3° Capitolo.

2K 89 7
                                    

Don't compromise yourself. 

You are all you've got.  



Sono le 22:00, tra circa un'ora devo essere sul posto per il piano bar. Non che mi esalti molto questa cosa, ma devo accontentarmi. Avrei preferito esibirmi con la mia musica, farmi conoscere per ciò che sono, non per quello che gli altri vorrebbero che fossi. Ma, al momento mi porta guadagno e ne ho bisogno.

Danielle mi consiglia di avviarci prima, anche perché il proprietario del locale non mi conosce ed è sempre meglio. Lei si che se la cava con questo tipo di cose, io sono più tipa da strada, insomma. Poco professionale. Con questo genere di cose non ci ho mai preso grande confidenza.

Non impieghiamo molto ad arrivare sul posto.
Scendo dall'auto e già posso vederlo. Questo locale non è affatto male, è un tipico pub irlandese, sarà per questo che mi piace. Stasera è pieno di gente, chissà se è sempre così o se è solo perché è il fine settimana. Già sento l'ansia salire. Chissà se sarò all'altezza, non mi sono mai cimentata in questo genere di cose e cantare davanti a tanta gente mi spaventa molto. Entriamo, scendiamo le scale che portano al piano terra e siamo subito avvolte dalle canzoni ad alto volume che inserisce il dj per intrattenere i clienti. Le luci sono soffuse, ed i tavoli sono solo dal lato del bancone del bar. Davanti al palco è tutto libero. Insomma, è un tipico pub da musica live.

- Tu devi essere Iris!

Un uomo calvo, ricoperto di tatuaggi mi indica, avvicinandosi.

- E tu devi essere il tizio del locale, giusto?

- Sono proprio io, esatto.

Ride. Pare voglia prendermi in giro, già mi sta sulle palle.

- Vieni con me, ti mostro dove puoi sistemare la tua roba.

Danielle ci segue, guardandosi attorno. Probabilmente non era mai stata in quel locale, perché ha lo sguardo di chi sta esplorando. Tipico dei bambini, si.

- Ci sono molte ragazze, abbastanza piccole. Non devi preoccuparti.

Mi rassicura Danielle, quando io presa dal panico inizio a fare avanti ed indietro nel camerino. Eggià, mi hanno proprio dato un camerino, sul retro del piccolo palco del locale.

- Ho paura di sbagliare. Lo sai.

- Non sbaglierai. Te lo posso assicurare.

I suoi sorrisi sono così materni che quando mi poggia le mani sulle spalle mi sembra quasi di sentirmi invincibile. Capace di fare tutto.

- Adesso io vado a prendere posto. Mi raccomando, spacca tutto.

- Si, tanto mi faranno cantare le canzoni di Laura Pausini.

- Almeno non devi fare Gigi D'alessio. Pensa al lato positivo.

Ridiamo e poi va via dal retro per prendere posto ad un tavolino e prendere qualcosa da bere nell'attesa.

Io, intanto, continuo a camminare per tutto il corridoio sul retro, con in mano i testi delle canzoni che canticchio in mente. Mi è già capitato di dimenticare le parole di una canzone, quindi li ho sempre con me. Sarà anche poco professionale, ma è per pararmi il culo.

Ad un tratto, vado a sbattere contro qualcuno. Avevo lo sguardo basso sul foglio poco prima e non ho fatto caso che non ero solo io lì. Alzo il capo e mi ritrovo davanti Benjamin in carne ed ossa. Sbatto le palpebre, strizzo gli occhi, e deglutisco. No, non ero una loro fan, credevo facessero musica di merda ma, cavolo, quanto era bello. Mi si bloccano le parole in gola. Parla lui per primo, distendendo un sorriso.

- Ti sei fatta male?

Perché avrei dovuto farmi male? Sei così morbido.

Ovviamente non lo dico, scuoto solo la testa.

- Scusami, non ho prestato attenzione.

- Non preoccuparti. Cosa sono?

Allunga il collo, sbirciando sui miei testi che gli sventolo piacevolmente davanti al viso.

- Laura Pausini. Mi hanno costretta.

Fa una smorfia, e poi ridacchia. Ma, a quanto pare ha ancora voglia di continuare la conversazione dato che non va via. Io, d'altronde, solo adesso realizzo che è anche lui nel locale in cui dovrò esibirmi.

- Canti?

- Più o meno.

- Anche noi ci esibiamo qui stasera.

Da per scontato che io li conosca. Bene, poco modesto il ragazzo. Ma, adesso si spiega il perché di quell'affollamento.

- Be', grazie per il pubblico.

- Non rubarci le fan, eh!

Ride, ma capisce che sono spaventata dato che io resto seria. Così cerca di sistemare la cosa.

- Dai, non preoccuparti. Andrà tutto bene.

- Mi spaventa cantare in pubblico.

- Dovresti superarla questa paura, sai? Soprattutto se vuoi fare la cantante, sarai sempre al centro dell'attenzione.

Questa considerazione mi mancava, come se non lo sapessi già. Si poggia al muro, ed incrocia le braccia al petto guardandomi per qualche secondo dalla testa ai piedi. Io alzo un sopracciglio ricambiando lo sguardo in modo interrogativo.

- Allora? Come ti chiami? Io Benjamin ma puoi chiamarmi Benji, Ben o come ti pare.

- Lo so.

Mi lascio scappare un sorriso, poi allungo la mano per stringere la sua, già precedentemente rivolta verso me.

- Io mi chiamo Iris.

- Allora, Iris..

Abbozza un sorrisino misto tra il furbo ed il malizioso. Quando fa così lo prenderei a schiaffi, lo avevo già notato in alcuni live in tv o nei loro videoclip.

- ...ti va di venire con noi dopo la nostra esibizione? Abbiamo organizzato una piccola festa a casa di Fede.

- Sono con la mia amica.

Lo stronco sul nascere, non mi va affatto di andare alle feste, né tantomeno con due ragazzi che saranno sicuramente dei montati assurdi. Ma, lui non demorde. Infatti, aggiunge tranquillamente.

- Porta anche lei. Non vedo dov'è il problema.

- Va bene.

Gli rispondo abbastanza distaccata. Tanto dopo l'esibizione si sarà già dimenticato di me. Anzi, che dico se ne sarà dimenticato non appena alzerà i tacchi ed andrà via. Tanto vale non fare storie ed acconsentire.

- Dammi il tuo numero. Non voglio che fuggi.

- Cosa?

- Sicuramente andrai via dopo e non verrai alla festa. Mi potresti dare il tuo numero? Così avrò anche modo di rintracciarti.

Cambia anche il tono di voce, rivolgendosi in modo più gentile, insomma. Credo mi abbia letto nel pensiero. Adesso non ho via di fuga. Gli chiedo il cellulare ed in due secondi gli scrivo il mio numero, e no...non posso scriverlo sbagliato perché prova subito a farlo squillare cercando la testimonianza sul mio cellulare.

- Ecco, così ora hai anche il mio.

Si giustifica con un sorriso e poi, distaccandosi da quel muro, mi fa un cenno con la mano, stile saluto da soldato e si congeda con un occhiolino.

Insomma, ma quanto è montato questo ragazzo?


- to be continued.

Sometimes the hardest thing and the right thing are the same. || BenjieFede FF.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora