XIX

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scusate se non aggiorno da tempo ma non hi avuto neanche il tempo di respirare, negli ultimi tempi.

knock-knock

tap-tap

i suoni giungevano poco chiari e distanti, alle orecchie di riley che era ancora seduta sui gradini marmorei e freddi della casa di Maya.

ma piano piano i rumori si facevano più forti, un ritmo sempre uguale che si ripeteva nelle orecchie della ragazzina; a lei sembra solo qualcuno che saliva le scale e si avvicinava sempre di più.

maya, solo maya poteva essere.

riley scattò in piedi, ma non fece conto delle ore passate seduta, a congelarsi i muscoli poco sviluppati e così tutte le ossa fecero un "croc" poco rassicurante e lei si fece sfuggire un gemito, che si aggiunse al rumore delle scale, che si avvicinava sempre di più.

decise di rimanere nascosta fino a che non avrebbe visto lo sconosciuto e intanto pensava che avrebbe potuto dire a mo' di spiegazione alla sua amica più fidata. l'ansia cresceva.

riley riusciva addiritura a scorgere l'ombra allungata dello sconosciuto che finiva di salire le scale, nella luce arancione del tramonto.

-"c'è nessuno?" chiese lo sconosciuto sbirciando sul pianerottolo. anche se la luce confondeva, per i suoi colori, i capelli erano biondo cenere, all'attaccatura, mentre verso la punta erano blu mare.

riley cercò di dire "maya" ma la sua bocca impastata non rispondeva ai comandi, quindi, dalle sue labbra uscì una cosa come "meaja".

-"fa' che non sia un altro mezzo morto di overdose" borbottò sbucando sul pianerottolo maya. il suo sguardo si posò subito sulla ragazza scomodamente seduta nell'angolo a guardarla, con la bocca ancora spalacata.

-"se non la chiudi ci entreranno le mosche" disse la bionda avvicinandosi e porgendole un braccio per aiutarla ad alzarsi; riley accettò di buon grado, mentre maya emtrava nella sua casa intimandole di fare silenzio.

le due ragazze attraversarono il corridoio nel silenzio più totale, si riusciva ad udire solo il sottile frusciare dei vestiti coperto però dal rumore del traffico esterno.

maya fece un cenno a riley, per indicarle di entrare nella sua stanza e l'altra ci si precipitò dentro. poi la bionda chiuse la porta e ci piazzò davanti il comodino.

-"immagino che tu voglia delle spiegazioni al mio comportamento" intuì maya, legando i capelli blu in uno chignon poco ortodosso sopra la testa. riley annuì.
-"mia madre. lei non mi deve vedere così. la farei stare peggio" spiegò la prima a mezza voce.

-"ma come fa ad accorgesi del colore dei tuoi capelli.." ribatté la mora con lo stesso tono.
-"è stesa a letto da molto tempo. ma non è stupida" si attorcigliò una ciocca di capelli intorno alle dita fine "ma anche io voglio delle spiegazioni.  che ci fai qua? vuoi cercare di finire male?"

-"io.. io ho bisogno di te" si accorse dopo "cioè, non in quel senso; solo come.." riley continuava ad essere interrotta da maya.
-"ehi ho capito. ti sei accorta di quello che sei e vuoi imparare a crescere" lei sapeva già quelli che voleva e come farglielo ottenere (è troppo pro U.u). nemmeno lei era stupida.

-"ma come.."
-"come lo so? come l'ho intuito? si dà il caso che zay sia il mio migliore amico e come me, lui si accorge delle cose. e me le dice" maya adesso si stava mangiando lo smalto nero sulle dita.

-"ti dico una cosa che non sai. anche tu puoi sperare. puoi fidarti. e adesso che ci sono io, puoi credermi. non ti chiedo di fidarti di nessuno, ti chiedo di fidarti solo di me. sperare è ciò che mi riesce meglio mentre tu preferisci farti grande. potremo darci una mano" riley era rimasta senza fiato da quello che era riuscita a dire, non si aspettava una reazione del genere, di solito lei era quella stupida senza problemi, che saltellava ed era sempre felice. e si era sempre identificata in quello stereotipo; mentre ora, stava cercando di uscirne.

qualcosa disse a riley di smetterla di autocommiserarsi e quindi, la mora alzò lo sguardo dalle proprie mani chiuse in pugni, e lo posò sulla piccola grande ragazza di fronte a lei.
in quel momento le sembrò più piccola che mai. si era seduta sul letto, aveva portato le gambe scarne al petto e stava piangendo.

grandi lacrime trasparenti scendevano dagli occhi blu e scivolavano leggere lungo le guancie pallide. maya alzò lo sguardo e guardò riley dritta negli occhi.
la mora vacillò un secondo, e fu quel secondo di esitazione per lo stupore che la tradì.

-"non te l'aspettavi  vero?" sorrise maya beffarda.
era stato lo sguardo della bionda a metterla fuori gioco. quel blu limpido senza i soliti scudi, tutta quella pura e semplice disperazione che disarmava chiunque.
e no, non se l'aspettava

-"non te l'aspettavi." questa non era una domanda, era un'affermazione, e dentro di essa, riley poteva sentire la delusione e la freddezza di chi si è arreso.
-"non ti aspettavi che maya hart, la ragazza dura, la ragazza fredda, la ragazza senza emozioni, dietro a tutto quello avesse questo." si indicò. "capisci perché non posso più fidarmi o credere? è stato lui a farmelo"

-"per questo ci sono io" disse riley abbracciandola e lasciando scivolare una piccola lacrima sulle guancie dell'amica.

maya per una volta si sentì a casa. non perché era dentro le mura che l'avevano vista crescere e soffrire, ma perché era dentro le braccia che l'avevani vista cambiare di giorno in giorno. e mentre la fredda aria autunnale scuoteva new york da cima a fondo, maya e riley erano salde come montagne, solo perché insieme.

prese da sole erano unicamente delle ragazzine piuttosto deboli, ma per la prima volta in quel pomeriggio sia la mora, sia la bionda che la mora, capirono che voleva dire essere assieme e compatire.

leo's time
due mesi hanno prodotto questo.
potete anche uccirdermi.
ma non fatelo visto che siamo vicini alla fine; ho già un'idea.
me la sto anche passando di merda, se vogliamo proprio dirlo.
a presto

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