VI

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Settembre era ormai passato, lasciando spazio ad un piuttosto freddo Ottobre che non aveva risparmiato niente, neanche una piccola foglia verde era sopravvissuta al suo passaggio, tutto si era tinto di bellissimi colori caldi.

Era ormai una settimana che Louis era ospite a casa di Harry e non poté far a meno di notare i suoi comportamenti e le sue abitudini giornaliere. Harry, anche se non sembrava, era una persona molto abitudinaria e, stranamente, molto organizzata.

Puntualmente si svegliava alle 08:00 e, dopo aver mangiato qualcosa, usciva alle 09:00 per rincasare verso le 23:00 o, a volte, dopo la mezza notte, lasciandolo tutta la giornata da solo.

Louis non sapeva ancora bene dove andasse, per qualche giorno pensò anche che lo stesse evitando, per non condividere la casa con lui, ma non credeva di essere una presenza così importante da "sfrattarlo". Così cominciò a vederla più realisticamente: probabilmente sbrigava qualche faccenda di lavoro per conto del padre. Non chiedeva mai dove andasse, non voleva sembrare troppo interessato alla sua vita, non voleva che Harry pensasse che ogni giorno aspettava il suo ritorno a casa..forse non voleva ammettere neanche a se stesso che, ormai, i pensieri della sua giornata giravano intorno ad Harry.

"Dov'è?"

"che sta facendo?"

"con chi è?"

ma soprattutto: "quando torna?"

Non che, quando tornasse, parlassero molto, anzi, la maggior parte del tempo lo trascorreva con qualche ragazza in camera sua e, quando capitava di scambiare qualche parola, finivano sempre per litigare, certo senza esagerare, ma le frecciatine che si lanciavano, a volte, erano davvero taglienti e la tensione, spesso, si poteva percepire chiaramente nell'aria della grande villa.

Eppure la sua presenza in casa faceva sentire Louis meno ansioso, decisamente meglio.

Stare da solo non gli era mai piaciuto.

Prima di entrare in comunità non c'era mai rimasto molto, anche perché, stare solo, avrebbe significato pensare e pensare, a volte, era davvero doloroso.

Prima, dopo il lavoro, era sempre seduto allo stesso tavolo del Casinò e c'era sempre qualcuno con cui parlare.. o litigare.

In clinica, invece, aveva imparato che, pensare, -anche se faceva male- era necessario e che, se avesse continuato a reprimere i suoi pensieri, la sua vita sarebbe solo andata peggio.

Così, nella sua stanza piccola, umida e fastidiosamente illuminata, aveva imparato a pensare e dialogare con se stesso, molte volte si ritrovava in lacrime, altre, invece, riusciva a mantenere la serenità e l'ordine nella sua testa, ordine che non sentiva da tempo.

Eppure in quelle giornate avrebbe davvero voluto evitare di pensare, era nei guai fino al collo e la sua unica speranza erano dei soldi che la madre del suo futuro marito gli avrebbe dato solo dopo essersi assicurata che il figlio avesse messo la testa a posto, sistemandosi e formando una famiglia.

Uomo che avrebbe sposato non per amore come aveva sempre immaginato, ma solo per estinguere un debito.

E, come se non bastasse, il futuro marito in questione era Harry, un giovane ragazzo viziato, puttaniere, lunatico, sfacciato, impulsivo, egoista, arrabbiato con il mondo per chissà quale motivo..ma anche estremamente bello e misterioso.

 Sapeva di essere gay, lo aveva accettato facilmente già in giovane età, non era la prima volta che si sentiva attratto da un ragazzo, ma nessuno gli aveva mai provocato quelle sensazioni.   

Louis non sapeva come o perché, ma Harry gli faceva uno strano effetto, era insopportabile, eppure ogni centimetro del suo corpo lo desiderava e la sua mente non faceva altro che pensarlo. 

Ma questo non lo avrebbe mai ammesso, per questo cercava di mantenere le distanze il più possibile.

Distanze fisiche e mentali.

Cercava in tutti i modi di non chiedere e di non interessarsi a ciò che riguardasse Harry.

Per quanto fosse curioso di capire cosa si nascondesse in quella testolina piena di ricci, doveva in tutti i modi cercare di mantenere tutte le domande per se, doveva trattarsi solo di affari.

Non poteva permettersi altre cose -o sentimenti- per la testa, aveva già abbastanza problemi.

Ma, per quanto volesse, non poteva negare a se stesso quanto gli dessero fastidio tutte le ragazzine che Harry portava a casa ogni notte e che spediva fuori dalla sua abitazione la mattina dopo. Non poteva negare che sentire i gemiti di Harry dal piano superiore, durante la notte, gli faceva un certo effetto e che guardalo, dopo averlo sentito nei suoi momenti più intimi, lo faceva sentire strano, quasi in imbarazzo.

Lo guardava in modo diverso, ormai.

Nella clinica gli sembrava solo un adolescente incazzato con il sistema, in preda agli ormoni. Ora, conoscendolo, gli pareva un giovane uomo pronto a tutto, pronto a scontrarsi contro tutti e tutto, anche se, magari, non avesse avuto i mezzi. Tutto pur di farsi valere, pur di difendere il suo ego.

Tutto ciò affascinava Louis, ma i suoi pensieri, dovevano rimanere tali.



Sobbalzò quando sentì il lieve tonfo della porta d'entrata e la risatina di una ragazza.

'Bene, Harry è tornato'  pensò.

"Va di sopra, io ti raggiungo subito" le disse Harry, ammiccando.

"Certo, tesoro" disse la ragazza palesemente brilla cominciando a salire le scale.

"Ciao Tesoro, in dolce compagnia vedo... di nuovo" disse Louis squadrando la ragazza con un vestito attillato e sgualcito che si dirigeva verso la camera di Harry, era una scena al quanto squallida.

Probabilmente la conosceva da poco più di un'ora e, lei, consapevole di essere solo una delle tante sveltine di Harry, era comunque disposta a farsi trattare da oggetto. Sarebbe stata, per una notte soltanto, l'oggetto del piacere del giovane che poi avrebbe mandato via in malo modo non appena il sole sarebbe sorto.

"Oh andiamo, non siamo ancora sposati, non farmi la predica!" disse barcollando un po', anche lui doveva aver bevuto, ma era sorprendentemente lucido. I suoi occhi verdi erano ancora vispi nonostante emanasse un forte odore di alcool.

Louis, leggermente ferito da ciò che il giovane gli aveva detto, si diresse verso il divano, seguito dai suoi occhi incuriositi, si aspettava l'ennesima litigata.

"Hai ragione, Harry. E' la tua vita, fanne ciò che vuoi" disse arreso, spiazzandolo.

Poi prese il telecomando dal tavolino e, sedendosi, cercò di concentrarsi sui tasti per accendere la grande TV davanti a lui.

"Sai, Louis, sarei curioso di scoprire quale interessantissimo programma sceglierai di guardare, ma ho di meglio da fare, quindi, se puoi scusarmi.." concluse sbattendo, in seguito, la porta alle sue spalle.

L'uomo rivolse lo sguardo fuori dalla finestra del soggiorno e non poté fare a meno di pensare che il buio e l'oscurità di quel cielo senza luna rispecchiasse il suo umore attuale.

Harry aveva questo potere, poteva renderlo ansioso, impaurito, a suo agio, al sicuro, ma poteva anche farlo sentire un fallito, come si sentiva in quel momento, proprio come quando giocava gli ultimi dollari che aveva in tasca in un casinò.

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Angolo Autrici: 

Hiiii :D

Non potremmo mai ringraziarvi abbastanza per la vostra immensa dolcezza.

I vostri commenti sono adorabili e ci incoraggiano davvero tanto.

Scusate per l'attesa, ma per vari impegni non abbiamo potuto aggiornare prima.

Questo è un semplice capitolo di passaggio, speriamo vi sia piaciuto lo stesso lol

Un grande abbraccio.

Pace, amore e sesso gay. xx.

Jin&Alex


41 Days• l.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora