Nelle settimane seguenti trovammo una nostra routine.
Mi addormentavo fra le braccia di Harry, mentre nostra figlia dormiva dall'altra parte della stanza. Dopo colazione, James portava Anne a fare la loro solita passeggiata e io e Harry avevamo l'intera mattinata a disposizione.
Per parlare.
Per cucinare fianco a fianco.
Per tornare al nostro capanno e fare l'amore, o semplicemente farlo dove capitavamo.E quando James tornava con Anne, la portavo al seno, mentre Harry le cantava canzoncine dolci e sciocche, per poi portarla in salotto mentre io cucinavo. Lì, costruiva castelli di blocchi, che poi lei radeva al suolo. Ancora, ancora e ancora.
Anche se la verità del tradimento di Maria gli pesava - come il fatto che eventualmente avrebbe dovuto agire -i suoi occhi non persero la loro luce. Aveva un po' preso le distanze dalla cosa e una frazione del mio cuore era grata di quell'inaspettata cancellazione nella sua mente.
Rinforzava la mia scelta di non dirgli ancora di come e dove fosse nata Anne.
Ma poi la guardava e le assicurava che non le sarebbe mancato niente. Mi guardava mentre le davo da mangiare e si meravigliava di fronte alla velocità della sua crescita. Mi chiedeva cosa avevo fatto mentre era in guerra e la mia risposta - Niente, tesoro - non lo soddisfaceva.
I miei sensi di colpa erano come delle ferite infette e doloranti dentro di me.
Doveva sapere la verità. Doveva sapere cosa avevo sofferto, che nostra figlia mi era stata strappata dalle braccia molteplici volte e che in quei momenti non sapevo cosa le succedeva. Ma non riuscivo a sopportare neanche il solo pensarci. Come potevo chiedergli di assorbire questo dolore quando sapevo di poterlo sopportare per entrambi?
~~
Sentii i passi di James ritirarsi nel bosco, insieme alla voce frenetica di Anne. I loro suoni diventarono sempre più piccoli e seppi immediatamente dove erano diretti: sarebbero tornati con una cesta piena di bacche.
Harry apparve dietro di me mentre sciacquavo la nostra pentola nel ruscelletto vicino al capanno. Si inginocchiò, con le cosce contro le mie, appoggiò le mani sulle mie spalle, prima di farle scivolare lungo il mio corpo.
E oh. Conoscevo quel tocco.
Era quello che scivolava verso le mie ginocchia, tirandomi la gonna mentre si muoveva verso i miei fianchi. Era quello che portava la sua bocca contro il mio collo, succhiando la mia pelle fra le descrizioni di quello che desiderava farmi.
Dopo avermi sollecitata ad alzarmi, fece qualche passo indietro.
"Lascia stare la pentola."
"Attirerà le formiche," protestai senza entusiasmo.
"Le formiche non mangiano il metallo."
"Ho quasi finito."
"Finisco io per te dopo." Il suo sorriso era impossibile da resistere. "Vieni," disse, girandosi e tirandomi con lui. "Ti voglio."
Dentro il nostro capanno, la sua bocca era morbida e sorridente contro la mia mentre mi spogliava abilmente.
Il suo corpo era fatto di pelle liscia su muscoli forti e un torso che proseguiva per miglia. Non potevo mai averne abbastanza; le mie mani tracciarono la sua pelle, passando da un fianco all'altro e sentii il bisogno di toccarlo ancora e ancora mentre si muoveva sopra di me.
Ma lui catturò le mie dita, bloccandomi le braccia sopra la testa con un sorriso crudele mentre dondolava lentamente.
Questa posizione mi portò a ricordare quelle prime notti in camera sua. E mi persi in quel sollievo strano e amaro.
STAI LEGGENDO
No Fury [Italian translation]
FanfictionIl principe nacque nella lussuosa camera della madre tre giorni prima che io emergessi sul pavimento squallido della birreria. Lui faceva parte della famiglia reale . . . lei no. Ma l'amicizia segreta che nacque tra i due durante l'infanzia, divent...