Capitolo 22

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Mia POV

" Vuoi che venga anch'io? " domanda Filippo spegnendo il motore.

" No, ci penso io. " è giusto che sia io a risolvere questa questione e devo farlo senza tirare in ballo nessuno.
Esco dall'auto e vado verso l'entrata.

Un poliziotto in divisa mi scruta per qualche secondo per poi sorridere.

" Speravo di non rivederti più, non in servizio almeno. " ci metto un po' prima di capire che il poliziotto che mi ha appena rivolto la parola,  è lo stesso che mi ha scortata a casa quel giorno.

" Beh, vale lo stesso anche per me. " dico con voce stanca alzando le spalle in un gesto quasi impercettibile.

" Che ci fai qui? " mi guardo intorno.

" Hi bisogno di parlare con qualcuno. Riguarda ciò che è successo tempo fa. " l'uomo annuisce mostrando un po' di preoccupazione.
Quel giorno ho avuto modo di constatare quanto quest'uomo sia buono.
Garbato con tutti, anche con quel poliziotto dal naso storto che continuava a lamentarsi della poca organizzazione.
Quel tipo era davvero irritante, poneva delle domande semplici ma con i suoi atteggiamenti, sembrava voler dire " Sì avanti, rendi il tutto molto tragico ".

Invece l'altro poliziotto mi è sembrato fin da subito una brava persona.
Pelato, un po' in carne e con gli occhi scuri.
Prima di farmi delle domande si è accertato che stessi bene.
Ha detto ai paramedici di portarmi una coperta e mi ha dato una barretta ai cereali.

" Allora, spiegami cos'è successo. " faccio un respiro profondo prima di iniziare a parlare.

" Da non molto lavoro in un ospedale qui a Trento.
Sono stata in Russia per un po' prima di lavorare li.
C'è una donna, Anna.
Lei... lei mi ha chiamata come mi chiamava il mio ex. " l'uomo si passa pensieroso la mano sul mento.

" Beh, potrebbe aver detto un nomignolo a caso.
Non possiamo accusarla di nulla.
Non hai altro? Ha detto o ti ha chiesto qualcosa di particolare? " cercai di ricordare velocemente tutto ciò che mi ha detto Anna ma non riesco a ricordare nulla.

" No... aspetta... forse sì.
Mi ha chiesto di me e di Filippo... ha detto che non bisogna fidarsi di ciò che dice la gente. " lo guardo speranzosa ma la sua espressione non promette niente di buono.

" Ci serve altro, non abbiamo nulla per poterla accusare di qualcosa.
Cerca di capirci di più, se sa qualcosa prima o poi farà un passo falso. " annuisco stringendo i pugni in grembo.

" Non potete fare proprio nulla? " tento ancora una volta.

" Sono solo delle tue ipotesi, mi spiace. " rassegnata, annuisco ancora una volta e vado via.

" Allora? " domanda ansioso Filippo non appena entro in macchina.

" Non ci sono abbastanza prove. Non la possono accusare di nulla.
Ha detto che devo provare a capirci qualcosa di più, potrebbe fare un passo falso se nasconde qualcosa. " Filippo annuisce serrando la mascella.

" Ti riporto a casa. " sospiro pesantemente.
Improvvisamente, sento tutta la stanchezza dovuta allo stress degli ultimi giorni precipitarmi addosso.
Le palpebre diventano pesanti.
Voglio andare a letto, subito.
Faccio fatica a tenere gli occhi aperti e il tragitto verso casa sembra non finire più.

" Mia! Mia, svegliati! C'è una tua collega, credo sia Anna. " mi alzo di scatto e la vista mi abbandona per qualche secondo.
Stordita, mi trascino fino al bagno per lavarmi il viso.

" Anna. " la donna si volta a guardarmi con un sorrisetto.

" Mia, come stai? L'ultima volta che ti ho vista non avevi una bella cera. " afferma fingendosi preoccupata.
Non fa altro che osservarmi con un sorrisetto stampato in faccia.

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