Capitolo 11

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Ciauuuu!!! Ho scritto il capitolo!!! Leggete!!! C'è l'immagine di tanti Gunter ;D
Ditemi se l'andamento della storia è troppo veloce o va bene così!

Dopo avermi baciata ed avermi dato una carezza sulla guancia ci interruppe il suono della campanella che maledissi con tanto amore.
Io imbarazzatissima mi alzo di fretta e vado di corsa in classe lasciando Marco lì come un salame. Non mi girai neanche perché altrimenti sarei corsa da lui e gli sarei saltata addosso.
Ero in ritardo per le lezioni di qualche minuto ma, arrivata in classe, per mia fortuna il prof non c'era ancora.
Passata la porta ci fu Lia che mi venne in contro sorridente.
Io le sorrisi di ricambio, magari vorrà fare pace con me!
Si fermò davanti a me e con un sorriso da un'occhio all'altro disse:
-buon bagno!-
-cos...?-
Non ebbi il tempo di chiederle che cosa si fosse fumata che mi arrivò una secchiata d'acqua addosso dalla zoccola poi di tutta fretta Lia prese un sacco di farina dalla borsa e, senza neanche aprirlo, me lo tirò addosso.
Per fortuna riuscì a prenderlo al volo ed io, non vedendoci più dalla rabbia, lo lanciai di forza addosso a Lia e la colpì in faccia su un'occhio. Lei urlò dal dolore e la zoccola scappò.
-COSA CREDEVI DI FARE?!-
Lia non rispose, aveva una mano sull'occhio centrato da me con quel mattone di farina.
Solo ora mi accorsi di avere tutta la classe che ci guardava preoccupata, con alcuni che se la ridevano.
-ascoltate classe, se il prof chiede dove sono ditegli in bagno.-
Alcuni annuirono altri non risposero neanche.
Me andai fiera ricordandomi di essere fradicia dalla testa ai piedi.
-COSA STAI DICENDO?!- sentì la voce della zoccola e la trovai davanti ai bagni insieme a Marco.
Io da brava ninja mi nascosi dietro ad un muro cercando di ascoltare la conversazione.
-hai sentito benissimo Katia! Scordati di me e scordati di andare ancora a letto con me-
What? Davvero? Sono commossa.
-perché?- sentii la ragazza singhiozzare -non dirmi che è per colpa di quella gatta morta della tua classe che ti va dietro!-
-È solo una stupida ragazzina che...-rispose Marci tranquillo.
Se avete sentito qualche rumore...beh era il mio cuore che si è frantumato in miliardi di pezzettini pungenti che mi stavano uccidendo.
Sentì le lacrime rigarmi il viso, corsi in classe dove aprii la porta e mi trovai davanti il prof di matematica, come al solito furioso con la sottoscritta.
-era ora Collodi! Su si sieda al suo posto!-
Io non lo calcolai neanche, andai verso il mio banco dove presi il mio zaino, me lo misi in spalla e uscii dall'aula sbattendo la porta ignorando le urla del professore.
Me ne andai da scuola, avevo l'adrelina che mi scorreva nelle vene, non avevo mai saltato la scuola e mi sentivo invincibile.
Tornai a casa, mollai lì lo zaino e mi tolsi i vestiti bagnati mettendomene altri puliti e asciutti: pantaloncini strappati e una maglietta attillata bianca.
Per fortuna i miei sarebbero tornati stasera quindi andai in giro per la città.
Non sapevo se essere triste o arrabbiata, probabilmente ero tutti e due...
Ma una cosa era sicura, non mi sarei buttata giù come prima!
Entrai in un bar poco raccomandabile dove vidi gente brutta che mi guardava sorridendo malvagiamente.
Andai al bancone e chiesi al barista, un uomo basso, pelato e con dei baffoni neri, un pacchetto di sigarette.
Pagai ignorando il suo modo sarcastico di dirmi di essere troppo piccola.
Non avevo mai fumato prima, ma c'è sempre una prima volta, no?
Sapevo che quello che stavo facendo era assolutamente sbagliato, ma volevo semplicemente spegnere il cervello dal casino che era la mia vita.
Presi una sigaretta dal pacchetto e mi ricordai di non avere un accendino.
Mi diedi della pirla da sola per non averci pensato.
-hey piccola! Non hai da accendere?- trovai dietro di me un'uomo poco affidabile con un ghigno in viso e gli occhi arrossati: un drogato a tutti gli effetti.
-no, guardi sto bene così.- dissi cercando di allontanarmi ma lui mi prese per le spalle.
Mi portò in un vicolo accanto al bar e mi buttò contro al muro.
Ok, sono nella merda più totale.
Cercai di divincolarmi dalla sua pressa ma non ci riuscivo, cominciò a toccarmi il seno con una mano e io cominciai ad urlare, ma mi fermò mettendomi una mano sulla bocca.
Ma che aveva? 50 mani?!
Stava per andare oltre quando vidi un'ombra che corse verso di noi e buttò per terra il mio assalitore riempiendolo di botte fino a quando non perse i sensi.
In quel momento il mio salvatore si girò verso di me...

-Blacke?!- esclamai sorpresa.

-in carne ed ossa, tesoro! Ora leviamoci da qui- disse prendendomi la mano e stringendola.
Io fui costretta a seguirlo.
Ci trovammo in un parco e ci sedemmo su una panchina vicino alle altalene.
-dimmi Beth, perché non sei a scuola?- chiese Blacke divertito.
-potrei farti la stessa identica domanda, caro mio!-
-colpito e affondato-disse sorridendo.
-fumi?- chiese sorpreso notando il pacchetto di sigarette nella mia tasca.
Non mi fidavo di lui, ma ero troppo depressa per andare anche contro di lui.
-no, non fumo. È il mio primo pacchetto.-
-vuoi provare?- chiese prendendo un accendino dalla tasca.
Io annuii, presi una sigaretta e la accesi. Non avevo la minima idea di come si usasse e Blacke se ne accorse mettendosi a ridacchiare.
-dovresti metterla in bocca- disse ridendo e lo guardai male.
Titubante la misi in bocca e provai ad aspirare.
Il risultato? Mi misi a tossire come una malata di tubercolosi.
-che schifo!!! Mai più!- dissi buttando la sigaretta per terra.
E Blacke scoppiò di nuovo a ridere.
-che bello ridere delle disgrazie altrui!- dissi ironicamente .
-scusa, ma sembri una così brava ragazza e questo lo conferma!-
-ma tu fumi?-
-secondo te?-
-si.- dissi sicura
-visto? Tanto vale non chiederlo se lo sai già-
Ci fu un momento imbarazzante di silenzio fra noi due in cui io guardavo la sigaretta per terra e Blacke che guardava me.
Poi lui riprese.
-come va col tuo principe azzurro?- chiese ed io notai un pizzico di amarezza (?) nella sua domanda.
-principe azzurro? Intendi Marco?- dissi io ritornandomi in mente quello che era successo quella sera al locale.
-si, quello che mi ha menato!-
-e ha fatto bene a menarti! Mi hai rubato il mio primo bacio...- dissi la seconda frase a voce più bassa sperando di non farmi sentire.
-cosa?! Era il tuo primo bacio?- chiese sorpreso era dir poco.
Io annuii arrossendo.
-mi dispiace Beth! Però dai, non è stato tanto male, no?- disse con una faccia da pervertito.
Mi girai con una faccia così -_-verso di lui e dissi:
-fottiti.- dandogli un pugnetto sul braccio.
Ci mettemmo a ridere insieme.

-allora perché non sei a scuola?-
-me ne sono andata...è successa una cosa che mi ha fatto così arrabbiare da andarmene via.-
-cosa?- chiede curioso.
-non te lo dico- dico incrociando le braccia scherzando.
Mi alzai e andai sull'altalena dondolandomi.
-sei proprio una bambina- esclamò Blacke.
-bambina a chi?!- dissi facendo la finta arrabbiata.

Passammo la mattinata a chiacchierare e, per l'ora di pranzo, Blacke mi invitò a mangiare da lui.
Era un appartamento di medie dimensioni in stile moderno.
Appena entrati ci venne incontro un gatto.
-un gattino!!- esclamai facendo la voce acuta mentre il gatto si strusciava sulle mie gambe miagolando.
-si chiama Luna- disse Blacke guardando la gatta con tenerezza.
-ma vivi qui da solo?-
-no, ci vive anche mio padre-
-e tua mamma?- domanda che mi venne naturale.
-preferisco non parlarne...-
-oh scusa non volevo...- dissi sentendomi in colpa.
Ma quanto sono stupida?
Tanto.
Blacke fece della pasta alla carbonara, la mia preferita che spazzolai in poco tempo grazie alla fame che avevo.
-che appetito!- esclamò Blacke.
-avevo fame, ok? Io ho sempre fame!- dissi fiera di me.
-però ti rimane sempre quel bel fisico- disse più a sé che a me.
-oh ehm...grazie- lo ringraziai imbarazzata.
Arrossii e, per non farglielo notare, mi alzai dal tavolo e andai a coccolare un po' Luna.
-che brani porterai sabato?- chiese Blacke ancora con la bocca piena di pasta.
-non ne ho idea!- dissi ridacchiando -sono successe troppe cose che mi hanno distratta- mi voltai per guardare fuori dalla finestra, c'era una bella vista della città.

-ma tu che scuola fai?- chiesi curiosa.
-da domani la tua- disse come se non fosse niente di che.
-COSA?- mi girai di scatto stupefatta, ma mi trovai il viso di
Blacke a pochi centimetri dal mio.

Riuscivo a sentire il suo buon profumo mischiato a quello di sigaretta.
-sai Elizabeth? Tu mi piaci-

Potrei cambiare...per teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora