La lista

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Lavinia aveva riflettuto molto – o almeno così le sembrava – sulla richiesta di Cesare di non dissotterrare più nulla. Certo, c'era il rischio che i suoi reperti andassero distrutti per sempre. Ma nessuno le impediva di decidere di tenere per sé le proprie scoperte, di non metterle in vendita. Del resto per lei separarsi da quello che trovava durante le sue ricerche era una sofferenza che sopportava, ma che le causava comunque dolore: ogni volta rivedeva i pezzi della collezione di suo padre, smembrata pezzo per pezzo, perduta per sempre. Sapeva che Fabrizio e Antonino non sentivano quel particolare aspetto come pregnante, ma per lei i momenti che aveva passato nello studiolo con suo padre, ad osservare le pitture su un antico vaso o le forme perfette di una statua erano i ricordi più belli che custodiva della sua vita passata, un periodo di felicità a cui desiderava tornare con tutta se stessa. E forse quella assurda situazione era l'unica possibilità che aveva di gettare le basi per quel sogno. Il Principe non poteva impedirle di custodire per sé quello che trovava. L'importante era tenere lontano dalla sua collezione tutti coloro che potevano in qualche modo gettare su di lei e i suoi fratelli l'accusa di coltivare chissà quale idea politica di ribellione alla Repubblica e al Consiglio: a lei non importava un fico secco di riportare in auge l'Impero, le bastava potersi fare gli affari suoi e mandare avanti i suoi studi e le sue ricerche, nel limite del possibile e delle leggi di Amor.

Con dolore, si preparò a fare una lista delle persone che non dovevano venire più a sapere nulla del suo lavoro. In cima alla lista, disegnata su una listarella di pergamena usata e riusata, scarabocchiò il nome di Cesare Pallante. Poi proseguì con Settimo, e con i fratelli Artemisia. C'erano anche altri nomi di notabili della città che erano famosi per il loro interesse particolarmente 'sospetto' per le antichità: li elencò uno per uno, anche se molti si limitavano a girare intorno alle cose che Cesare le comprava, piuttosto che fare acquisti loro stessi. Non voleva che queste persone le ronzassero intorno, e pensò che era il caso di tenere Antonino e Fabrizio informati sulla sua decisione e sulla necessità di aggiornare la lista se necessario.

Lasciò cadere lo stilo sullo scrittoio, rivolgendo uno sguardo alla donna che la fissava di là dallo specchio di argento lucidato. Nel silenzio della sua stanza, portò i capelli ancora sciolti sulla spalla destra, come aveva visto fare tante volte a sua madre, per pettinarli pensierosa. Scrutò la forma del suo volto, gli occhi scuri, le labbra rosee, i guizzi indisciplinati dei riccioli che le circondavano il volto, chiedendosi cosa ci trovasse Cesare Pallante da guardare tanto. Con una smorfia insofferente raccolse i capelli in una treccia e se la appuntò con uno spillone sulla testa, poi si vestì per raggiungere i fratelli. Prima di uscire tornò indietro per recuperare la sua lista.

Amor oblita - Di congiure e catacombeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora