10. Give A Damn

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▶️ Give a Damn, A Rocket To The Moon

Harry's pov

*drin drin drin*
Sentii quel suono infernale e aprii gli occhi. Erano le 6.45 di lunedì mattina, la notte prima avevo fatto tardi perchè Zoe era stata a casa mia. E si sa, una parola tira un'altra, un bacio tira un altro e così via...
Avevamo guardato un film e poi io ero andato a preparare i pop corn che non abbiamo mangiato, perchè Zoe si era buttata addosso a me ancora prima che potessi buttarne in bocca almeno una manciata. Farlo con Zoe era stato diverso, non era come con Ashley. Ashley era vogliosa, Zoe era più pacata e gentile. Ma sinceramente preferivo mille volte Ashley.
Quando finalmente mi alzai dal letto erano già le 7.00, quindi corsi in doccia, mi vestii, mangiai un biscotto al volo e uscii di casa prendendo lo zaino. Salii in macchina, mettendo lo zaino sul sedile accanto a me.

Quando arrivai davanti a scuola i cancelli erano già aperti, ma nonostante questo non ero in ritardo. Entrai e andai al mio solito posto. Due banchi davanti a me c'era lei, Ashley Benson: un vestitino nero, scarpe col tacco e capelli leggermente arricciati. Il trucco era leggero e lei era stupenda. Appena si girò verso di me io abbassai lo sguardo, deciso a non cedere ai suoi corteggiamenti.
La lezione dopo poco iniziò, Mr. Fitz spiegò letteratura ma io ero troppo distratto a guardare Ashley per prestare attenzione a un uomo sulla trentina che cercava di spiegare nel modo più semplice possibile le caratteristiche di una certa corrente letteraria.
"Allora, Styles, mi può ripetere la lezione appena spiegata?" I miei pensieri furono interrotti dal professor Fitz. Cazzo, ora ero nella merda.
"Okay, Styles, mi sembra abbastanza distratto. Sicuro di stare bene?" In quel momento pensai a mille modi per scappare lontano da lí, da Ashley e da un 3 assicurato.
Dovevo mentire.
"Non molto prof, ho un po' di nausea." Dissi mentendo.
"Okay, Harry vai in infermeria. Se il problema persiste potrai andare a casa." Mi alzai e, prendendo tutte le mie cose, mi diressi verso l'infermeria.
Chiusi la porta e mi sedetti sul lettino, accesi il cellulare e guardai tra i messaggi. Due erano di Zoe, uno di Ashley.
Da: Ashley Benson
Harry, è da tanto che non ci sentiamo. Te la spassi con Zoe eh?

"Mai quanto con te", scrissi di getto, ma non inviai. Non sarebbe stato opportuno.

A: Ashley Benson
Sì, me la spasso abbastanza. È brava a letto, ma mai come te.

Questa volta inviai. Poco dopo mi arrivò la risposta.

Da: Ashley Benson
Felice di esserne a conoscenza. Cosa ne dici di spassartela adesso?

Solo all'idea mi eccitai.

A: Ashley Benson
Sì, mi andrebbe parecchio. Sono in infermeria.

Non passarono nemmeno 5 minuti che alla porta mi si presentò Ashley che,  eccitata, mi si buttò addosso.
Non mi trattenni e senza dire nulla, la presi in braccio.
La misi sul lettino e le sue mani si posarono sui bottoni dei miei jeans.
"No tesoro, è il mio turno." Dissi fermandola.
Le alzai leggermente il vestito, il minimo per scoprirle le mutandine. Erano nere anche quelle come il vestito ed erano contornate da un orlo in pizzo.
Introdussi velocemente il dito all'interno di lei, spostando le mutandine.
Successivamente, mentre continuavo a stuzzicarla con le dita le tolsi le mutandine e le allargai le gambe. Cominciai con il leccarle intorno, per poi concentrarmi sul clitoride succhiando di tanto in tanto. Poco dopo venne. Mi baciò, come per ringraziarmi.
Le sue mani si posarono, nuovamente, sui bottoni del mio pantalone e mi sussurrò all'orecchio con una voce irresistibile:
"Lascia che ti mostri quanto sono meglio di lei." Sapevo che intendesse Zoe, ma non dissi nulla.
Quando finì mi sentivo come se fossi in paradiso, in un altro mondo. Zoe non era nemmeno lontanamente paragonabile ad Ashley. Mi era mancato il suo modo di fare, mi era mancata lei e il modo in cui mi faceva sentire quando mi toccava. Era di Ashley che avevo bisogno per soddisfare i miei pensieri più perversi, ma non poteva essere lei a soddisfare il mio bisogno incolmabile d'amore. Non era capace ad amare, l'amore non sapeva cosa fosse.
Mi baciò a stampo e poi, prima di andare via,disse una frase che, non so per quale motivo, mi spezzò il cuore.
"Spero che tu scelga la giusta scopamica."
Si voltò è lasciò la stanza, lasciando me senza parole.
Ero questo per lei? Solo il suo scopamico? Mi ero lasciato coinvolgere troppo un'altra volta e lei, un'altra volta, aveva preso il mio cuore e lo aveva buttato via. Ma per mia fortuna sapevo che c'era sempre qualcuno in grado di ripararmelo e, quel qualcuno, era Zoe.
Le inviai un messaggio.
A: Zoe ♡
Dopo scuola, alla mia macchina. Ti aspetto, pranziamo insieme. H. xx

Alla fine della giornata scolastica, per me poco produttiva poichè l'avevo passata in infermeria, vidi la mia bella Zoe avvicinarsi all'auto.
Indossava un paio di leggins grigio aderente che lasciava poco spazio all'immaginazione, una canotta nera e un paio di converse, anche queste erano nere. Era splendida, nonostante i capelli fossero leggermente spettinati e tenuti su in un disordinato chignon e il trucco fosse molto leggero. Probabilmente all'ultima ora aveva avuto educazione fisica, considerando il suo abbigliamento sportivo e il rossore sulle sue guance.
Mi avvicinai a lei e le aprii la portiera.
"Ciao Zoe, come stai?" Le dissi.
Lei, con un sorriso a trentadue denti, mi rispose:
"Bene ricciolino, dove mi porti?"
"È una sorpresa." Risposi e accesi l'auto.
Mi diressi verso Nando's, era uno dei miei ristoranti preferiti e avevo molte conoscenze, lavorando lì il weekend.
Quando entrammo, Niall, mio collega e migliore amico, mi venne a salutare e, osservando Zoe dalla testa ai piedi mi fece l'occhiolino.
Io sorrisi. Ci venne vicino per prendere le ordinazioni e precedetti Zoe nel rifiutare la maionese.
Quando finimmo di pranzare pagai e andammo a fare una passeggiata.
Per la strada, tra una chiacchiera e l'altra, presi la sua mano titubante ma, notando che non la sottrasse, la strinsi più forte.
Volevo che tra me e Zoe funzionasse, lo volevo davvero.

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