Capitolo 20

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Mia POV

" Beh, cosa vuoi fare? Disperati e continuare a ripetere che è tornato? " - lancio un'occhiata di fuoco a Filippo. -

" Non sei costretto a rimane sai? E poi vorrei vedere te al posto mio! "- urlo gesticolando in modo nervoso. -

" Allora vado via. " - fa per andarsene ma lo afferro per un braccio. -

" Hey, come sei permaloso! " - lo fisso facendo labbruccio. -

" Credi di impietosirmi con questa faccia da cucciolo bastonato? " - chiede ridendo.
Rimango impassibile mentre avverto un principio di paralisi alla bocca. -

" Aaah! D'accordo. " -sbuffa alzando gli occhi al cielo. -

" Finito il turno, andremo ad avvertire la polizia. " - affermo riponendo le mani in tasca. -

" E io che faccio? " - domanda incarnando un sopracciglio. -

" Io da sola li dentro non ci vado.
Verrai con me e starai con me finché non finirò il turno. "

" Ora mi tocca anche fare da guardia del corpo? " - sospira con un mezzo sorriso sul volto. -

" I requisiti ci sono, devi solo diventare pelato. " - rido osservando la sua espressione contrariata. -

" Dai andiamo. " - lo prendo a braccetto e lo trascino. -

" Mia aspetta... " - si ferma a qualche metro dall'entrata principale. -

" Cosa succede? " - domando confusa. -

" Allora ti fidi di me? Mi stai chiedendo di guardarti le spalle, no? "- mi mordo il labbro inferiore dondolamdo sui talloni. -

" Ora come ora sei l'unico di cui posso fidarmi. " - mi guarda dispiaciuto. -

" Ti stai accontentando insomma. " - alzo gli occhi al cielo maledicendomi. -

" Ti sto dando la possibilità di recuperare la mia fiducia. " - sospiro -

" Ora, possiamo andare? " - Filippo non fa in tempo ad aprire bocca che il suono delle sirene di ben due ambulanze, squarciano il silenzio presente nel parcheggio. -

" Mio Dio... cos'è successo? " - mi precipito all'entrata mentre i paramedici trasportano tre persone in barella. -

" C'è stata una sparatoria, è ferito gravemente.
Maschio, ventotto anni, ferita da arma da fuoco all'addome. " - vedo due auto della polizia. -

" Donna, diciassette anni, ferita da arma da fuoco al petto, ha un collasso polmonare. " - altri medici arrivano di corsa.
I feriti vengo portati all'interno della struttura.
Mi giro e vedo anche un bambino.
È all'interno dell'ambulanza in stato di shock. -

" Donna, ventidue anni, ferita da arma da fuoco all'altezza dello stomaco. "

" Gennarino! Dove sta mio nipote? " - mi giro di scatto e vedo una donna correre verso di me.
Ha un forte accento meridionale, credo calabrese. -

" Signora, signora si calmi. " - la blocco afferrandola per un braccio. -

" Signora mi ascolti! " - alzo la voce ma continua ad ignorarmi.
Si guarda intorno spaventata. -

" Tu chi sei? Un medico? E non fai niente?! Te ne stai qua a guardare come mia figlia muore? Eh! " - sbraita piena di collera. -

" Signora, non posso fare niente per sua figlia, non è compito mio, sarei solo d'intralcio.
Ma lei adesso si deve calmare.
È quel bambino suo nipote? " - domando indicando il bambino che fino ad ora se n'è stato rannicchiato nel sedile passeggero dell'ambulanza. -

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