Angelica

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Fabrizio se ne stava bello contento in una taverna non lontana dal Palazzo dei Pallante a godersi il fresco della sera con un bel boccale di vino fra le mani. Cesare lo aveva informato che non c'era bisogno che si applicasse particolarmente con la riparazione della statua, e gli aveva pure dato qualche spicciolo da spendere alla taverna. A differenza di sua sorella, non prendeva sul personale gesti simili; aveva imparato ad apprezzarli come riconoscimento del proprio lavoro. Così ora poteva starsene per un po' da solo, senza dover pensare a nulla. Certo che era dura, con tutto quello che era successo! Lavinia aveva deciso di continuare a lavorare, ma lui non era granché convinto. Antonino era parecchio in pensiero e lui, nonostante non avesse moglie e figli – se ce n'erano non li conosceva, ecco – non aveva alcuna voglia di morire giovane.

Fortunatamente giunse a distrarlo un inebriante profumo femminile: scorse con la coda dell'occhio l'orlo danzante di una sottana color crema e, sollevando lo sguardo, percorse con enorme soddisfazione la forma di una signorina piacevolmente dotata di ogni grazia: il corpetto esaltava le forme dei fianchi e dei seni, generosamente offerti dalla scollatura scavata che lasciava intravedere la sottoveste candida. In volto aveva due zaffiri al posto degli occhi, e una cascata di riccioli biondi le accarezzava la fronte e il collo, scivolando in boccoli sulle spalle e la schiena. Fabrizio non riuscì a trattenere un fischio ammirato, senza sapere più dove appoggiare gli occhi. E quella delizia ce l'aveva con lui, si era seduta proprio lì al suo fianco!

"Buonasera, bellissimo angelo... Hai sete? Posso offrirti qualcosa?" le disse subito, facendola ridere. Tese la mano candida verso la coppa che lui teneva in mano, e Fabrizio gliela lasciò sentendosi tutto un brivido mentre la guardava bere dallo stesso punto in cui aveva bevuto pochi momenti prima. Cosa stava pensando prima che quella creatura divina comparisse nella sua vita? Non c'era pericolo che se ne ricordasse.

"Non sei sposato?" gli domandò lei, notando che non portava alcun anello.

"Vuoi sposarmi tu?" replicò subito, e di nuovo lei scoppiò a ridere.

"Non è un po' presto? Potremmo conoscerci un po', prima di passare alle promesse!" civettò, e a Fabrizio parve di sentire qualcosa toccargli la caviglia. Era il suo piedino? Non voleva guardare sotto il tavolo, né muoversi. Le offrì il suo migliore sorriso, mangiandosela con gli occhi.

"So tutto quello che mi serve sapere" la corresse, osando stendere una mano verso quella di lei, per lasciarvi una carezza che gli diede la scossa. "So che sei più bella di ogni stella del firmamento" cominciò dando fondo al suo repertorio di banalità "e che i tuoi occhi superano in preziosità ogni gemma del Principe in persona" proseguì guardandola incantato mentre lei sfarfallava le ciglia "e che la tua pelle è più profumata di un roseto, e la tua bocca è più dissetante di una fonte... che altro mi serve sapere?"

"Il mio nome, ad esempio?" rispose prima di scoppiare di nuovo a ridere.

"Ma il tuo nome lo so già" rispose lui, con un sorriso furbetto: "Angelica!" le disse, facendola ridere.

"Allora sarò Angelica, solo per te" gli concesse, piegandosi appena verso di lui. Fabrizio non si fece scappare quell'occasione e avvicinatosi ancora di più le stampò un bacio sulle labbra. Quando la sentì ricambiare per poco non gli sembrò di toccare il cielo con le dita: si spostò più vicino a lei sulla panca, per poterla abbracciare. Lei non si fece pregare, e fra risatine e carezze, Fabrizio iniziò a sudare e a sentirsi stretto nei pantaloni. Con l'ultimo barlume di ragione che gli restava, si schiarì la voce.

"Angelica, non dirmi che vuoi del denaro per seguirmi..." la pregò quasi, rendendosi conto che una donna del genere non poteva accontentarsi dei due spiccioli che aveva con sé. Lei si ritrasse appena e gli mostrò il broncio più desiderabile del Creato, mentre si mostrava offesa.

"Ti sembro forse una donnaccia?" lo interrogò, rifiutando l'abbraccio in cui Fabrizio cercava di trattenerla.

"Ma no, tesoro mio, no! È solo che mi sembrava troppo bello che una meraviglia come te mi fosse caduta dal cielo così, senza desiderare nulla in cambio. Ti prometto che mi farò perdonare!" le disse, vedendo che lei pur facendo ancora la sostenuta si mostrava già meno arrabbiata di quanto temesse.

"Aspettavo di conoscerti da tanto, sei così bello" mormorò lei, come a giustificare la sua disponibilità. Fabrizio le accarezzò i capelli, con dolcezza: "E cosa aspettavi? Volevi vedere quanto tempo riuscivo a vivere senza di te?" le domandò ancora, retorico "Sei arrivata giusto in tempo, sai?" soggiunse per ricominciare a baciarla. In breve tempo lei tornò a ricambiarlo con lo stesso entusiasmo di prima.

"Caro, volevi propormi di seguirti da qualche parte...?" gli chiese poco dopo. Con il fiato corto, Fabrizio le propose di accompagnarlo nella stanza che Cesare gli aveva riservato nel palazzo dei Pallante. Angelica si affrettò ad alzarsi e insieme si incamminarono. Fra risate, toccatine e baci, Fabrizio arrivò al palazzo che aveva già la cintura allentata e il farsetto sbottonato, col fiocco del fazzoletto ormai sciolto; Angelica aveva il nastro del corpetto un po' allargato e una manica del vestito calata, a lasciare nuda la spalla che Fabrizio aveva già ricoperto di baci. In breve tempo furono entrambi nudi, e Fabrizio la seguì fra le lenzuola che profumavano di lavanda, gettandosi fra le sue braccia.

Amor oblita - Di congiure e catacombeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora