Capitolo 22- Tu Lupa, Io Leone

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Lucrezia si accarezzò il ventre, sperando di sentire piccole contrazioni o un qualsiasi segnale che indicasse che era rimasta incinta, mentre vicino a lei Crisso, dopo l'amplesso, si era addormentato. E così aveva avuto la sua piccola vendetta contro Batiato, andando a letto con un altro uomo, anche se si trattava di uno schiavo. Ma non era ancora abbastanza: per prima cosa, doveva unirsi a Batiato: se Crisso, come sosteneva Pseca, era davvero fertile, non ci sarebbe voluto molto per rimanere incinta. Per la prima volta, Lucrezia si trovò a schermire suo marito per la sua sterilità: era lui quello sbagliato, l'incapace. Non lei. Sorrise perfidamente, non smettendo di accarezzarsi la pancia. Crisso si mosse, aprendo gli occhi. Dopo un attimo, mise a fuoco la stanza della sua padrona e si alzò di scatto. «Rilassati» gli disse Lucrezia, lanciandogli un'occhiata annoiata: «Questa notte mio marito non mi degnerà della sua presenza». Crisso chinò il capo, non sapendo che dire. Da quando la padrona lo aveva scelto per farne il suo amante, si era sentito diverso, aveva riacquistato l'appetito e gli era sembrato di poter sopravvivere, anche in quelle condizioni. Lucrezia continuò a guardarlo, scrutandolo. Le era venuto in mente un altro modo in cui il gladiatore potesse esserle utile: «Sai, Crisso» iniziò, sorridendo «Penso che tu meriteresti migliore considerazione, da parte di mio marito» aggiunse, osservando l'effetto che le sue parole facevano sul gladiatore. Crisso alzò lo sguardo su di lei, stupito. «Cosa vuoi dire, domina?». Lucrezia si sistemò meglio sul letto, invitandolo a risedersi. «Il campione di Capua è Leone, dico bene? Ma non ti sembra che ultimamente sia un po' spento, che abbia perso...la sua forza?» chiese. Crisso rimase in silenzio, indeciso su cosa dire. «Leone è il più forte di tutti noi. Il più esperto.» rispose, rigidamente. Lucrezia esplose in un risolino divertito: «Oh, andiamo, non mentire. Parla liberamente: non ti piacerebbe che fossi tu il campione? La folla che urla il tuo nome, che ti acclama...non lo vorresti?» continuò, con tono sensuale. Crisso si trovò ad annuire. «Benissimo. Allora io e te possiamo fare un patto: tu mi aiuti a rimanere incinta, e io ti prometto che farò di tutto per eliminare Leone. Cosa ne pensi?»

Gemina baciò le guance di Ferunto più volte, come a volersi imprimere la sua pelle addosso. «Madre...» iniziò il ragazzo, commosso. La vecchia liberta scosse la testa, come a dirgli di rimanere in silenzio. Poi si rivolse ad Obscurus, che la guardava di sottecchi. Ferunto si allontanò di qualche passo, per lasciarli parlare più liberamente. «Grazie» gli disse Gemina, guardandolo negli occhi, e ripensando al momento in cui, per la prima volta, li aveva incrociati, molti anni prima. Quante cose erano cambiate, da allora. Obscurus le sorrise, alzando una mano verso di lei, che poi ritrasse a mezz'aria, come pentito del gesto. Gemina la prese e se la portò al petto, stringendola forte. «Tu sei l'unico uomo che io abbia mai amato, Milone. Non scordarlo mai.» sussurrò, lasciando andare la mano dell'uomo. Obscurus la baciò sulla fronte, chiudendo gli occhi, sentendo le lacrime di Gemina bagnargli il mento: «Ora a tocca a me fare il genitore. Ѐ ora di darci il cambio» scherzò, sentendo le lacrime spuntare dalle palpebre. «Tu sei l'unica donna per me, Gemina. Non dimenticarlo.» riprese, tornando serio. «Solo ora ho capito che la nostra separazione è stata necessaria. Ma ti giuro che, quando tornerò, non sarà più così». La vecchia liberta annuì, contenta. «Prima che tu vada, Milone, devi fare una cosa per Livia.»

Livia non aveva affatto scordato Damone. Egli visitava i suoi sogni ogni notte, e a lei sembrava di vederlo, combattere, dormire, ora ridere con i suoi compagni. Era entrato nella sua anima così a fondo che le sembrava di poterlo toccare, mentre lo sognava. Aveva bisogno di sue notizie, sapere che stava bene, e sperare che si fosse dimenticato di lei. Obscurus annuì alle sue richieste, facendo un breve inchino. Prima di congedarsi, la guardò con tenerezza: «Permettimi di ringraziarti per la protezione che hai dato a mio figlio. E non temere: penserò io a Damone.» Livia lo abbracciò, congedandolo.

Il Leone e la Lupa  #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora