La donna portò la zuppa in tavola, sbattendo la pentola con un gesto rabbioso. L'uomo di fronte a lei la guardò: «Si può sapere cosa hai?» le chiese, in tono paziente. La moglie lo guardò, cominciando a mangiare svogliatamente, sospirando. «Sono stufa di questa vita.» rispose, guardando il tavolo, continuando a rimestare nel piatto. «Non ti faccio mancare nulla, mi pare. Abbiamo cibo in abbondanza, hai dei vestiti che le tue amiche non si sognano nemmeno... Che altro vorresti?» ribatté l'uomo, mangiando con calma. La donna scosse la testa, un sorriso beffardo dipinto sul volto: «E me lo chiedi anche» alzò lo sguardo, incrociando quelli del marito. «Non abbiamo un figlio, ecco cosa c'è» esclamò, ripiombando poi nella sua apatia, come se quel momento di sfogo l'avesse spossata. «Lasciamo stare. Sono solo stanca.» aggiunse, tornando a guardare la minestra.
«Dunque, che notizie mi porti?» chiese Bambalio, sentendo i passi della spia nella stanza. Quando si voltò, non poté trattenere un moto di sorpresa: il volto della spia, di solito impassibile, era segnato da un profondo turbamento. «Cosa ti succede?» chiese, ricordandosi che, in fondo, anche una spia è un essere umano. La spia scosse la testa, come a dire che non era nulla. «Problemi con mia moglie. Facilmente risolvibili» replicò, tornando ad assumere il suo freddo e solito contegno. Bambalio decise di non insistere, e rimase in attesa. La spia si tolse il cappuccio e incrociò le braccia al petto. «Liviano è stato minacciato da Crasso, a Roma. Pare che il vecchio si sia rifiutato di schierarsi dalla sua parte, e ha dovuto allontanarsi da Roma». Parlava con una lieve sfumatura di stanchezza, trascinando la voce. Bambalio si chiese se i problemi coniugali di cui parlava fossero poi davvero risolvibili. «Il vecchio Liviano è un politico esperto, ha capito che era il caso di farsi da parte» commentò, con ammirazione. Stette in silenzio, cercando di prevedere quali mosse avrebbe dovuto fare in seguito. Poi rialzò lo sguardo sulla spia: «Altro?» chiese, accarezzandosi il labbro inferiore con le dita, in un gesto che gli era familiare fin da bambino. «Si. Lo schiavo fuggitivo di Batiato si è rifugiato in casa di Livia.» Bambalio sbatté le palpebre, meravigliato. «Ne sei sicuro?» La spia chinò il capo, infastidito da quella domanda. «Si. Lo protegge Obscurus, una mia vecchia conoscenza. Lo ha portato via da Capua, due giorni fa. Ѐ molto abile a far perdere le sue tracce, ma, se vuoi, posso provare ad inseguirlo» propose, controvoglia. Bambalio alzò una mano, scuotendo la testa. «No, lasciali andare. Era solo un ragazzino, cosa vuoi che importi» replicò, sedendosi sulla sedia davanti alla finestra. «Non è finita qui» riprese la spia, guadagnandosi un'altra occhiata meravigliata. «Livia ha ricevuto la visita di uno dei gladiatori, Leone, il campione di Batiato. Si è trattenuto fino alle prime luci dell'alba» rivelò la spia, lasciando Bambalio completamente interdetto. «Leone?! Ma aspetta, non era il gladiatore con cui...» rimuginò, ancora stranito. Possibile che Livia, una donna così a modo, avesse una relazione con un gladiatore? Non lo credeva possibile. Doveva esserci altro sotto. Forse un collegamento con lo schiavo fuggito. «Va bene, continua a tenerla d'occhio.» concluse, lanciando alla spia un sacchetto pieno di monete. «Tieni, compra un regalo a tua moglie.»
Lucrezia aspettava, trepidante. Pseca le stava tastando il ventre, mentre Crisso le guardava con aria assente. La vecchia tolse le mani, facendo una smorfia. «Ancora non ci siamo, domina.» sentenziò, e Lucrezia cadde a sedere, sbuffando. «Maledizione, perché?! Se siamo entrambi fertili?» esclamò, lanciando con rabbia la sua collana, che la sua schiava personale si affrettò a raccogliere. La vecchia, che non si era scomposta minimamente, la guardò: «Si, siete fertili. Ma avete copulato poche volte, ancora. E alcuni sentimenti negativi, come la rabbia, possono influire negativamente sull'organismo.» Lucrezia sbuffò di nuovo, in un gesto di impotenza. «Cosa puoi fare, Pseca?» le chiese, trovandosi di nuovo a dipendere dai consigli della vecchia. «Posso controllare la sua eieculazione» disse la vecchia, guardando Crisso. «E avrò la prova che è davvero fertile. Se tu...» ma Lucrezia la interruppe: «No, io sono troppo nervosa. Merula» disse, chiamando la sua schiava. «Vieni qui». La ragazza si avvicinò, timidamente. «Crisso, avvicinati anche tu. Ora farai l'amore con Merula» riprese Lucrezia, con aria annoiata, come se stesse annunciando una partita qualsiasi con gli astragali. Sul viso di Merula si dipinse un'espressione terrorizzata: «No, domina, ti prego» implorò. «Io...sono vergine» ammise, abbassando lo sguardo. «Maledizione, è vero! Che noia» replicò Lucrezia, scontenta che quel giorno nulla le andasse nel verso giusto. «Se è vergine forse è il caso di lasciar perdere» intervenne Pseca, che stava cominciando a rendersi conto della follia di Lucrezia. «Non se ne parla» urlò la donna, furiosa. «Farò piano» disse Crisso, tendendo una mano a Merula, sorridendole. La ragazza arrossì, prendendo la mano e seguendo il gladiatore sul letto. «Che quadretto commovente» sibilò Lucrezia, avvelenata. «Forza, sbrigatevi!» aggiunse, con un gesto di stizza. Pseca si avvicinò ai due, cospargendo la vulva della ragazza con un unguento. «Ti aiuterà» le sussurrò, prima di allontanarsi di qualche passo.
Merula, dopo i primi instanti di dolore, fu pervasa da un grande piacere, e inarcò la schiena, avvicinando il bacino a quello del gladiatore. Crisso le baciò i seni e la pancia, prima di esplodere nel suo piacere, uscendo dalla ragazza per non ingravidarla.
«Allora?» chiese Lucrezia, seccamente, finendo di scolarsi l'ennesima coppa di vino. Pseca le si avvicinò: «Ha una eiaculazione abbondante. Non ci saranno problemi, se vi accoppierete assiduamente». Lucrezia annuì, sollevata.
«Perdonami» sussurrò Crisso a Merula, che abbassò lo sguardo pudicamente. «Ti ho fatto male?» le chiese, aiutandola a rivestirsi. La ragazza scosse la testa, arrossendo leggermente. «Ti chiami Merula, vero?» insisté il gladiatore, e Merula alzò lo sguardo. «Si. Tu sei Crisso, invece.» disse. Crisso sorrise.
«Tutto è pronto, per il combattimento. Fullo sarà soddisfatto» proclamò Batiato, a cena, alzando la coppa. Lucrezia, persa nei suoi pensieri, alzò la coppa a sua volta con un gesto meccanico. «Meraviglioso» replicò, meccanicamente. «Cosa hai, mia cara? Non ti senti bene?» le chiese Batiato, prendendole una mano. «Sei molto pallida. Oh, scusami, cara, ti sto trascurando un po' troppo.» aggiunse, baciandole il dorso. «Ѐ troppo che non giaciamo insieme, ormai» riprese Batiato, evidentemente eccitato dalla futura sfida. Lucrezia sopportò malamente i suoi baci. «Vieni, andiamo in camera» la invitò Batiato.
All'alba, il marito era già fuori per i suoi affari. Lucrezia restò nel letto, pigramente, pensando a come passare il tempo. Non aveva dimenticato la sua vendetta, ma voleva aspettare ancora un po'. Per prima cosa, si sarebbe accoppiata di nuovo con Crisso, per restare finalmente incinta. Merula, entrando nella stanza, la distolse dai suoi pensieri. Le si inchinò, come sempre, e cominciò a preparare il suo bagno. Lucrezia stette a guardarla per un po', in silenzio. Quando la ragazza, congedatasi con un altro inchino, fece per uscire, Lucrezia la bloccò: «Mi dispiace» disse, tutto d'un fiato. Merula si bloccò, voltandosi per annuire. Poi uscì dalla stanza, lasciandola sola. E Lucrezia, voltando la testa sul cuscino, pianse tutte le sue lacrime.
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Il Leone e la Lupa #Wattys2016
Fiksi PenggemarDamone è un gladiatore della scuola di Capua. È bello, sfrontato e così abile nei combattimenti che il suo lanista, Batiato, lo ha soprannominato Leone. Livia è la figlia di Antonio Liviano, un ricco patrizio di Capua molto vicino al senato di Rom...