Il sacco e il randello

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Antonino scrutò trepido la piazza buia davanti al Tempio, rischiarata appena da un'unghia di luna. Fabrizio era dal lato opposto della porta in cui poco prima era entrata Lavinia. Chiunque fosse uscito da lì, non avrebbe avuto scampo: anche se lui non lo vedeva, sapeva che Fabrizio aveva fra le mani un grosso randello. Mentre come al solito, ad Antonino era toccata la parte più delicata: coprire la testa del malcapitato con il sacco che ora teneva stretto fra le dita, tanto stretto che sui polpastrelli si era stampata la trama grossolana di quel tessuto ruvido.

"Fabrizio..." piagnucolò per l'ennesima volta.

"Ti ho detto di stare buono!" tagliò corto il fratello maggiore, sbuffando. Entrambi osservarono la piazza, deserta. Non c'erano taverne nei dintorni, per rispetto al luogo santo del grande Tempio, ma giusto poco prima era passato un codazzo di monaci riempiendo l'aria delle loro solenni litanie. Non li avevano notati, per fortuna, perché camminavano a testa china. Ma di sicuro se avessero fatto troppo rumore il minimo che poteva accadere era di farsi annaffiare col contenuto di un pitale. Antonino lo sapeva, ma i secondi passavano e il sudore freddo che gli correva giù per la schiena era diventato insopportabile.

"Fabrizio, non me la sento!" capitolò, isterico "Gettagli tu il sacco!"

L'altro, che evidentemente non ne poteva più, tese le mani e gli offrì il randello, e lo scambio avvenne.

"Ora non fiatare!" gli ingiunse sbuffando. Antonino saggiò la propria presa sul pesante bastone, lo sollevò e lo riappoggiò con un'estremità a terra soddisfatto, usandolo come un bastone da passaggio per reggere il proprio peso. Per lunghi minuti si sentì solo il russare potente di qualcuno oltre le finestre dai vetri sottilissimi, e l'andirivieni di qualche domestica intenta a sistemare la cucina. Dopodiché, la fastidiosa sensazione di angoscia provata poco prima, si ripresentò al petto di Antonino facendogli mancare un battito. Si ritrovò a scrutare il bastone, nervoso, e poi il fratello. La faceva facile, lui, di dare un colpo in testa a un povero diavolo! Come aveva potuto accettare quello scambio? Ma certo, aveva approfittato dei suoi dubbi. Non fosse stato che Lavinia era là dentro a fare chissà cosa, avrebbe piantato Fabrizio proprio lì dov'era. Invece si limitò a richiamare la sua attenzione: "Pssst! Fabrizio!"

Esasperato, Fabrizio non rispose: andò direttamente verso di lui e dopo avergli strappato il bastone dalle mani gli gettò il sacco in faccia, senza proferire una sillaba. Proprio mentre si girava per tornare al suo posto, a lato dell'uscio, la porta si aprì e ne uscì in tutta fretta una figura. Col cuore a mille i due fratelli si appiattirono contro il muro, terrorizzati. Ma la persona appena uscita si richiuse la porta alle spalle e si lanciò in strada spensieratamente. Sopra le loro teste la finestra che dava sulla casa era buia, segno che da fuori nessuno avrebbe potuto vederli. Con un cenno Fabrizio esortò il fratello ad agire, prima che la loro preda scomparisse nell'ombra. Antonino cercò di muoversi con passo felpato, ma era un antiquario, non un sicario, e quindi finì per farsi sentire. La loro preda si voltò di scatto proprio mentre Antonino le infilava la testa nel sacco.

"Chi è là?" chiamò la sua voce, con un attimo di ritardo, attutita dal sacco che le copriva la testa. Fabrizio non attese oltre e schivando le mani tese dello sconosciuto gli assestò un bel colpo in testa: subito il corpo si piegò a fisarmonica su se stesso, cadendo a terra.

"L'hai ammazzato!" esclamò Antonino, mettendosi le mani fra i capelli disperato.

"Zitto e corri!" gli rispose Fabrizio raccattando quel corpo inerme e caricandoselo in spalla. Corsero a perdifiato per i vicoli bui frequentati solo da ubriaconi e prostitute, senza osare guardarsi dietro per vedere se qualcuno li seguiva. Quando Elettra andò ad aprire personalmente la porta al marito e al cognato, li trovò stravolti e li fece passare invocando Dio con preci disperate.

Amor oblita - Di congiure e catacombeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora