19. Baby Blue Eyes

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▶️ Baby Blue Eyes, A Rocket To The Moon

Harry's pov

Avevo appena lasciato un messaggio ad Ashley, dicendole di non volerla. Di non essere giusto per lei: dentro me avrei voluto che mi rispondesse. Avrei voluto che mi dicesse che mi sbagliavo, che lei mi amava e che non poteva fare a meno di me. Però non lo fece. Non scrisse niente, nemmeno un misero messaggio per dirmi che avevo ragione, nemmeno per dirmi che non mi amava. Aveva preferito il silenzio piuttosto che reagire e così feci anch'io.

Misi in moto la macchina e partii, poco dopo vidi dagli specchietti retrovisori Ashley uscire dal Centro Commerciale: piangeva.
Mi sentii distrutto: una distruzione tale da bloccate ogni mio sentimento. Non sentivo più nulla, o meglio, così volevo che andasse. Era molto meglio sentire il nulla assoluto, anziché penarmi per non essere amato da una donna. Avevo 18 anni e tutta la vita davanti a me: la donna giusta sarebbe arrivata e in questo momento ero piuttosto convinto che la donna giusta non fosse Ashley.

Arrivato a casa mi tolsi le scarpe e, chiudendo la porta d'ingresso, sentii un peso cadermi sul petto. Allo stesso tempo, però, mi sentivo libero: non mi sentivo più legato a Ashley. Non sentivo più di provare qualcosa per lei, al contrario, provavo una gran pena per me. Ero stato come soggiogato da quella ragazza per più di un anno, ma finalmente ero libero. Libero dall'amore, libero da ogni pena e dolore.
Ero pronto a vivere la mia vita: la mia vita senza di lei.

Due settimane dopo

Chiusi il libro di inglese e lo lanciai sulla scrivania: era arrivata l'ora di smettere di studiare, non ne potevo più.
La scuola era quasi finita ma in questo periodo non ero riuscito a dare il meglio di me. Studiavo e cercavo di impegnarmi in tutti i modi, ma ogni volta sentivo una voragine aprirsi nel mio petto che mi rendeva impossibile concentrarmi.
Ero sicuro al cento per cento che questo fosse dovuto ad Ashley e alla nostra rottura.
Erano ormai passate due settimane e in queste due settimane non c'era stata né una chiamata, né un minimo messaggio.
E seppur continuassi a cercare di non provare nulla per lei, sentivo un vuoto dentro me ogni volta che mi veniva in mente il suo nome.
In realtà non ero in grado di capire i miei sentimenti: avrei tanto voluto che lei mi scrivesse, confessando di amarmi.
Ma, allo stesso tempo, se lo avesse fatto avrei cancellato il messaggio senza nemmeno risponderle: bloccato dalla paura.
Di una cosa, però, ero certo: era meglio non pensarci. Così, permisi ad Ashley di entrare nei miei pensieri solo qualche volta. Magari la mattina, appena sveglio, quando accendendo il cellulare speravo sempre in una sua notifica. Oppure la sera, quando il silenzio e la tranquillità ti portano a divagare e io divagavo sempre su Ashley. Su come sarebbe potuto essere il nostro futuro, cosa sarebbe successo se ci fossimo amati per sempre ma non avessimo mai trovato il coraggio di confessarcelo.
A volte mi capitava di pensare che forse Ashley provasse qualcosa per me. Mi succedeva spesso di scorgerla, mentre prendendo il caffè al Brew fissava la sedia davanti a lei, come a desiderare che qualcuno fosse lì. Magari avrebbe voluto che ci fossi io, o probabilmente ero io a desiderare di essere lì.
Oppure, quando i nostri sguardi si incrociavano anche per sbaglio, lei subito scappava via impaurita: come se la potessi divorare solo guardandola. Ciò di cui non era al corrente, era che era lei quella in grado di divorarmi anche solo con uno sguardo. Ogni volta che mi guardava sentivo come una forza che mi opprimeva il petto e le farfalle nel mio stomaco si divertivano a giocare a rincorrersi.

Perso nei miei pensieri, sentii un rumore al piano inferiore che mi riportò alla realtà. Preoccupato e un po' spaventato scesi le scale, fino a quando qualcuno attirò la mia attenzione.

"SORPRESA!" Esclamò una voce che non faticai a riconoscere: era Niall.
"Ma sei rincoglionito? Ho quasi avuto un infarto!" Dissi e poi, felice del fatto che non fosse nessuno intenzionato a farmi del male, risi, andando ad abbracciare il mio migliore amico.
Passammo la serata parlando: non ci vedevamo da tantissimo tempo, era appena tornato dall'Irlanda.
Parlammo delle nostre vite e delle novità: Niall mi raccontò di aver conosciuto una ragazza in Irlanda e di aver avuto una breve storia con lei. Io, invece, gli raccontai di quanto noiose fossero le mie giornate, passate sui libri.
"Fortunato tu che hai finito la scuola!" Gli dico e Niall comincia a prendermi in giro, continuando a ribadirmi quanto fossi "piccolo" rispetto a lui.

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