17° Capitolo.

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Danielle

- Tutto sommato è stato divertente, se ci pensi.

Mi dispiace che Fede si sia arrabbiato fino a questo punto, così provo a smorzare l'aria nonostante anch'io sia stata toccata da quanto accaduto. Stavamo trascorrendo una serata così tranquilla e piacevole che quasi mi dispiace averla dovuta interrompere a causa di quei due. Sono proprio assurdi delle volte, soprattutto messi insieme: un vero e proprio pericolo pubblico.

- No. Per niente.

Mi risponde in modo del tutto distaccato, senza rivolgermi neanche uno sguardo e mette in moto, guidando dritto verso casa sua. La durata del viaggio sembra interminabile, non parliamo, non ci guardiamo né scambiamo opinioni sulla musica in radio. Che, a dirla tutta, è stata davvero orribile. Però, tenevo a non infrangere questo ambiguo silenzio. Sono sicura che sta provando a sbollire la rabbia, a fare in modo di non aggredire anche me dicendo o facendo qualcosa di sbagliato. Capita delle volte.

Parcheggiato nel vialetto di casa, si volta verso me. Allunga le braccia e prende le mie mani. Sembra in procinto di farmi una dichiarazione, resto zitta.

- Danielle, scusami. È che avrei voluto che fosse tutto perfetto.

Fisso lui, inclino leggermente il viso verso la spalla e lo guardo nello stesso modo in cui guardavo Iris ogni qualvolta combinava un guaio e veniva a raccontarmelo. Mi descriveva spesso con lo sguardo di una madre che adora la propria figlia e non ha per niente il coraggio di sgridarla. E, quando mi vengono in mente le sue parole provo a smuovermi per esternare altro. A volte la benedico per questo. Il tutto, facendolo sembrare il più naturale possibile. 

Sfilo con delicatezza la mia mano dalla sua e la avvicino al suo volto.  Con l'indice, agisco ponendo una lieve pressione sotto al mento in modo da potergli alzare il viso su cui ha disegnato un'espressione fin troppo affranta. 

Incrociamo finalmente i nostri sguardi e sorrido nel modo più amabile e consolatorio che mi riesce, mentre mi tuffo totalmente in quell'azzurro fin troppo azzurro per essere reale.
Anche il suo sguardo pare illuminarsi in quel momento.

- È stato già perfetto stare con te, non devi fartene una colpa.

Il tono fievole delle mie parole lascia trasparire un po' di paura che avevo nel pronunciarle. Non trattiene il sorriso e solo quell'espressione basta a ripagare tutto. 

Scendiamo dall'auto ed entriamo a casa.

- Allora per farmi perdonare adesso ordino una pizza e ti preparo un dolce.

- Sai anche cucinare?

Avanzo, curiosa verso la cucina.

- Ho le mie doti nascoste.

Ammicca, muovendo le sopracciglia più volte in un atteggiamento così buffo da farci scoppiare a ridere all'unisono. Sono felice che si sia rilassato adesso.

- Allora che dolce mi prepari?

Chiedo, poggiando i gomiti al bancone dove ha depositato tutti gli ingredienti e sostenendomi il viso con le mani. Qualche ciocca di capelli mi ricade sul volto. Io non ci bado molto, a differenza sua che allunga di proposito la mano per sistemarmela dietro l'orecchio. 
Poi, ritorna a mescolare come se nulla fosse successo, mentre solo quel gesto, a me, aveva bloccato la saliva in gola.

- Cupcakes, ti piacciono?

Mi guarda, aspettando una risposta e stoppando il suo mescolare quasi preoccupato dal non sentirmi più proferire parola. Annuisco sorridente. Dicono bisogni sembrare il più disinvolte possibile in situazioni del genere.

- Solo se poi li fai decorare a me.

- Vedremo. Sono geloso dei miei cupcakes.

- Ah si? Quindi se tipo adesso io facessi così...

E così, ci provo. Mi piego leggermente in avanti, affondando il dito nel recipiente pieno di panna montata che fino a poco fa stava mescolando. Lo porto subito alla bocca dove, schiudendo le labbra, la faccio scorrere e sparire all'interno, ripulendolo del tutto. Nel durante Fede mi guarda quasi ipnotizzato e con le labbra semichiuse. Non so se sia più sconvolto per il mio gesto o per il fatto che ho contaminato la panna con il mio dito. 

Gli batto le mani davanti al viso due volte e lui strizza gli occhi riprendendosi, come dopo uno stato di trance, un po' imbarazzato. Passa una mano tra i capelli, e guarda verso il basso con le gote leggermente arrossate. In questo stato è dolcissimo.

- Se fai così poi non abbiamo più panna per le decorazioni...

Si schiarisce la voce per scacciare via il suo fare un po' impacciato.

- Hai ragione.

Sorrido, incuriosita dalla sua reazione ma non mi spingo oltre. È lui a fare il seguito, in realtà.

In un veloce movimento si scosta dal resto bancone e mi raggiunge. Prende la mia mano, la alza e mi fa fare una piccola giravolta, roteo lentamente fino a ritrovarmelo accanto. Poggia la sua mano sul mio fianco ed in modo molto autoritario mi tira a lui, spingendosi con le labbra contro le mie. Non esita. Non riflette. Agisce d'istinto.

Non so perché, ma in quel momento ho avuto come la sensazione che attendesse da tempo questo bacio. Mi bacia con passione, travolgendo del tutto anche me, e lasciandomi inerme. La sua mano mi tiene stretta contro il suo bacino, mentre l'altra sale, sostando sul mio collo. Ricambio quel bacio, lasciandomi trasportare dalla morbidezza ed il gradevole sapore di quelle labbra e dal vorticoso movimento della sua lingua che si è intrufolata alla ricerca della mia.

Nonostante sia stata presa alla sprovvista e nonostante non avessi mai pensato di ritrovarmi in questa situazione con lui, neanche dopo un appuntamento, reagisco con una calma invidiabile. Niente batticuori, niente tremolii alle gambe. Niente di niente. Solo una gran confusione nella mia testa, un completo casino. Che, tende a sparire dopo poco, quando ad occhi chiusi ho la sensazione di essere in viaggio verso un universo parallelo.

In quel momento mi rendo conto di essere stata io la provocatrice e di avergli forse gettato addosso cattive aspettative, ma non mi dispiace affatto. Perché in realtà false non erano.
Non mi dispiace avere le sue mani sul mio viso, non mi dispiace sentire le carezze ai fianchi e non mi dispiace continuare a baciare queste labbra che inizio a bramare sempre di più. Come se non ne fossi mai sazia, come se ne avessi sempre più bisogno.

Baciandomi, mi spinge quasi involontariamente verso il bancone, contro cui trovo un appoggio per il mio fondoschiena. Il suo corpo preme ancora una volta contro di me, ed il petto è così vicino da poterne intercettare i battiti. Le sue mani tendono a scendere sull'orlo della maglia, dove poi le dita tendono ad insediarsi leggermente al di sotto del tessuto, come se volessero nascondersi, fuggire da eventuali sguardi inquisitori. Con i polpastrelli solletica la mia pelle adesso, e questa volta inevitabile è un brivido, il calore sale fino alla testa che sembra farmi vacillare per qualche secondo. Inizio ad essere invasa da una piacevole sensazione che si è impossessata di me.

Ed è proprio nel momento in cui stiamo per spingerci oltre, che sentiamo delle chiavi rigirare nella serratura della porta d'ingresso.

Entrambi ci stacchiamo a stento, solo nel momento in cui la porta si apre, come se sperassimo fino alla fine che fosse solo una burla della nostra mente. È la voce di Ben, invece, seguita da quella di Iris, a risuonare alle nostre orecchie e farci capire che è tutta realtà, purtroppo.

- Avete ordinato voi le pizze?

I due avanzano, raggiungendoci in cucina.

Non mi sarei mai aspettata un primo appuntamento così.


- to be continued.

      

Sometimes the hardest thing and the right thing are the same. || BenjieFede FF.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora