•IV•

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La settimana passò più in fretta del solito, le ore al lavoro sembrarono molte di meno e in un batter d'occhio era già sabato mattina.
Quando mi svegliai trovai la colazione che Nicholas mi aveva portato al letto prima di uscire come ogni sabato, ma non avevo fame.
Ero riuscita a tenere il 'segreto' dell'incontro per tutta la settimana, non ne avevo parlato con nessuno.. Sentivo che era una cosa che avrei dovuto risolvere da sola.
L'appuntamento era previsto alle 15:30 e io già dalle 10 del mattino ero tesa. Certo, l'incidente mi aveva fatto perdere la memoria, ma l'ansia no.
Decisi di vestirmi piuttosto casual: optai per un paio di jeans chiari, una maglietta a maniche corte bianca con un taschino rosso, le converse e una borsa rossa.
Alle 15 uscii di casa, per arrivare al bar avrei dovuto metterci circa un quarto d'ora ma con il traffico che c'è a Roma è meglio partire prevenuti.
Arrivai a destinazione con 5 minuti di anticipo ma restai in macchina perché non volevo dare una brutta impressione arrivando troppo presto.
Quando scesi dalla macchina e mi diressi verso i tavolini lui era già lì, mi guardava e sorrideva. Che aveva da sorridere, ero ridicola o cosa?
Mi salutò con due baci sulle guance e ci sedemmo. Ero evidentemente molto tesa e probabilmente se ne accorse anche lui, infatti tentò subito di rompere il ghiaccio.
Iniziò a parlare di un paese in montagna, delle vacanze e di un certo Martino ma io non capivo. Tentai invano di fingere ma ad un certo punto non ressi più e me ne uscii: «Dio, sta zitto! Non so nemmeno chi sei!»
Mi guardò malissimo e ci furono alcuni secondi di silenzio. Non sapeva cosa dire e io, pur avendo detto solo 8 parole, avevo già parlato troppo.
«Che cazzo significa che non sai chi sono? Si che sono passati anni, che mi hai odiato ma non penso che tu mi abbia rimosso dalla tua testa!» disse con aria quasi offesa.
Tentai di replicare ma ci misi alcuni secondi per far uscire le parole dalla mia bocca. Quando stavo per parlare sentii urlare una ragazza in fondo alla strada: «regaa, è Mariani quellooo!» e prima che me ne rendessi conto intorno a noi si era creata una folla di persone che volevano una foto con lui.
Mi alzai e feci per andarmene ma lui mi chiamò, feci cenno con la testa come a dire:«Tranqullo» e me ne andai verso la mia macchina, lasciandolo solo in mezzo a quella massa di persone fomentate.

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