Grandi notizie

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Cesare aveva fatto riaccompagnare Lavinia e Fabrizio a casa: la loro presenza non era più richiesta.

La carrozza dondolava cullandoli quasi, ma lei non riusciva a rilassarsi: aveva già visto un malore simile, e anche se suo padre non aveva avuto intorno tutti i medici che attorniavano ora il Principe, sapeva che Rando Poccolani aveva poche possibilità di rimettersi dal colpo.

I ricordi dolorosi dell'acceso litigio in seguito al quale suo padre era morto le passavano di fronte agli occhi come se li avesse appena vissuti.

Lo aveva insultato, accusandolo di avere ucciso la loro mamma con tutti quei dispiaceri, accusandolo di volere vendere i suoi stessi figli per pagarsi i debiti. Gli aveva detto delle cose orribili, sull'onda della rabbia, e ora non c'era più possibilità di chiedere scusa a suo padre.

Forse nemmeno Fedro avrebbe mai potuto chiedere perdono al suo. Non le interessava nulla di lui, ma in quel momento soffrì come se si fosse trovata al posto suo.

Fabrizio la teneva fra le braccia, accarezzandole la fronte, ma Lavinia sapeva che non avrebbe saputo abbandonarsi al dolore finché non fosse stata sola: le lacrime erano lì, ma non volevano saperne di uscire.

Scesero di fronte al palazzo dei Lanzer, e appena entrati Lavinia chiese a una domestica di portarle qualcosa di caldo, poi prese a prestito dallo scrittoio dei Lanzer della carta e scrisse un messaggio a Elettra per chiederle se Antonino fosse a casa.

"Se hai bisogno di me sono nella mia stanza, sorellina" la avvertì Fabrizio scoccandole un bacio sulla testa prima di dirigersi alle scale. Lei rimase in compagnia di Vanessa: la ragazzina, lasciate le sue bambole per andare a salutarla, aveva intuito qualcosa e ora taceva osservandola con sospetto, guardinga.

Il messaggio per Elettra era stato scritto, ma Lavinia lo contemplò per qualche minuto, esausta, mentre sorseggiava una tazza di brodo caldo, chiedendosi se non fosse il caso di andare di persona: se Antonino non fosse stato a casa, Elettra avrebbe potuto preoccuparsi, e quando si preoccupava diventava particolarmente molesta.

"Se Fabrizio chiede di me, sono da Antonino" disse alla fine a Vanessa, accartocciando il messaggio appena vergato.

"Ma, Lavinia, non sarebbe meglio che tu facessi un bagno e andassi a riposare?" protestò la giovane, seguendola fino alla porta.

"Una passeggiata mi farà bene" la rassicurò Lavinia, prima di salutarla.

Lo aveva detto per chiudere il discorso, ma il tragitto dal palazzo dei Lanzer alla casa di Elettra e Antonino fu veramente un toccasana: la tensione accumulata negli ultimi giorni era stata davvero tanta, e lei aveva bisogno di liberarsene.

Mentre era a metà strada, le campane del Tempio suonarono a morto, in lontananza, e ben presto tutte le campane dei vari templi di quartiere diedero il loro contributo, rintoccando la triste notizia che aveva già presagito: il Principe di Amor era morto.

Combattendo contro il groviglio di sensazioni e ricordi che quella consapevolezza le generava, Lavinia percorse l'ultimo tratto quasi di corsa.

Elettra le aprì la porta che aveva già la sua mantellina addosso: "Sto andando al Tempio, Lavinia. Cosa sarà accaduto? Erano anni che le campane non cantavano così tanto!" disse, mostrando un'eccitazione che Lavinia non comprese.

"Il Principe, Elettra..." riuscì solo a dire, e la cognata la guardò con un'espressione di disappunto, prima di riprendersi:

"Vado ugualmente, la sua povera anima..." iniziò a blaterare, scendendo i gradini dell'ingresso.

"Antonino è tornato a casa?" le chiese, riuscendo a trattenerla a stento.

"Giusto, Antonino" disse Elettra, come se si ricordasse solo allora di avere un marito, e il ricordo non la facesse particolarmente felice. Le indicò le scale: "È nel suo studio..." rispose, prima di squadrarla meglio. "Qualunque luogo in cui fosse finito, sappi che ho dato fuoco ai suoi vestiti. Forse è il caso che anche tu faccia un bagno e butti via quegli stracci, prima che ci venga la peste..."

"Lo farò, promesso" disse Lavinia mentre già saliva le scale, sopraffatta dal sollievo: suo fratello era vivo! Non avrebbe saputo perdonarselo, se avesse perso anche lui.

Lo trovò proprio nello studio come aveva detto Elettra, seduto alla sua scrivania e avvolto in una coperta. Non parve nemmeno accorgersi che lei era entrata, e Lavinia si chiese cosa avesse da scrivere di così importante: non aveva pensato che forse avrebbe dovuto tornare dai Pallante, o almeno far sapere a qualcuno dove era finito? Ma era troppo stanca per arrabbiarsi.

Si avvicinò alle sue spalle, per sbirciare, e lui finalmente diede segno di sapere che era lì:

"Grandi notizie, cara mia, grandi notizie!" dichiarò emozionato, senza smettere di vergare i suoi appunti: lo stilo correva sul foglio, impazzito.

"C-come?" rispose lei indietreggiando, colta di sorpresa.

"Grandi notizie" ripeté Antonino "e le porto io!"

"Ma... dove sei stato?"

"Oh, ho fatto un tuffo in piscina" rispose Antonino sibillino.

Lavinia non era famosa per la sua pazienza.

"Vuoi spiegarti? Come hai fatto a sfuggire ai congiurati e ai soldati di Poccolani? Avevamo paura fossi rimasto imprigionato in uno di quei sarcofagi..."

Solo allora Antonino poggiò per un attimo lo stilo, e si volse a guardare la sorella, trionfante come poche volte Lavinia lo aveva visto.

"Non posso spiegare tutto, ora! Ma potrai leggere, quando avrò finito di stendere la bozza..." la rassicurò per poi ammiccare: "Diciamo che non c'erano solo sarcofagi, là sottoterra... Ho trovato una via e sono sbucato nei portici che danno sul fiume, dietro al Tempio... Sai, sorella, credo che quelle costruzioni siano un po' più antiche di quello che sembra..." le confidò con tono cospiratorio, prima di scoppiare a ridere e tornare al suo lavoro.

Lavinia lo guardò per qualche momento senza sapere che pensare, ma la sua espressione si fece ancora più scioccata quando lesse il titolo in carminio che Antonino aveva dato alla pagina che stava compilando:

Del cimitero nei corridoi sotto la piazza del Tempio di Amor e della riscoperta dei locali dell'antico Palazzo Imperiale di Amor.




Ed eccoci qua, Lavinia ha portato a casa la pellaccia insieme ai suoi fratelli, Fedro Poccolani è fuggito, la Repubblica di Amor è salva anche se il Principe ci ha lasciato le penne... grazie per essere arrivati fin qui con me! :°D me commossa!

Tuttavia non è ancora il momento di chiederci come faremo senza la galanteria di Cesare Pallante e le marachelle di Antonino e Fabrizio: la storia è finita, ma manca l'epilogo *_*

Nel frattempo, Amor Oblita cambia volto con una bella copertina nuova (e a mio parere fighissima)!!! E aderisce non solo a #LinkS, ma anche a #WritHer! Perché non potevo perdere l'occasione per iscrivere Lavinia nel numero delle femministe XD

Per cui sì, la storia è finita, ma ha tutto il sapore di un nuovo inizio! ^_^

Amor oblita - Di congiure e catacombeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora