Livia depose sulle labbra di Damone un bacio veloce, ridendo. Il gladiatore aprì gli occhi di scatto e l'afferrò, facendola ricadere sul letto. «Dovresti stare attenta. Nonostante la ferita, sono ancora più veloce di te» la canzonò, sorridendo. Livia lo guardò, facendogli una carezza sul volto. «Ho avuto paura di perderti» gli disse, e i suoi occhi divennero lucidi dall'emozione. Damone ricambiò la carezza, baciandola delicatamente sulle labbra. «Mi hai salvato la vita, Livia. Il tuo amore mi ha salvato» le disse. «Mi hai dato la libertà» aggiunse, in un sussurro. Lei scosse la testa, sorridendo. «No, è stato Bambalio. Ma comunque te la sei meritata, combattendo giorno dopo giorno» disse, toccando con le dita la cicatrice che il gladiatore aveva sul fianco. «Non posso credere che Crisso abbia fatto una cosa del genere...» mormorò Damone, sovrappensiero. Livia annuì: «Si, anche io. Ma lo ha fatto per amore. Era ricattato da Lucrezia». «Si, hai ragione. Spero trovi anche lui la felicità» annuì il gladiatore. «A proposito di felicità...» disse Livia, sorridendo beffarda. All'occhiata perplessa di Damone, la donna si accarezzò il ventre, piano, non smettendo di guardarlo negli occhi. «Vuoi dire che?» mormorò il gladiatore, incredulo. La donna annuì, e Damone sovrappose le sue mani a quelle di Livia. «Un figlio...Oh, dei, Livia, mi rendi l'uomo più felice della terra!» esclamò, baciando la sua donna. Iniziarono a fare l'amore con delicatezza, sapendo che sarebbero stati in tre.
Nel suo tempio, la sibilla sorrise. Una barriera era stata abbattuta, l'esempio era stato dato. Il figlio del Leone e della Lupa sarebbe stato l'emblema della libertà.
Livia, seguita da Damone, entrò nello studio di Liviano. La pancia cominciava a vedersi, anche se la donna era abile a camuffarla con larghi pepli. Damone la trattenne: «Livia, non è necessario quello che stai per fare. Io...non voglio che rinunci alla tua vita». «Lupa» lo corresse lei. «Ѐ Lupa il mio nome» disse, sorridendo. Poi entrò nello studio di suo padre.
Liviano sentì i suoi passi e si girò. «Lupa...» le disse, cercando di nascondere le lacrime. La figlia si avvicinò, per abbracciarlo. «Padre mio...» iniziò, per poi interrompersi per l'emozione. «So cosa stai per dirmi, Lupa. Te ne andrai, non è così? Questa casa non è più il tuo posto». Lupa annuì, sorridendo. «Ѐ così, padre. Damone è un uomo libero, ma come potremmo vivere qui? Devo tornare ad essere me stessa. Lo sai che il tuo rango non mi appartiene» ammise. Liviano annuì, lentamente. «Sei stato il padre migliore che potessi avere» riprese Livia, baciandolo su una guancia. «Veglierò sempre su di te, e tornerò a trovarti molto spesso. Tuo nipote avrà bisogno di te e tu avrai bisogno di lui» riprese. «Ma ci sarà qualcun altro a vegliare su di te» aggiunse, facendo un cenno. Vulpes entrò, inchinandosi, e restando timidamente sulla porta. «Vulpes ha bisogno di affetto, padre. Mi ha aiutato tanto, è una buona amica. Ti prego, lascia che viva qui con te». Liviano, sopraffatto dall'emozione, si schiarì la gola. «E sia, Lupa. Vulpes sarà la benvenuta qui» disse. Poi guardò sua figlia: «Sei stata la migliore delle figlie. Tua madre sarebbe così fiera di te, piccola mia». Lupa lo abbracciò. Poi uscì dalla stanza, trovando Damone ad aspettarla. «Ubi ego Gaius, tu Gaia» le mormorò lui, stringendola forte. Lupa sorrise. «Sempiternus».
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Il Leone e la Lupa #Wattys2016
FanfictionDamone è un gladiatore della scuola di Capua. È bello, sfrontato e così abile nei combattimenti che il suo lanista, Batiato, lo ha soprannominato Leone. Livia è la figlia di Antonio Liviano, un ricco patrizio di Capua molto vicino al senato di Rom...