IV

1.6K 192 97
                                    


Era il primo periodo che Harry passava fuori dal posto che lo costringeva ad avere relazioni sociali ed a esporsi in modo esplicito. Lui era un tipo chiuso, che amava la solitudine. A volte, però, si sentiva troppo solo, come se venisse risucchiato da una voragine e le persone gli sembrassero sempre più lontane, le immagini sempre più sfuocate e le voci sempre più flebili, come se si allontanasse sempre più dall'umanità.

Aveva un'unica amica in quella casa fin troppo grande per una sola persona: Dusty, la sua gatta, che aveva dovuto dare in adozione prima di entrare in comunità, gli mancava tremendamente. Le uniche forme d'affetto che conosceva erano riservate solo e unicamente a lei.


Passò davanti allo specchio e si fermò a guardare la sua figura mezza nuda, era abbastanza alto e il suo fisico esile lasciava trasparire alcune costole. I suoi ricci disordinati gli donavano quell'aria da ragazzino leggermente trascurato. Aveva gli occhi un po' assonnati, circondati da occhiaie scure che facevano risaltare ancor di più il verde splendente dei suoi occhi, segno che anche quella notte non aveva riposato.

Anche a lui, come a Louis, la notte provocava delle forti emozioni e ricordi che avrebbe preferito rimuovere. Da quando aveva cominciato a curarsi, spesso, invece di dormire, la sua mente viaggiava, ripensando a tutte le notti passate in giro per locali.

L'ultima notte che si concesse il suo vizio si trovava nei bagni luridi di una stazione. Aveva in mano il quartino di Ero che aveva appena comprato dal suo spacciatore. I sui movimenti, nel prepararsi la dose, erano distaccati e sconnessi, faceva fatica per via dell'astinenza. Si toccava il petto di tanto in tanto mentre si contorceva dal dolore. Una volta riscaldato il cucchiaino, tirò la sostanza con la siringa, iniettandola, poi, nella vena della caviglia, non avendo più posto sulle braccia. Pochi istanti dopo le sue pupille si dilatarono, lasciando poco spazio al meraviglioso colore dei suoi occhi. Ansimò sentendo scorrere un brivido di estasi per tutto il suo corpo, ma si sentiva ancora debole. Con gli occhi socchiusi scivolò a terra e poi.. il buio. Non ricordava altro di quella notte.


Il suono del campanello lo risvegliò dai suoi pensieri e, preoccupato da chi potesse essere a quell'ora della notte, si diresse verso la porta.

Era a dir poco sorpreso di ritrovarsi un Louis spaventato e stanco accasciato sullo zerbino di casa sua, come se avesse appena corso per chilometri.

''Merda, Louis, cosa è successo?'' cercò di tirarlo su, afferrandolo per le braccia.

''Mi hanno trovato, vogliono i soldi... o la mia testa'' rispose, tra un sospiro e un'altro, confuso e visibilmente terrorizzato.

Intanto erano arrivati sul divano, dove Harry lo aveva aiutato a sistemarsi per farlo calmare.

''Ti hanno seguito? Hanno visto che venivi qui?'' disse Harry preoccupato.

''No, sono riuscito a seminarli- si fermò un attimo per tossire, poi continuo con un tono più basso- Harry, ho paura!''

In quel momento, Harry, poté giurare a chiunque di aver sentito la pelle d'oca guardando quei bellissimi occhi azzurri, coperti da un'alone di terrore e ansia mai visto prima. Quasi riuscì a sentire le emozioni negative che il ragazzo davanti a lui stava emanando. Era la prima volta che provava empatia.

''Cazzo, cosa sei una femminuccia? -si sistemò i capelli, visibilmente nervoso- a breve risolveremo tutto, stai tranquillo'' disse quell'ultima frase forse troppo dolcemente per i suoi gusti, ma ormai era troppo tardi per pensarci.

Louis poggiò, a peso morto, la testa sul bracciolo del divano mentre Harry tornava con una ciotola piena d'acqua tiepida e un asciugamano, adagiandoli delicatamente sul tavolino da salotto vicino il divano. Con le mani sui fianchi guardò l'uomo sfinito sul divano afferrare l'asciugamano con fatica.

41 Days• l.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora