Capitolo 21.

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Premessa: il capitolo è corto e fa schifo. Scusate ma non sapevo che cosa scrivere.
Buona lettura.

Okay, il piccolo Leo sta per nascere. Che ansia. Sono appena arrivata all'ospedale, ora devo trovare Al. Vado alla home e chiedo all'infermiera. Lei mi dice che Giada è al secondo piano. Vado verso le scale e comincio a correre. Mi guardo in giro, in cerca di Al. Dopo un po' lo trovo. Mi avvicino a lui e gli dico che si deve calmare. Lui alza lo sguardo, ha gli occhi rossi e le guance bagnate.

Le ore passano, ma non si sa nulla di Giada. Intanto è arrivato anche Stefano, che ora sta al telefono con Daniel. Cominciamo a parlare, per passare il tempo. Però, dopo poco, rimaniamo in silenzio. Tutti noi pensiamo alla stessa cosa, anzi alle stesse persone: Giada e il piccolo Leonardo. Mi alzo, stare seduta mi mette ancor più ansia. Vado verso il giardino e mi accendo una sigaretta. Cazzo! Devo avvertire mio padre. Tiro fuori il telefono dalla tasca dei jeans.

Due chiamate perse da mio padre e un messaggio da Riccardo...

Apro il messaggio.

"Mi manchi."

Ma è coglione? Oddio. Non lo capisco proprio.

Ignoro il messaggio e chiamo mio padre.

Dopo aver spiegato la situazione al mio genitore. "Rimani lì, la tua amica ha bisogno di te". Così mi ha detto.

Mi fumo un'altra sigaretta.

Oh, Leo perché ci metti così tanto a nascere?

Perché Riccardo mi ha scritto? Perché fa così.

Nemmeno a farlo apposta mi arriva un messaggio, indovinate di chi? Sì, di Riccardo.

"Penserai che io sia pazzo, ma in verità ti sto proteggendo."

Ma che cazzo stai dicendo? Mi stai proteggendo? Mi stai facendo soffrire, coglione!

Ma quanto sono delicata? Troppo.

Ignoro anche questo messaggio.

Rientro dentro l'ospedale e vedo da Stefano e da Al. Quest'ultimo mi viene incontro felicissimo.

《Sta per nascere!》

Lo abbraccio. Finalmente le mia migliore amica sta per partorire.

-

Dopo ore davanti a quella porta, sentiamo delle urla, urla di neonato. Leo è nato!

"Ragazzi, il bambino è nato. La vostra amica non può ricevere visite, deve riposare". Ci dice un dottore, che è appena uscito da quella stanza.

《Posso... posso vedere mio figlio?》 Chiede Al, agitato. Il dottore annuisce e gli dice di seguirlo. Al se ne va insieme al Dottore.

Io e Stefano rimaniamo da soli. Nessuno dei due parla. Che imbarazzo.

《Mi ha scritto Riccardo.》 Dico infine. Lui si gira di scatto. 《Che cosa ti ha scritto?》

Prendo il telefono e gli faccio vedere i messaggi.

"Ma che bastardo! Ma io lo ammazzo."

Quanto è delicato.

Dopo un po' qualcuno esce da quella stanza.

《Leo, saluta gli zii》 Dice Al mostrandomi mio nipote.

Leo, sei bello come tua madre. Come tuo zio.

Vicini Di Casa |Riccardo Ridolfi|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora