Entrai di corsa alla confraternita, con Julian appena dietro di me. Ero euforico per aver fatto un passo importante nella risoluzione del controverso caso, ma anche per aver confessato i miei sentimenti più a me stesso che a Julian. Superammo la colonna, e piombammo in salotto. Fu lì che estrassi l'arma di ordinanza, appena vidi il corpo a terra, nella solita posizione: sotto al camino.
Un'ora prima
L'uomo sapeva perfettamente le abitudini di tutti i confratelli. Per quel motivo, aveva aspettato sino a quando non avrebbe trovato il ragazzo che voleva da solo. Fu questione di attimi, Blake come lo vide spalancò gli occhi. L'assassino non si fece problemi: premette il grilletto una volta, colpendolo alla spalla. Blake cadde, ovviamente non morto e nemmeno sanguinante, viste le cartucce a pallini, ma il killer sapeva bene che, i suoi proiettili, facevano molto male in quanto scavati all'interno e dimensionati a forma piramidale seppur di plastica.
-Allora sei tu- disse, contorcendosi e sollevandosi. Colpendolo alla spalla vi era un acuto rischio che questa fuoriuscisse, provocandogli molto dolore, ma l'uomo non aveva altre possibilità per poter fermare Blake, dato che era a conoscenza delle sue abilità nella corsa e nell'attività fisica. Il rosso indietreggiò, non capendo perché sentiva dolore ma non vi era sangue.
-Come fai a essere an...- provò a dire, quando l'assassino riuscì a raggiungerlo e lo colpì col calcio dell'arma in fronte. Il ragazzo appariva stordito, così il killer si godette il momento, osservando quella sensazione di struggente ansia, paura e dolore che gli avevano insegnato a provocare e fargli piacere. Poi, parlò.
-C'è in ballo molto più di qualunque cosa tu pensi- spiegò, immerse la siringa nella boccetta e gliela iniettò nel braccio, poi fece lo stesso una seconda volta, onde evitare qualunque tipo di rischi. Il dosaggio era importante. Poi, si limitò ad attendere qualche secondo, quando vide la sensazione di sfinimento sul viso della vittima. Così lo sollevò e lo trasportò nella solita posizione, prima di applicare la solita scritta, quel marchio di fabbrica che gli avevano insegnato, quello che testimoniava che lui faceva il suo lavoro. O, almeno, sperava che così loro avrebbero creduto che lui lo facesse.
Presente
Sollevai la pistola, sapendo già che non avrei trovato nulla. Avanzai lentamente, guardando sia a destra che a sinistra, teso come una corda di violino, con le orecchie pronte a sentire ogni eventuale rumore. Ma, il risultato fu nulla come al solito. Feci cenno a Julian che mi raggiunse. Arrivammo accanto al corpo di Blake. Avrei potuto prendere le impronte o seguire l'iter classico che ci era stato impartito a Quantico, ma decisi di evitare, perché già sapevo cosa avrei scoperto. Per quello io e Julian attendemmo sul divano, seduti a meditare. Il rumore alla porta ci destò, Dalton, Jared e Sebastian erano tornati dalle lezioni del mattino. Appena entrarono e videro Blake ebbero la solita reazione, quando io li fermai.
-Dobbiamo parlare- dissi, indicando il divano. Jared e Sebastian erano scettici, Dalton si sedette immediatamente. Prendendo esempio dal capo, anche i due si accomodarono. Li guardai, indeciso sul da farsi, quando presi il distintivo e lo lanciai sul tavolino. Jared e Sebastian si scomposero immediatamente: entrambi spalancarono gli occhi e aprirono la bocca. Julian rimase immobile a fissare il corpo esanime di Blake, mentre Dalton alzò le sopracciglia, come a dire che non era d'accordo col mio modo di agire. Ma questo già lo sapevo. Sospirai, appoggiandomi al tavolino.
-Chi è l'assassino?- domandai, a freddo. I miei confidenti sti sbigottirono, così sorrisi.
-Mi sembra ovvio che non lo sappiate. Certamente. È da quando sono qua che mi pongo questa domanda, che indago per trovare un assassino- sbuffai, in modo ridicolo, facendo sorridere Julian –La verità è che sbagliavo domanda. Ho sempre sbagliato. Non mi dovevo chiedere chi fosse l'assassino perché non c'è un assassino, dico bene?- spiegai, i tre si guardarono.
-Cosa intendi dire?- disse Dalton, io sorrisi.
-Intendo dire che il colpevole è in questa stanza, ma non è l'assassino- provai a spiegare la mia teoria, quando il cellulare squillò. Lo sollevai, notando il nome di Georgina sullo schermo. Mi accigliai e risposi.
-Georgy, hai novità per me?- dissi, allontanandomi leggermente dal gruppo.
"Hai ragione. Ci sono documenti secretati, ci sono ufficiali corrotti e omicidi seppelliti. Hai ragione tu. Ho mosso subito le mie conoscenze. A pranzo incontrerò il vicedirettore Joyce al Plaza. Cody stai attento, sanno che ho indagato. Cercheranno di arrivare a te, di eliminarti" rispose la mia amica, io mi voltai a guardare Julian.
-O di eliminare chi mi sta a cuore- dissi, sentendola confermare.
"Sì. Presta attenzione. Se il vicedirettore non è corrotto, cosa che spero vivamente, in un paio di giorni sistemeremo la faccenda. Almeno, credo" concluse lei, attaccando. Imprecai, notando una mail. La aprii: era un referto sulle impronte nello zaino. Non c'era la minima traccia di impronte che non fossero di Caleb. Tornai di gran carriera dai miei confratelli. Fissai Jared negli occhi.
-Hai il movente. Hai le qualità fisiche. Non hai un alibi- gli dissi, lui sembrava sbigottito.
-Cosa vuol dire questo?- chiese, di risposta.
-Perché non dovrei pensare che tu sei il colpevole?- sostenni, lui si alzò.
-Perché non lo sono!- obiettò, io annuii.
-Lo credo anche io- decisi, girandomi. Indicai il mio sospetto, estraendo la pistola dalla fondina.
-Perché il colpevole sei tu, Sebastian-
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Brotherhood
Mystery / ThrillerLa Eta Beta è la più antica confraternita della Ohio State University. E se, un tempo, era gloriosa e popolare, ora trasuda povertà e sembra trascurata. Ma, dietro alla confraternita, c'è un mistero, qualcosa che nemmeno i membri più anziani sanno...