Capitolo 13

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( Mia POV )

" Mia, Mia svegliati! " - affondo il viso nel cuscino. -

" Mia! Sei in coma o cosa?! " - mugugno non so bene cosa coprendomi fin sopra la testa. -

" Mio Dio ma è morta? " - sento Massimo che ride. -

" Ma buongiorno anche a te Filippo, nervosetto? " - Domando stiracchiandomi. -

" È un'ora che ti chiamo! Eri in coma per caso? " - urla togliendomi le coperte di dosso. -

" Hey! " - urlo in segno di protesta. -

" Sei un uragano quando dormi! Mi hai dato due manate che manco Ivan quando schiaccia!
Per non parlare delle coperte! Ho dovuto prendere un plaid dall'armadio.
Ah quasi dimenticavo i tuoi capelli, mi sembrava di avere una pelliccia in faccia e... " - mi alzo bruscamente. -

" Okay, okay. Sono colpevole.
Ma sta zitto. È mattina e odio chi parla di mattina. " - fa un respiro profondo. -

" Noi andiamo a fare colazione che tra mezz'ora abbiamo allenamento, tu fa come vuoi. "- dice un po' più calmo. -

" Ma ha il ciclo? " - domando sottovoce a Massimo che fa del suo meglio per non ridere. -

" Ti aspettiamo giù bella addormentata. " - Saluta Massimo trascinando Filippo con sé per evitare un'ulteriore risposta da parte di quest'ultimo. -

Vado in camera mia e faccio una doccia veloce.
Mentre sistemo i capelli sento il mio stomaco brontolare. -

" Sì, lo so che hai fame, adesso scendiamo a fare colazione. " - fortuna che sono da sola.

Esco e mi assicuro di aver chiuso bene la porta.-

" Mia! Fortuna che ti ho incontrata.
Ho organizzato una riunione fuori programma e non sapevo cosa fare. "- lo guardo confusa. -

" Fare cosa? "

" Non vorrei perdere tempo prezioso per l'allenamento, puoi pensarci tu? Sarà solo per una mezz'oretta. " - afferro il cellulare dalla tasca dei jeans per vedere l'ora.
7:28 ottimo, la colazione va a farsi benedire. -

" Okay, vado a prendere un caffè e vado dai ragazzi. "

" D'accordo, grazie Mia. " - mi da una pacca sulla spalla e va via. -

" Di corsa! Su, su! " - fischio ripetutamente nel piccolo fischietto giallo. -

" Perché Chicco ci vuole così male? " - sbuffa Ivan tirandomi occhiate poco carine. -

" Risparmiate il fiato e correte! " - fischio a pieni polmoni. -

" Questo è abuso di potere! E levatele quel maledetto fischietto! "- protesta Massimo portandosi le mani alle orecchie. -

" Mia stai esagerando! Saranno 10 minuti che corriamo come forsennati! " - si lamenta Filippo. -

" Okay bevete. " - tutti si fermano e vanno verso le panchine. -

" Eh no! Massimo, Filippo e Ivan.
Voi dovete fare altri 5 giri di campo!
Vi ho visti prima mentre facevate finta di allacciarvi le scarpe!
Questi trucchetti li rifilavo al prof di educazione fisica alle medie. " - porto il fischietto alle labbra. -

" Okay! Basta che la smetti con quel coso. " - sbotta Ivan. -

" Guarda, mi sento buona oggi.
Andate a bere anche voi " - sorrido soddisfatta. -

" Grazie a Dio. " - sospira Ivan alzando gli occhi al cielo. -

" Allora ragazzi, sarò breve e chiara.
Alla prossima partita dovrete letteralmente, fare il culo ai vostri avversari.
Voglio vedervi determinati. " - Annuiscono senza proferire parola. -

" Ora, battuta e ricezione. " - lascio i ragazzi ad allenarsi per parlare con il fisioterapista. -

" So che sei in gamba, ma guarda Filippo, non noti niente di strano? " - domanda osservando Filippo.
Mi concentro e cerco anche la minima imperfezione in ciò che fa.
Poi un colpo di genio. -

" La caviglia. " - non posa mai tutto il peso sul destro, se lo fa vuol dire che la caviglia sinistra gli fa male. -

" Esatto, guarda, fa il possibile per non darlo a vedere. " - Annuiscono continuando a fissarlo. -

" Se fai attenzione, riuscirai anche a vedere il momento di incertezza quando deve atterrare.
Inizialmente prepara il sinistro, poi si ricorda e scende sul destro. "- ha ragione. Come ho fatto a non rendermene conto prima? -

" Forse e meglio farlo fermare? " - domandano preoccupata. -

" Mi sa che è il caso. " - afferma andando verso Filippo.
Io rimango lì,  ad osservarli da lontano.
Non riesco a sentire cosa dicono ma Filippo non sembra per niente contento.
Gesticola nervoso per poi andare negli spogliatoi.
Senza neanche a rendermene conto le mie gambe si muovono nella stessa direzione di Filippo.

La porta è socchiusa, esito qualche istante prima di bussare.
Non risponde ma entro ugualmente.
Trovo Filippo seduto su una panca con la testa fra le mani. -

" Hey... " - non mi degna di uno sguardo. -

" Non dovevi far finta di nulla, si poteva risolvere in poco tempo. " - lo rimprovero cercando di non sembrare troppo severa. -

" Non ho bisogno della morale, puoi evitarla sai?! " - urla senza alzare la testa. -

" Filippo... " - ispiro profondamente facendo del mio meglio per non rispondergli male. - 

" Bastavano un paio di sedute.
Adesso dovrai star fermo.
Tutto per questo tuo dannato orgoglio! " - alzo la voce avvicinandomi di più a lui. -

" Ti ho detto che non mi serve sapere ciò che pensi! Maledizione Mia, lasciami in pace! Non discutere ogni mia decisione. " - serro la mascella rabbiosa. -

" D'accordo, come vuoi! Ho solo provato a farti ragionare! Ma se una persona un cervello non lo ha, è impossibile che riesca a ragionare! " - vado via sbattendo la porta. -

" Mia, eccoti... tutto bene? "- se non avessi ancora un minimo di autocontrollo gli urlarei in faccia che non va affatto bene. -

" Oh... mister.
Splendidamente. " - dico con troppa euforia. -

" Ehm... volevo solo avvisarti che ora ci penso io a terminare l'allenamento. " - annuisco guardando di fronte a me. -

" Meglio, e si assicuri che Filippo vada dal fisioterapista. " - vado via, senza aspettare una risposta. -

" Mia aspetta! " - non c'è bisogno che mi volti per capire a chi appartiene la voce che mi richiama.
Quasi corro, è dietro di me, non ci metterà molto a raggiungermi.
Una volta tanto la fortuna è dalla mia parte. -

" Vai, vai! " - urlo al tassista sbattendo la portiera.
Mette in moto e con la coda dell'occhio vedo Filippo che batte con i pugni sul finestrino. -

" Onde devo trazê-lo? " - Lo sapevo che dovevo studiare anche il portoghese! -

" Cristo Redentor! " - se voleva sapere dove andare, mi è andata bene.
Parte a tutta velocità e tiro un sospiro di sollievo.

Dopo qualche minuto gli chiedo di tornare indietro, non ho motivo di andare al Cristo Redentore, anche se solo un miracolo potrebbe tirarmi fuori da questa maledetta situazione. -

" This is all I have. " - dico porgendogli due banconote da cinque euro.
Mi da alcune monete che prendo senza neanche guardare.

- La prossima volta che vai da qualche parte assicurati di sapere almeno la differenza tra euro e moneta straniera.
Ancora mi chiedo perché ti faccio da coscienza. -

Cercando di passare inosservata arrivo alla mia camera.
Infilo la chiave nella toppa e la giro due volte. -

" ce l'ho fa... " - le parole mi muoiono in gola. -

" Mi sa di no, sorpresa. " 

Restart from now Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora