Capitolo 9.

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《Tutto bene, Ele?》mi chiede Riccardo. 《Si, certo, andiamo》lui fa ciò che dico e andiamo verso il bar.
《Cedrata?》 Mi chiede lui. Mi conosce bene!
《Si, mi conosci bene ehh》dico, dandogli una gomitata sul fianco. 《Eh, si. Ti conosco da una vita》 non è vero! Mi consoce da delle settimane. Che cazzaro! Non dico niente, se no si mette a discute.
Mi da la cedrata,a comincio a bere. Mhh, buona! È la mia bevanda preferita.
Ci sediamo ad un tavolo e cominciamo a parlare. Oddio! Abbiamo tante cose in comune. Troppe. Se non fossi fidanzata con Stefano uscirei con Riccardo, ma non un'uscita così, un'uscita vera e propria, per conoscerlo meglio ehh! Non pensate male.
《Senti, Riccardo, che fai domani?》 Chiedo al ragazzo davanti a me.
《Riccardo? Riccardo? Come cazzo mi hai chiamato? Stai pensando a quello eh! Sono io, cogliona, sono il tuo ragazzo, Stefano. Sei una troia, io ti lascio. Vai da quel testa de cazzo di Riccardo!》
Come ho fatto a confondere Stefano, il mio Stefano con Riccardo. Io amo Stefano, almeno credo. Non lo posso perdere. No, non posso. Sono una cogliona, sono una cogliona. Ho rovinato tutto, come al solito. È sempre colpa mia. Mi metto a piangere. Cosa? Sto piangendo? Io non piango mai. Che cosa sta succedendo?

《Elettra svegliati! Cazzo. Elettra!》qualcuno mi scuote. Chi cazzo è? Apro gli occhi e vedo Stefano, ah è lui. Che bello! Non abbiamo litigato.
《Ehi, amore》quel nomignolo del cazzo mi è uscito così, non so perché l'ho detto.
《Vestiti!》 Urla. Sta sul punto di piangere.. Perché? Che succede?
Mi alzo dal letto, mi vesto e mi lavo.
Stefano mi prende per mano e mi conduce fuori. Comincia a correre ed io pure. Saliamo nella sua macchina e partiamo.
Non ho il coraggio di fare domande, lui sembra triste, sul punto di piangere. Gli metto la mia mano sulla sua coscia, gli piace quando lo faccio, credo che lo farò calmare.
Dopo mezz'ora di silenzio decido di vedere che ore sono: le nove e mezzo del mattino. Ma siamo scemi? È estate e mi sono alzata così presto? Stefano ma sei coglione?
Stefano è taciturno ed anche io. Non so dove stiamo andando, so solo che succederà qualcosa di spiacevole. Molto spiacevole.
《Stiamo andando all'ospedale》 Cosa? Perché? Che succede? Cazzo, continua!
《Tua madre stava tornando dal lavoro.. ed ha fatto un incidente...》 dice in un sussurro.
Mamma. Incidente.
Mamma. Incidente.
Mamma. Incidente.
Cosa.. no. È tutto uno scherzo vero? Vero?
Me ne resto zitta.
Una lacrima mi bagna il viso. Un'altra lacrima. Finché non ho le guance tutte bagnate dalle mie lacrime.
Dopo la morte di Leo non ho mai pianto. Mai. Non ritenevo opportune quelle situazioni. Ho imparato a "mascherare" i miei sentimenti. Non ne vado fiera.
Voglio dire che sono felice o triste senza vergognarmene. Vorrei piangere e non pensare che la persona accanto a me ci stia godendo. Voglio essere normale. Mamma è in ospedale ed io non ci posso fare niente. Posso solo stare lì, in ospedale ad aspettare che il dottore mi dica che cos'ha mia madre, cosa che sto facendo ora.
Sono qui da quasi un'ora. Sto con Stefano e con Luisa. Ho chiamato mio padre, ha detto che entro stasera starà a Roma.. lo spero.
Non ho parlato per tutto il tempo. Sono rimasta in silenzio, quasi in uno stato di shock.
La mano di Stefano sulla mia coscia mi ricorda che sto vivendo. Ora come farò senza la mia mamma? Sembro una bambina, però la mamma è la mamma, nessuno può vivere senza di lei.
Stefano mi circonda le spalle con il suo braccio, il suo calore mi aiuta. Mi giro per vedere i suoi occhi. Ma non è Stefano, è Riccardo. Il mio Riccardo. Dico mio, perché lo sento mio. Appoggo la testa sulla sua spalla. Quanto vorrei che mi ripetesse quelle parole che mi ha detto l'altro giorno. Ma non dice niente. È bello stare in questa posizione. Sento come se qualcosa unisse me e Riccardo. Qualcosa di intenso. Molto intenso. Ma non so cosa.
《Me lo ha detto Stefano di venire da te》 mi sussurra quel ragazzo, che in questo momento è la mia ancora.
《Perché?》
Non mi risponde. La sua mano mi accarezza la guancia.
《Per dirti che tua madre è morta》 dice in un sussurro. È triste.
Chiudo gli occhi, pensando che sia tutto un sogno, una lacrima riga la mia guancia.
Mia madre è morta.

Vicini Di Casa |Riccardo Ridolfi|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora