Capitolo 27

122 8 1
                                    

Mia POV

Vedo un ragazzo con in mano un sacchetto della farmacia venire verso il mio appartamento e quindi accendo la fiamma per preparare il caffè.
Il mio piano ha inizio.
L'aroma di caffè ha da poco iniziato a diffondersi quando sento bussare alla mia porta.

La apro e Marco mi proge il sacchetto con i sonniferi.

" Grazie mille, davvero.
Prendi un caffè con me? È davvero deprimente bere il caffè da soli. " lui sembra pensarci su per un po' però più alla fine acconsente e lo faccio accomodare.
Apro la confezione e la esamino velocemente.

" Oh, perfetto! Queste mi stenderanno quasi subito. " esclamo poggiando il piccolo flacone accanto ai fornelli.

" Il giornale sul tavolo è di oggi, puoi leggerlo se vuoi. " mi ringrazia e sento che inizia a sfogliare il giornale.

Mi metto di spalle e verso il caffè in due tazzine.
Apro il flacone facendo attenzione e non fare rumore e verso quattro gocce nella tazzina di Marco.

" Zucchero? " chiedo mettendo il flacone al suo posto.

" Sì, grazie." aggiungo due cucchiaini di zucchero e servo il caffè.
Sorseggio lentamente il mio caffè osservando il quadro alle spalle di Marco.

" Sarà meglio che torni fuori, se hai bisogno di qualcosa bussa due volte. " annuisco semplicemente e lo guardo uscire.
Poso le tazzine nel lavabo e guardo l'orologio.

È questione di minuti prima che Marco crolli sulla sua sedia di plastica verde.
Chiamo un taxi e lego i capelli in una coda alta. Apro piano la porta e quando sbircio a destra vedo Marco seduto sulla sua sedia con i piedi incrociati che dorme.
Chiudo la porta così quando si sveglierà non noterà subito la mia assenza.
Sento l'ansia montarmi nel petto mentre mi avvicino.
So perfettamente che finirei nei casini se Marco finisse con lo svegliarsi.

Sto rubando l'arma di servizio ad un agente.
Quant'è il massimo da scontare?

-Lo stai per scoprire. -

Oh fantastico! Mi sei mancata sai? E comunque non è il momento!

" Accidenti! " mormoro mettendo fine al mio soliloquio.
Riesco a sfilare la pistola dal cinturino e  la metto nei pantaloni dopo essermi assicurata di aver messo la sicura.

Arrivo al taxi e prima di salire vedo che c'è ancora la polizia dove fino a poco fa c'era Dylan.
Una macchia di sangue scuro ha macchiato l'asfalto ed è circondata da nastri gialli.

Salgo a bordo e indico la strada al tassista.
Ho una piccola riunione di famiglia in programma.

Arrivo al carcere appena fuori città dov'è stato trasferito mio padre e rimango colpita dallo squallore della struttura e del luogo in generale.
Entro e noto che non ci sono visitatori oltre me.
Non vedo nessuno a cui chiedere informazioni e quindi mi guardo intorno.
Noto una giovane guardia all'entrata della sala incontri.

A vederlo avrà un paio d'anni in meno rispetto a me.
Ha il viso leggermente paffuto e un fare alquanto goffo.
Gli do le spalle e penso a un metodo efficace per superare i controlli senza farmi scoprire armata.

Sbuffo quando arrivo a quella che sembra la soluzione migliore.
Sbottono i primi tre bottoni della camicia.

" Salve! " esclamo pimpante piazzandomi davanti a lui con le mani nei fianchi.

" Oh... ehm... " si schiarisce la voce.

" Signorina come posso aiutarla? " domanda sorridendo imbarazzato.

Restart from now Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora