I bagni dell'Imperatore

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Quando Antonino si era infilato nella sala ottagona, la sua intenzione era quella di ritrovare il passaggio che, secondo Minervio, conduceva al piano inferiore: un'enorme sostruzione in cui erano state alloggiate le grandiose terme del palazzo imperiale. Avrebbe dovuto assomigliare a una scalinata, ma evidentemente qualcuno aveva deciso già in passato di spostare il corrimano di marmo in un luogo dove avrebbe potuto essere più utile che in un palazzo disabitato.

Antonino a prima vista non trovò niente, e andò in leggero panico quando si rese conto che Cesare e Lavinia non erano più dietro di lui. Sentì le grida dei congiurati che iniziavano a correre e cercò di nascondersi dietro un alto sarcofago, sperando che la luce della torcia non tradisse la sua posizione. 

Spiccò un balzo per superare l'ostacolo di marmo, scivolando sulla polvere che ne ricopriva il coperchio. Cadde sul sedere proprio sul bordo del sarcofago e con sollievo si gettò in basso, accucciandosi. Ma invece di incontrare il pavimento, precipitò per qualche metro, piombando in mezzo a una montagnina di ossa che scricchiolarono e schiantarono sotto il suo peso. 

Tutto era avvenuto talmente in fretta che non aveva avuto nemmeno il tempo di avere paura: dopo essersi assicurato di essere ancora vivo, balzò in piedi e guardò in alto, verso il vano che un tempo doveva aver alloggiato gradini di legno intagliato e dipinto, secondo le descrizioni di Minervio Blasso. 

Osservando il punto in cui era atterrato, Antonino realizzò che una volta deteriorata la scala, nessuno aveva avuto alcuna intenzione di scendere lì, e man mano che la sala veniva affollata di nuovi feretri, i resti di illustri sconosciuti che li avevano preceduti, le immondizie e i detriti erano stati gettati di sotto proprio dal vano delle scale, per fare spazio a casse e sarcofagi più recenti.

Con una stretta allo stomaco, realizzò che era in trappola, da lì: non c'era alcun modo di risalire. Sperò che Cesare e Lavinia fossero riusciti a scappare e si maledisse per non essere andato con loro. Non riusciva a interpretare le voci concitate sul piano superiore, perché sovrastate da un suono più intenso, amplificato dall'eco dei grandi ambienti che si aprivano di fronte a lui nel buio: un continuo gocciolare, da più parti, con diversi ritmi, riempiva le orecchie di Antonino mentre si decideva a fare alcuni passi lontano dall'apertura verso la sala ottagona. Sollevò la torcia in alto, cercando di vedere il più possibile cosa lo aspettava.

"Bene, Antonino, questo non è l'unico accesso che c'è ai bagni! Spicciati a trovare un'altra uscita. Nessuno vuole morire qui sotto, dico bene?" si parlò, deglutendo a vuoto, lasciando definitivamente il vestibolo.

L'ambiente che attraversò era freddo e umido, simile a una grotta. Si bagnò subito i piedi nelle pozzanghere che si erano formate nel corso degli anni, scavando il pavimento che, in alcuni punti, era stato anche depredato delle lastre di marmo che dovevano ricoprirlo in origine. Ma Antonino non aveva tempo per analizzare le decorazioni e la disposizione degli ambienti, doveva solo trovare un modo di uscire di lì e doveva fare in fretta, prima che qualcuno scoprisse che c'era anche lui in zona. Avanzò per tentativi, camminando vicino ai muri per evitare di perdersi possibili ingressi laterali.

"Sono stato veramente utile, Cesare Pallante, ero proprio necessario! Mi sarebbe bastato darti l'indirizzo. Avevi persino la parola d'ordine per entrare... Diavoli!" scattò all'improvviso mentre brontolava, sentendosi pungere sulla spalla da qualcosa. 

Si voltò indietreggiando, la torcia puntata di fronte a sé. Ma un'altra goccia piovve dal soffitto sulla torcia e Antonino, terrorizzato all'idea di restare al buio lì sotto, si affrettò a ritrarre la fiaccola. Sollevò lo sguardo sul soffitto: nell'angolo con la parete, una maschera dalla bocca aperta era lo sbocco di una conduttura che, a quanto pareva, non era ancora del tutto fuori uso: gocce d'acqua scivolavano a terra, sul pavimento, come se la bocca stesse sbavando. 

Ma quale sciocco mette una conduttura così in alto, per farla precipitare sul pavimento? Forse agli antichi abitanti di Amor, imperatore compreso, piaceva inzupparsi i vestiti? Incapace di trattenere la curiosità per quell'apparente insensatezza, Antonino si trattenne qualche momento a osservare meglio lo stretto spazio illuminato dalla fiamma che portava con sé. Si spostò un po' dalla parete, e capì.

A una decina di passi dal muro c'era il costolone di marmo che faceva da bordo a una grande piscina. Un tempo la pressione dell'acqua doveva essere tanto forte da uscire da quella maschera con un getto potente, e creare un arco d'acqua che si gettava poi all'interno della piscina.

"Hai capito l'imperatore..." commentò Antonino, immaginandosi una passeggiata sotto il fresco scrosciare di quei giochi d'acqua mentre proseguiva. Lavinia sarebbe morta di invidia quando avrebbe saputo quello che aveva visto. Ma prima di dirglielo, magari, avrebbe scritto un qualche libello, e lo avrebbe fatto replicare in grande numero, così che tutti potessero leggerlo.

L'eccitazione era tale che si profuse in un inchino di fronte a un immaginario ammiratore: "Antonino Fabiani, colui che ha scoperto l'antico palazzo imperiale, illustre antiquario della Repubblica di Amor. Ma certo che firmerò la vostra copia del mio opuscolo!" si presentò gongolante. 

Alla malora quella folle storia della congiura, lui uscito da lì sarebbe tornato da sua moglie e si sarebbe chiuso nello studiolo a scrivere! 

Poi si rese conto che prima di diventare famoso e firmare gli autografi, avrebbe dovuto trovare la via d'uscita. Secondo l'Itinerario di Minervio Blasso, le terme imperiali si affacciavano su un giardino. Ovviamente Antonino dubitava che il giardino si fosse conservato: tutta la zona nei dintorni era fittamente abitata da decenni, se non secoli. Quindi, cosa avrebbe potuto trovare al posto delle uscite su questi fantomatici giardini perduti? Forse era troppo in basso per trovare una cantina come quella da cui erano scesi prima lui e Cesare. Ma dopotutto le terme erano state rimediate in una sostruzione, e il compito delle sostruzioni è proprio quello di reggere qualcosa che viene costruito sopra.

"Ci sarà sicuramente un modo di tornare più in alto" si ripeté nervoso, mentre la fiamma della torcia gli sembrava sempre più debole.



Grazie per aver letto fin qui! Spero che i bagni dell'Imperatore vi piacciano! Chissà che i nostri affezionati protagonisti in futuro non riescano a risistemare le condutture e aprire una piscina stile acquafan? Me lo vedo troppo Fabrizio stile bagnino! Ahahahah XD  



Ma... FERMI TUTTI! C'è qualcosa di maledettamente sbagliato. Da troppo tempo non compare più un personaggio vitale per questo racconto!

Risolvo subito.


Il re carlino vi porge la sua augusta zampetta per un baciamano

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Il re carlino vi porge la sua augusta zampetta per un baciamano.


Amor oblita - Di congiure e catacombeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora