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Un raggio di sole filtrò dalla finestra mezzo distrutta nella camera di una ragazza bionda abbandonata ad un sonno profondo.
Era carina, molto carina, ma non lo sapeva perchè in casa sua tutti gli specchi erano al suolo, frantumati come il suo cuore.
Quando il sole raggiunse il suo viso lei aprì di scatto gli occhi, di un azzurro intenso.
Ma mentre durante il sonno il volto manteneva un'espressione rilassata, quasi sorridente; da sveglia, anche dai primi istanti, era molto seria e spesso gli occhi blu, così pieni di odio, servivano a nascondere una ragazza talmente disperata da annegare nei sentimenti oscuri i pezzi della propria anima, sparsi per il mondo.
Maya Hart si fece coraggio, si alzò dal letto ed osservò la stanza.
Il tripudio della distruzione: tutti i mobili giacevano a terra spaccati, le schegge di legno erano ovunque, sul pavimento lurido. Mise i piedi nudi nelle all star nere e andò lentamente nel piccolo bagno dell'appartamento.

Spinse la porta sfondata e i cardini antichi e poco oliati cigolarono.
-"Cazzo" mormorò a mezza voce. L'ultima cosa che Maya voleva che accadesse era che sua madre si svegliasse. Si sarebbe dovuta sorbire tutti i suoi lamenti sul suo compianto padre: "Che se n'era andato, lasciandole sole.." e blablabla. Sempre le stesse cose, cose che Maya non voleva più sentire.

Appoggiò i gomiti al lavandino, scoraggiata dalla sua altezza, e si spruzzò dell'acqua gelida sul viso. Quel contatto freddo la risvegliò completamente. Ebbe persino il coraggio di guardare il proprio riflesso nell'unico pezzo di specchio rimasto nella casa.
Nel vetro vide un occhio blu e un pezzo di guancia coperto da dolci lentiggini. Era stufa di essere così bassa e avere le lentiggini, in prima superiore. Appoggiò le spalle al muro di mattonelle azzurrognole e scivolò sconsolata fino a terra. Abbandonò la testa sulle ginocchia e lasciò che le lascrime scorressero silenziose dai suoi occhi. Magari dopo si sarebbe sentita meglio.
Si tirò su dopo pochi minuti e tornò in camera per vestirsi e cercare di domare la sua chioma bionda.
Maya mise un semplice paio di jeans stracciato e una maglietta rigorosamente maniche corte. Poi raccolse da terra il suo zaino della eastpack di colore arancio ma ora completamente sudicio e slavato.
Infilò silenziosamente la porta e mentre usciva prese una mela mezza mercia da sopra una mensola.
Finì quella mela nel giro di 5 minuti scarsi; quindi attaccò le cuffie al cellulare e subito partì Close di Nick Jonas, amava quella canzone per il ritmo ipnotico.
Mise nella tasca posteriore dei jeans il cellulare e ascoltò la canzone camminando per le vie di New York, che alle 7.30 del mattino erano ancora deserte.

Arrivò di fronte alla scuola circa dieci minuti prima del suono della campanella. Subito tutti gli sguardi furono proiettati su di lei.
Tutti i ragazzi (e ragazze) la conoscevano, almeno di vista.
-"Hart" la chiamò qualcuno. Maya si girò instintivamente verso la voce.
Ad averla chiamata era un ragazzo dai capelli biondi, che Maya conosceva di vista.
Si avvicinò lentamente al gruppo di giovani, tutti maschi; era abituata alla loro compagnia, ma la cosa che seriamente la inquietava era il fatto che un ragazzo, alto, magro e coi capelli neri la fissava con i suoi occhi scuri. È davvero bello. Si ritrovò a pensare Maya. Scacciò quel pensiero dalla testa e li raggiunse.
Non salutò neanche, si fece largo in mezzo al gruppo di ragazzi, alti almeno due spanne in più di lei, e si appoggiò al muro.
La bionda scorse subito le sigarette nelle loro mani ma stette zitta. A parlare doveva cominciare lui.
-"Gentile da parte tua onorarci del tuo prezioso tempo" cominciò Brian, ovvero il ragazzo che l'aveva chiamata.
Maya non parlò, lo gelò con un semplice sguardo.
L'altro abbassò gli occhi ma mantenne il silenzio.
-"Volete spiegarmi il motivo del perchè sono qui?" domandò dopo un paio di minuti di silenzio imbarazzante.
Mentre diceva questo si avvicinò al ragazzo moro e gli mise una mano nella tasca sinistra dei pantaloni. Quello fece un salto per lo spavento. Come aveva intuito c'erano un pacchetto di sigarette ed un accendino. Maya si accese tranquillamente una sigaretta e gli lanciò il pacchetto.
Tirò una lunga boccata per poi buttare fuori tutto il fumo che c'era nei suoi polmoni.
-"Fumare uccide" le disse il ragazzo. Lei lo guardò negli occhi per un istante e temette che lui potesse leggere tutto.
-"Devo pur morire per qualcosa" rispose. Maya lasciò cadere la sigaretta a metà e se ne andò; lasciando tutti a bocca aperta.

bewitched space
giuro non ho mai fumato.

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