«E così, hai trovato l'antidoto» disse Lucrezia, piano, non celando il suo disgusto. «Si, l'ho trovato. Quella povera vecchia era schiava della tua cattiveria» le rispose Livia, determinata. Lucrezia si alzò in piedi, minacciosa. «Hai perso, Lucrezia. L'amore vince sempre, dovresti saperlo!» proclamò ancora Livia, fiera. A quelle parole, la donna, armata di un piccolo pugnale che evidentemente nascondeva tra le vesti, si gettò su di lei, fuori di sé. Livia, colta di sorpresa, rimase immobile, e Gemina, urlando, si frappose tra loro. Lucrezia colpì alla cieca, pugnalando la liberta che si accasciò al suolo. Vedendo Gemina a terra, Livia urlò con tutta la disperazione che aveva in corpo, avventandosi su Lucrezia. Le due caddero a terra, rotolandosi sul pavimento. «Ti odio!» urlò Lucrezia, fuori di sé. «No, non odi me. Odi te stessa e il tuo modo di vivere!» replicò Livia. La donna allora con un urlo la sovrastò, alzando il pugnale per colpirla.
«Ti ordino di lasciarla andare, Lucrezia».
Sulla porta era comparso Marco Bambalio, che squadrava la scena severamente. Dietro di lui, Batiato guardava la moglie con un misto di orrore e raccapriccio.
Lucrezia lasciò cadere il pugnale a terra, sconfitta.
«Ѐ una ferita lieve, si riprenderà» disse Ermete, fasciando il braccio di Gemina, e porgendole una ciotola piena di una pozione alle erbe, che doveva calmarle i nervi. Livia si inginocchiò vicino alla liberta, stringendole una mano. «Che pensavi di fare, vecchia pazza? Lo sai che senza te non potrei vivere». Gemina le sorrise, stancamente. «Una madre difende sempre la propria figlia» disse, facendo piangere Livia. «Oggi ho ricevuto notizie di Milone. Lui e Ferunto si sono sistemati a Boville, in campagna, vicino a Roma. Quando ti sarai rimessa, vorrei che li raggiungessi» le disse Livia, facendola sussultare. «Ma no, io...» protestò, ma la donna l'interruppe. «Tu hai fatto abbastanza. Ѐ ora che tu viva la tua vita, Gemina. Te lo ordino» disse, sorridendo. Gemina annuì, commossa.
«Livia?» Bambalio era sulla porta, in attesa. Livia si scusò con la liberta, e lo raggiunse. «Per ora, non ho chiamato le guardie. Bambalio me lo ha chiesto come favore, mi sembrava distrutto. Inoltre, nessuno arresterebbe una donna incinta. Ma non potrà più nuocere. Ho una copia del verbale delle sue malefatte. E inoltre...» si interruppe, porgendo a Livia il rudio, simbolo della libertà conquistata dai gladiatori. «Ho ottenuto la libertà per Damone. Anni fa ti ho tolto l'uomo che amavi. Oggi te lo restituisco» le disse. Una lacrima scese sulla guancia di Livia.
«Sono entrambi fuori pericolo» sussurrò Ermete, pulendosi le mani con uno straccio. «Ma hanno bisogno di molto riposo» aggiunse, uscendo dalla stanza. Damone le sorrise, prendendole la mano. «Sei testarda» mormorò. Livia sorrise, baciandolo delicatamente sulle labbra. «Ti avrei riportato indietro dall'Oltretomba» sussurrò. «Se fosse stato necessario». Merula le si avvicinò, in lacrime per il sollievo. «Grazie». Livia le sorrise. «Mi dispiace non poter fare di più. Non posso liberare schiavi non miei, ma posso prometterti la mia amicizia. Se avrai bisogno, vienimi a cercare» le disse, stringendole la mano.
Batiato le si sedette avanti, guardandola fisso. «Sei incinta, dunque» disse, glaciale. Lucrezia, il volto reso una maschera grottesca dalle lacrime e dal trucco sbavato, si girò a guardarlo. «Già. Non sono io quella sterile» lo provocò, con un sorriso perfido. «Perché, Lucrezia? Che ti ho fatto per meritare tutto questo?» le chiese, stancamente. La donna emise un verso di scherno. «Cosa non hai fatto, vorrai dire. Per te sono sempre stata la moglie difettosa, quella sbagliata. Ho cercato di accontentarti in tutto, e per cosa? A volte non mi guardavi neanche in faccia. Eri sposato con i gladiatori, non con me» rispose, tornando a guardare altrove. Batiato sospirò, stancamente. «Hai ragione. Ѐ colpa mia» ammise. Lucrezia lo guardò: «Mi ripudierai, immagino» disse. Batiato stette un attimo in silenzio. Poi, presa la sua decisione, la guardò: «No. Ora siamo sconfitti, ma ci rialzeremo. Farò della mia scuola la più forte di Capua. Crisso sarà il mio nuovo campione. Sarò severo con lui, come merita. Ma ne farò la punta di diamante della mia squadra. E tu sarai al mio fianco, Lucrezia. Alleverò il figlio che porti in grembo come se fosse davvero mio» si alzò in piedi, facendo per uscire dalla stanza. Si voltò un'ultima volta in direzione della moglie: «Dovrai amarmi di nuovo, Lucrezia. Ѐ questa la tua punizione. E ti giurò che nessun schiavo potrà più fregarmi» concluse, lasciandola sola.
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Omnia vincit Amor: famosa frase di Virgilio, diventata proverbiale.
ragazze, siamo arrivate all'epilogo.... sono emozionata e vi ringrazio di cuore del vostro appoggio <3
Nota: il rudio, come è scritto nella "premessa" veniva consegnato ai gladiatori che, per aver combattuto e vinto sufficienti incontri, si erano guadagnati la libertà. Ecco perchè è stato possibile liberare Damone, e non Crisso. Peraltro, quest'ultimo avrà un altro, importante destino...
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Il Leone e la Lupa #Wattys2016
FanfictionDamone è un gladiatore della scuola di Capua. È bello, sfrontato e così abile nei combattimenti che il suo lanista, Batiato, lo ha soprannominato Leone. Livia è la figlia di Antonio Liviano, un ricco patrizio di Capua molto vicino al senato di Rom...