Capitolo 4

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Mia POV

Okay, il ritorno a Trento non poteva andare peggio, o forse sì?

" Sì può sapere dove devi andare? " urla Ash dall'altro capo del telefono.

" A fare un giro. " le rispondo pacata.

" Sì certo! Vai a fare un giro è sei così agitata? Mia, dove devi andare? " domanda enfatizzando le ultime parole.

" A fare un giro. " so benissimo che non ci crederà mai, ma non posso dirle dove sto andando, la metterei in ansia.

" Mia, o mi dici cosa vuoi fare o vengo lì.
L'ultima volta che eri così in ansia è quando quelli... " la interrompo sospirando rumorosamente.

" Vado da mio... da quello. " è più forte di me, non riesco a chiamare quell'uomo padre.

" Cosa? "  domanda sconvolta.

" Io... " non riesco a finire che si sente un fracasso di vetri rotti.

" Ash che succede? " chiedo allarmata.

" Nulla, è solo il bicchiere.
Comunque, cosa hai in quella testa?! Perché vuoi vedere quel tizio? " urla talmente forte che devo allontanare il telefono dell'orecchio.

" Voglio delle risposte. " dico con voce fioca.

" Mia... io non credo che sia una buona idea. "

" Forse, ma non voglio rassegnarmi all'idea di non poter sapere nulla.
Voglio sapere se gli è mai importato di me. " Credo sia normale che io mi faccia certe domande.

" E se non vorrà vederti? " domanda con un velo di tristezza nella voce.

" Andrò via. Ma io devo provarci. "

" Va bene... ti voglio bene Mia. " dice dopo qualche secondo di silenzio.
Sorrido leggermente.

" Anch'io ti voglio bene biondina. " la sento ridere.

" Biondina? Non mi avevi mai chiamata così. " rido anch'io.

" Lo so, ma non so perché ti ho chiamata così sinceramente. "  prendo le chiavi dell'auto.

" Ora vado, ci sentiamo. " chiudo la porta e poso le chiavi nella borsa.

" Va bene, ci sentiamo. "chiudo la chiamata e parto.

" È un familiare? "  chiede un uomo seduto dietro ad una scrivania.

" Io... sono la figlia. "dico tutto d'un fiato.
Mi scruta per qualche secondo per poi alzarsi.

" Si accomodi. " entro nella stanza delle visite.
Mi guardo intorno spaesata per poi sedermi ad un tavolo dando le spalle alla porta.
Sento il battito del mio cuore accelerare e inizio a torturare le mie dita.

" Non credevo di rivederti piccola Mia. " una voce mi fa sobbalzare.

" A cosa devo la tua visita? " domanda sedendosi proprio davanti a me.
Mi guarda divertito senza aggiungere nulla.

" Credo che ora tu possa dire la verità, non hai più nulla.
Ti è mai importato di me?
C'è mai stato un secondo, uno solo, dove hai pensato a me, tua figlia! " cerco di non urlare.

"Avrei dovuto? " chiede ridendo.
Sorrido rassegnata.

" Certo che no, tu non hai un minimo di cervello, come posso pretendere che tu riesca a pensare? " rido alzandomi.
Mi guarda truce per poi alzarsi a sua volta con fare minaccioso.
Un uomo in divisa si avvicina e lo prende per un braccio.

" Tempo terminato. " annuncia tirandolo via.

" Tante belle cose. " dico sorridendo beffarda e avviandomi verso la porta.

" Tante belle cose papà. " bisbiglio una volta fuori.
Respiro a pieni polmoni.
Non avrò ottenuto le risposte che volevo, ma ho capito che quell'uomo non può darmi nulla se non problemi.
Prendo il cellulare dalla tasca dei jeans per controllare l'ora.
Le 15:35.
I ragazzi sono a Cavalese, tra pochi giorni partiranno per Rio.
Forse potrei passare per salutarli, ma sarebbe un'ora di auto.

- Volendo non hai altro da fare. -

In effetti è vero.
Okay si va a Cavalese.
Raggiungo la mia auto.

" Buonasera! " urlo entrando in palestra.
Finemente sono arrivata.

" Mia! " Matteo mi abbraccia e io ricambio la stretta.

" Non ti sei fatta vedere per un po'! Che fine avevi fatto? " chiede con un sorriso

" Beh, ho avuto diversi problemi che mi hanno tenuta molto impegnata. " mi giustifico rimanendo vaga.

" È un vero peccato che tu non possa venire a Rio con noi. " aggiunge Massimo.

" Già, sarà proprio un peccato non vederti seduta in panchina scricchiolo. " conclude Ivan usando la mia testa come appoggio per il suo braccio.
Mi sposto guardandolo male.

" Non è detta l'ultima parola. " dice calmo Blengini.
Tutti spostiamo lo sguardo su di lui confusi.

" Hai lavorato bene con la nazionale, potrei procurarti un pass così vieni con noi. " sorride leggermente.

" Davvero? Non è uno scherzo? "  chiedo incredula.

" Sempre se vuoi venire, sarai trattata come qualsiasi altra persona dello staff, devi solo pensare a fare la valigia. " sorrido incredula.

" Va benissimo, grazie! " Matteo mi abbraccia.

" Intanto ne approfittiamo per farti conoscere Osmany e Oleg. "  stringo la mano ai due ragazzi.
Mi guardo intorno e vedo che Filippo mi osserva con le braccia al petto.
Incrocio il suo sguardo per qualche secondo per poi spostarlo sulla panchina dietro di lui.
Cammino verso la sua direzione per poi passargli di fianco.

" Perché sei qui? " chiede con tono duro bloccandomi per il polso.

" Mi fai male. " mi libero con uno strattone mentre lo fulmino con lo sguardo.

" Se proprio ci tieni a saperlo, ero venuta per augurare buona fortuna a Massimo, Ivan e gli altri. " mi guarda stizzito per poi andar via.
Mi siedo sugli spalti per seguire il resto degli allenamenti in santa pace.

" Mister. " 

" Dimmi Matteo. "

" Perché vuole mia a Rio? "

" Beh sa il fatto suo, so che ci tiene molto a voi come voi tenente molto a lei... poi ho saputo quello che è successo e mi sembrava giusto darle questa possibilità. "

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