Presente: Sessanta

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Nonostante il suo coraggio e il buon umore, sapevo che la gamba di Harry lo stesse torturando orribilmente. Sapevo che la confusione stesse dilaniado la sua sanità mentale.

Riusciva a malapena a dormire più di due ore alla volta e quando il dolore giungeva al culmine, James gli preparava delle tinture che lo avrebbero aiutato, ma che lo facevano addormentare.

Rimasi al suo fianco, incapace di respirare nei momenti in cui Harry si perdeva nel dolore e nella sofferenza. Quando parlava con me o leggeva in silenzio, ci metteva poco a dimenticare che aveva veramente perso tutto quello che sapeva.

Recuperava la memoria poco a poco. Si ricordava dei nostri nomi ogni mattina. Sapeva come muoversi nel capanno e piccoli dettagli della sua vita che noi gli avevamo dato: lui era un Re, c'era stata una guerra, avevamo vinto, però lui era stato catturato. Sapeva di essere sposato con la Regina e che era viva nel castello. Ma non gli avevamo spiegato il problema di Maria.

E iniziai a capire il metodo di James. Non voleva che Harry assorbisse i dettagli della guerra e del tradimento di Maria finché non avrebbe riacquistato quel suo istinto di comandare. Finché non l'avrebbe desiderato.

Perché senza quella volontà, la sola idea di affrontare la cosa sarebbe stata scoraggiante.

Quindi, ci limitammo a rispondere alle domande che lui faceva. Nelle nostre risposte ripetevamo i nomi delle persone nella sua vita: James, Catie, Liam, Niall, persino Douglas. Non gli davamo più di quello che chiedeva, perché quando una volta lo feci mentre cucinavo -- divagando felicemente su Mary, la birreria, la mamma e Pa come se li conoscesse -- divenne sempre più frustrato, fino a chiedermi di smetterla con un filo di voce.

Gli avevo detto troppo ed era troppo presto.

Per il resto della giornata, mi chiese di stargli vicino e mi disse che avrebbe preferito che fossi io a occuparmi della sua benda e a portargli il cibo. Sembrava che non riuscisse a farne a meno e per questo si scusava.

"È scorretto," chiese in un sussurro imbarazzato, "volerti sempre vicina?"

"Ve lo assicuro, non ho alcuna intenzione di abbandonarvi," risposi onestamente.

"Come puoi sopportarlo? Come puoi guardare la mia gamba e affrontare la profondità della mia confusione?"

Sorrisi e feci una battuta in risposta. Ma con gli occhi gli dissi, resto perché tu sei mio e io sono tua.

~~

Ogni giorno, James portava Anne con sé a raccogliere erbe per le medicine e verdure per la cena, oppure a dare la caccia a conigli e galline.

Io e Harry passavamo il giorno a leggere, cucinare e ridere insieme.

Era come avere un migliore amico che non sapeva niente di me e che mi conosceva perfettamente allo stesso tempo. Sapeva quali smorfie mi facevano ridere, come mi piaceva essere presa in giro. E anche se a volte si sentiva perso, Harry sembrava libero da ogni responsabilità. C'erano dei piccoli momenti in cui temevo il giorno in cui avrebbe ricordato tutto, perché volevo che fosse così per sempre: solo noi quattro, al capanno, a condividere una vita. Non volevo tornare a una vita vissuta separatamente, a un amore espresso solo segretamente.

La mia bambina aveva imparato presto a gattonare e quando a casa la lasciavo libera, strisciava sempre verso Harry e gli tirava i pantaloni finché lui non si chinava e la prendeva.

Io ero la sua mamma, ma lui era il suo preferito.

"Vi adora," gli dissi una sera dopo mangiato, mentre James era a letto e noi seduti insieme davanti al fuoco.

No Fury [Italian translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora