Capitolo 8 - Il primo di tanti

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-L'avete portato voi- disse Jared, indicandoci con rabbia –Voi siete arrivati e tutto è iniziato. Sapete cosa vuol dire questo? Siamo fottuti-

-Calmati Jar- lo intimò Dalton, freddissimo come al solito. Il capo si sedette sul divano a pensare. Era una brutta situazione. Mi permisi di prendere la parola.

-Dovremmo chiamare la polizia- proposi, prendendomi degli insulti da Jared. Dalton lo fulminò con lo sguardo, quando Sebastian lo anticipò, rispondendomi:

-Non è un'idea sensata. Saremmo ritenuti tutti colpevoli, perch...-

Il rumore delle nocche di una mano che si infrangevano sulla pesante porta in legno della confraternita ci fece saltare dalla paura. Jared era terrorizzato, accanto a lui vi erano l'alto ragazzo dai capelli rossi, Blake, con cui avevo scambiato sì e no due parole, e "l'avvocato" Sebastian, che interruppe la sua risposta, voltandosi verso il capo. Dalton guardo quest'ultimo negli occhi. Sebastian, avanzò sul pesante tappeto del salotto e si portò alla finestra, dove scostò la bianchissima tenda per poter scorgere l'identità di colui che bussava inesorabilmente. Il ragazzo si voltò.

-Non lo conosco- confessò, Dalton imprecò silenziosamente, per poi fissare me e Caleb.

Il capo avanzò di qualche passo, e spostò rapidamente gli occhi dalla porta al cadavere accanto al camino. Si voltò verso Blake.

-Coprilo- gli ordinò, il rosso si abbassò, sollevò il polveroso tappeto e lo stese sul corpo esanime del ragazzo.

-Coprirlo serve a poco- disse, una volta finito il lavoro –Non dobbiamo fare entrare chiunque stia bussando-

Da fuori provenne un grugnito e il continuo bussare sovrastava la voce di un ragazzo intento a varcare la soglia della porta. Sebastian si fece avanti.

-Se non lo facciamo entrare e si venisse a sapere del cadavere, saremmo considerati tutti colpevoli. Se lo facessimo entrare, avremmo un alibi, seppur vacillante- sostenne, guardando Dalton. Quest'ultimo sospirò, si girò verso di me, facendomi cenno di aprire la porta.

-Sedetevi, siate normali- ordinò, cercando di non pensare al corpo di Miguel coperto dal tappeto. Mentre tutti si sistemavano, cercando di sorridere, io mi diressi all'uscio. Appena raggiunto, girai il chiavistello e sospirai pesantemente.

Tre, due, uno... Aprii la porta e strabuzzai gli occhi.

Cinque ore prima

Qualcuno gridò forte. Mi alzai dal letto, ancora rincoglionito per i farmaci presi la sera prima. Tentennai, Caleb mi sorresse. Ci precipitammo giù per le scale, arrivando sino al salotto, dove tutti si erano riuniti attorno a qualcosa.

-Come cazzo è stato possibile?- urlò Jared, superandoci e fiondandosi in cucina. Fissai Caleb, allibito. Lui prese la parola.

-Cosa sta succedendo?- domandò. Finalmente si accorsero della nostra presenza. Sebastian si spostò e vidi Blake fissare inorridito il pavimento. Abbassai lo sguardo e vidi lì, a terra, il cadavere di un ragazzo. Spalancai la bocca e mi portai le mani in volto. Caleb reagì diversamente: si avvicinò lentamente al cadavere.

Dalton si frappose tra il mio amico e il morto.

-Non è il caso- gli disse, Caleb protestò.

-Chi è? È morto?- domandò, Dalton fissò Sebastian che rispose.

-Miguel. Non è morto, è stato ucciso-

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