Capitolo 26

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Mia POV

L'appartamento in cui risiedo non è per niente accogliente.

Ho rifiutato di stare con mia madre e mia nonna.
Se quelle persone dovessero riuscire a trovare me non voglio che anche loro siano messe in pericolo.

Ma so che sono al sicuro, anche se non so dove accidenti siano.
Per quanto ne so potrebbero anche essere in Paraguay.

Filippo è rimasto a Trento, non voglio che rinunci a fare ciò che ama per me. E per ora lo ospita Giannelli, che Dio benedica quel ragazzo.

Sono le sei ormai ed io non ho chiuso occhio.
Sono stesa sul mio letto e passo in rassegna ogni angolo della stanza.

C'è la porta aperta che da sul corridoio e proprio dinnanzi a me, in fondo al corridoio, c'è la porta blindata con due lucchetti e catenina.

Quasi non vedevo la sedia sulla valigia pronta a bloccare la maniglia o nel peggiore dei casi a rallentare chiunque voglia introdursi in casa.

Le tapparelle solo abbassate per metà ma i raggi del sole ancora deboli penetrano nella stanza mettendo fine all'ennesima notte in bianco.

Mi stendo a pancia in giù e arrotolo una ciocca di capelli tra le dita.
Ormai è una settimana che non dormo.

Ieri credo di aver perso coscienza per venti minuti mentre ero intenta a guardare un favoloso programma di cucina.

Non posso usare internet, ne tanto meno chiamare Filippo o mia madre.
Mi sembra di essere in carcere.

Vivo in questa squallida casa dalle pareti giallo sbiadito.
Ci sono delle tende verde acqua che arrivano a sfiorare il pavimento.

Ogni volta che sento un rumore proveniente da fuori sento il cuore battere all'impazzata.

Finirò in manicomio di questo passo.

Apro la dispensa e prendo tutto il necessario per prepararmi un caffè.

Non appena metto la Moka sulla fiamma del fornello sento un leggero bussare alla porta.

" Mia, apri! " mi precipitò alla porta riconoscendo la voce di Dylan.
Sposto la sedia e poi la valigia.
Rimuovo la catenella e sblocco i due lucchetti che si aprono con un suono metallico.

Apro la porta di tre quarti e lascio entrare Dylan.
Sporgo leggermente la testa e guardo a destra e sinistra per assicurarmi che non ci sia nessuno.

" Accidenti Mia, c'è una puzza di chiuso terribile. " sbuffo e apro uno spiraglio di finestra.

" Chi ti ha detto dove trovarmi? " chiedo versando il caffè in due tazzine.

" Ho le mie fonti. Ma sono qui per parlarti di cose serie. " lo sento spostare una sedia e sedersi.

" Che fine ha fatto la guardia che stava qui fuori? " domando preoccupata.

" Gli ho detto che ho visto qualcuno arrampicarsi sul retro.
Mia, ho poco tempo e tante cose da dirti. " spalanco gli occhi.

" Qualcuno si sta arrampicando sul retro? " urlo cercando il coltello che ho nascosto nella fodera del cuscino.

" Perché accidenti hai un coltello nel cuscino? Aaah al diavolo no! Era un diversivo Mia, nessuno si sta arrampicando sul retro.
Io sapevo tutto okay? Mi dispiace non averti avvertita. "

" Che cosa? " strillo sconvolta puntanto il coltello nella sua direzione e sentendo l'adrenalina iniziare a scorrere nelle vene.

" Adesso o chiarisci tutto o giuro che ti taglio in tanti piccoli pezzi per quanti stati ci sono in America! " Dylan deglutisce rumorosamente per poi sospirare.

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