Era il giorno della finale, mi precipitai nella doccia, non so perché ma mi comportai come se avessi fretta.
Per le strade i balconi erano pieni di bandiere tricolore, alcuni bambini erano già muniti di trombette ed esultavano come se la Nazionale avesse già vinto.
Il calcio d'inizio era previsto per le 21:15 e io mezz'ora prima ero già seduta negli spalti delle tribune d'onore. Ormai era diventato un posto quasi familiare per me e avevo addirittura stretto amicizia con alcune mogli degli altri calciatori.
Lo stadio era colmo come mai, i tedeschi cantavano cori incomprensibili e quasi non orecchiabili, gli italiani invece si mantenevano sui soliti cori chiassosi.
Avevo mal di testa così presi un'aspirina e mi sentii un po' meglio.
Alle 21:10 circa iniziò lo spettacolo previsto prima dell'ingresso in campo dei giocatori. La musica era altissima e il mio mal di testa riprese più forte di prima.
Quando le squadre entrarono in campo i tifosi si scatenarono.
La partita iniziò puntuale. Non avevo più seguito il calcio, da quando avevo rincontrato Antony però mi ero riappassionata. Le partite mi facevano emozionare, da quello che mi avevano raccontato, anche da piccola mi piaceva andare allo stadio. Quando stavo con Nicholas lui non seguiva tanto lo sport, quindi nemmeno io mi appassionai di nuovo al calcio.
Il primo tempo finì 0-0 e nella pausa non parlai con nessuno; ero tesa, molto più di quanto non lo fossi di mio solitamente.
Iniziò il secondo tempo, l'aria era pesante, si sentiva l'agitazione di tutti. Sempre parità, fino alla fine, a quel punto rigori.
Tirarono, eravamo in vantaggio di uno, se Rosselli, il portiere dell'Italia, avesse parato il rigore della Germania avremmo vinto la coppa del mondo.
Pallone sul dischetto, tutto lo stadio si fece muto, la tensione si tagliava con il coltello. Il tedesco tirò, Rosselli si tuffò e la prese: avevamo vinto.
Si scatenò il trambusto più totale, tutti si abbracciavano, alcuni piangevano, altri ridevano come se fossero le persone più felici del mondo. I giocatori tedeschi si misero in un angolo; quelli italiani si abbracciavano, saltavano uno sopra l'altro, anche alcuni di loro piangevano.
Iniziò la premiazione, consegnarono le medaglie alla squadra perdente e poi alla nostra Nazionale. Quando il capitano alzò la coppa ci fu il delirio, mai visto niente di simile.
Noi delle tribune venimmo invitati a scendere in campo, tutti festeggiavano ancora quindi farsi spazio tra i fotografi non fu facile. Ognuno andava ad abbracciare qualcun altro.
Vidi Antony, era così felice, stava abbracciando qualcuno e quando si staccò si voltò e mi vide. Gli corsi in contro e lo abbracciai, senza neppure pensarci, gli saltai al collo come non avevo mai fatto con nessuno. Mentre mi stringeva gli dissi:«Ce l'hai fatta!» e lui strinse ancora più forte. Poi si staccò e mi guardò in faccia, la prese tra le mani e mi baciò.
Probabilmente era sbagliato, o forse no, ma lo baciai anch'io.
Iniziarono a cadere le stelle filanti, intorno a noi c'era il casino più totale, urla e pianti di felicità.
Eravamo di nuovo a centrocampo, ancora una volta, ci stavamo baciando e lui aveva appena realizzato il più grande sogno della sua vita.
Cosa provai non lo so dire, non hanno ancora inventato parole per spiegarlo.
Fu probabilmente la serata più bella della mia vita.Sospiro e faccio un sorriso, poi guardo negli occhi Francesco e gli dico:«Ecco, questa è la storia di me e papà»
Lui mi guarda, ha gli occhi quasi lucidi, anche se cerca di guardare in basso per non farlo notare, poi con voce stranamente dolce dice:«Mamma, tu dici che anche se Laura è davvero la mia stella la ritroverò, come è successo a te e papà?»
Non riesco a rispondere, lui mi sorride, io per fortuna sto tagliando le cipolle.
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North Star
RomanceAlisia è una ragazza di 25 anni con una vita apparentemente normale. Ha un ragazzo che ama, delle amiche e un lavoro. Vive a Roma da 5 anni, da dopo la sua rinascita, così la definisce lei.. Infatti un incidente le ha cancellato la memoria e non ric...