XII

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Quella fatidica mattina, Louis si ritrovò davanti al solito specchio del bagno, cercando di domare quei ciuffi ribelli. Voleva sembrare carino; non si sarebbe sposato per amore, non c'era niente di ''tradizionale'' in tutto quello che avrebbero fatto quel giorno, quindi, almeno, sarebbe potuto sembrare un bello sposo.

Indossò un abito tipico: ''classico e raffinato'' lo definì Harry con entusiasmo.  Il taglio dritto della giacca, con l'unico bottone che aveva abbottonato, terminava ai fianchi fasciati dal pantalone che evidenziava perfettamente le sue gambe e lo facevano risultare decisamente un giovane e bell'uomo.

Si ritrovò presto a litigare con il nodo della cravatta nera che faceva risaltare molto più lo splendore della camicia bianca al di sotto. Non aveva mai realmente avuto a che fare con un abito elegante o con una cravatta, quindi di certo non pretendeva di saper fare il nodo.

Decise di lasciar perdere ed iniziò a scendere nervosamente le scale della villa per assicurarsi -l'ennesima volta- che non mancasse nessun documento nella sua borsa.

''Smettila di controllare ogni 20 minuti la borsa: abbiamo tutto!'' lo riprese Harry dopo avergli strappato la borsa dalle mani.

Harry aveva indossato un abito altrettanto raffinato grigio scuro, che gli fasciava perfettamente il corpo snello;  inoltre, il papillon nero che sempre aveva pensato fosse ridicolo, rendeva l'intero outfit impeccabile.

Non poté far a meno di pensare che fosse l'essere più bello che avesse mai visto.

L'audacia che ebbe quella sera nella camera di Harry sembrava essere completamente svanita: ora era invaso dall'insicurezza. Presto si rese conto di essere rimasto a fissarlo per più di qualche secondo, ma era inevitabile incantarsi ad un Harry in giacca e cravatta.

''Sono nervoso'' gli disse l'uomo prima di perdersi, nuovamente, nelle sue ipnotizzanti iridi verdi per poi sospirare sonoramente.

Sapeva perfettamente che anche il giovane era agitato, ma sapeva anche quanto fosse bravo a tenersi emozioni e pensieri per sé, a non far trasparire nulla.

''L'ho notato, Lou. -disse ironico appoggiando le mani sulle spalle dell'uomo- Andrà tutto bene, no?'' gli disse infine sorridendogli, proprio come aveva fatto lui qualche tempo fa.

A Louis bastò per tranquillizzarsi; Harry aveva quel potere, quel potere di stravolgere l'umore dell'uomo con solo due parole e un piccolissimo sorriso: qualsiasi anestetico non poteva competere con il dolce sorriso del ragazzo, ma questo Louis non lo avrebbe mai ammesso.

''Forza, andiamo'' lo incitò l'uomo, sorridendogli a sua volta.

''Aspetta un attimo..'' disse il giovane prima di aggiustare perfettamente il nodo, ormai dimenticato, della cravatta di Louis -gesto forse un po' troppo confidenziale, ma svolto con una tale intimità da far arrossire entrambi-.



Le strade erano affollate e la macchina di Harry sfrecciava dritta sulla strada, fermandosi con una frenata scenica di fronte al comune. Ci fu un attimo di silenzio fra i due.

"Ci siamo- affermò Louis, sospirando- non perdiamo tempo" concluse, prendendolo per mano.

Quella stretta fu necessaria a Louis quanto ad Harry.

Si diressero verso il comune dove avrebbero semplicemente firmato dei documenti, scambiato gli anelli e poi sarebbero andati a pranzare dai genitori di Harry.

Avrebbero svolto tutto senza sentimento, fingendo di tanto in tanto di avere un minimo di familiarità per non dare troppo nell'occhio.

Louis si sentiva distrutto, senza la forza mentale per affrontare tutto ciò.

41 Days• l.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora