Arricciai il naso ripensando al bruciore alla gola provocato dalle bibite.
"Ok, beh, allora andiamo." Mi prese la mano e mi tirò su dal divano. Io salutai Chad con un cenno della mano e con mio fratello mi diressi verso la sua macchina.
"Non mi convince questa cosa della stanchezza, Alex. Dimmi la veritá, come mai vuoi andare via?" Salì in auto ed io anche.
"È vero... In questi giorni mi sto allenando davvero tanto, con l'atletica e con il surf. Mike mi fa una testa gigante per il fatto che tra due mesi ci saranno le regionali... Per lui è una gara importantissima, da lì si possono passare alle nazionali!" Dissi eccitata.
"Comunque, non sembri tanto ubriaca." Sospettò. Forse non lo ero più dopo il pianto e le sigarette che ci siamo fatti io, Nate e Denise prima. Evitai di rispondere e cambiai argomento. "Perché hai detto a tutti i ragazzi della scuola di starmi alla larga?"
"Non l'ho detto a tutti, solo a quelli di cui non mi fido affatto."
"Beh, sai, so badare a me stessa."
"Alexa, alcuni non sono per niente affidabili! Fidati, lo faccio per il tuo bene." Sbuffò. "Dovrei tenere la scuola alla larga da te, ci provano tutti!"
"A me non sembra."
"Perché io gli dico di non farlo." Ghignò.
"Sei troppo possessivo!" Gli diedi uno schiaffetto sul braccio.
"Ho tutti i diritti per esserlo! Sono tuo fratello." Scoppiai a ridere.
Appena parcheggiò la macchina davanti casa, sentimmo le urla provenire da dentro. Era David che urlava alla mamma.
"Passa dalla finestra, ci penso io." Disse a denti stretti Luke.
"Cosa? Ti farai male, Luke!"
"Sali!" Indicò la grata che potava in camera da nostra. Io scossi la testa e alzai gli occhi al cielo, ma ubbidii, solo perché non mi andava per niente di vedere David, dopo quella sera. Mi arrampicai con facilitá e aprii la finestra una volta su. Luke entrò dentro casa, ma lo persi di vista non appena chiusi i vetri.
Mi buttai sul letto e caddi subito in un sonno profondo. Con tutti i vestiti addosso. Ero talmente stanca che non mi scomodai nemmeno a mettermi il pigiama o a lavarmi. Sognai quello che compariva nella mia mente di notte da quattro giorni: gli stessi occhi blu, gli stessi capelli scompigliati, gli stessi tatuaggi. In qualche modo sognare queste cose scacciava gli incubi che avevo da sempre dopo quel giorno... A me stava bene così: non lo sopportavo di giorno, ma di notte lo sognavo in un mondo in cui io e lui avremmo potuto stare bene insieme. Di giorno non potevo nemmeno vederlo, non lo sopportavo. Aveva dei modi di fare troppo irritanti, ma di notte diventava la cura ai miei incubi, anche se non era concretamente presente al mio fianco, lo era nella mia mente e per me é come se ci fosse sempre stato. Una sensazione strana ma confortante allo stesso tempo. Mi bastava sapere che il giorno dopo sarei tornata ad odiarlo.