III

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Aprì la porta della sua stanza un po' troppo forte e, barcollando, la richiuse alle sue spalle causando un tonfo piuttosto rumoroso che lo fece sobbalzare.

Forse non avrebbe dovuto bere quel bicchiere in più, ma quella sera dovevano festeggiare il suo ritorno e non poté rifiutare i Brindisi che, puntualmente, i suoi amici facevano in suo onore ad ogni giro.

Gli fece molto piacere rivederli dopo quei tre mesi passati in clinica, inoltre, passare una serata all'insegna del divertimento e senza pensieri, gli era proprio servito. Forse lo elettrizzava l'idea di sentirsi di nuovo parte della sua vecchia cerchia di amici. L'unica cosa importante adesso, per lui, era proprio reintegrarsi in società senza essere oppresso da altri problemi. Desiderava poche e semplici cose, come, ad esempio, costruirsi la bella famiglia che tanto gli mancava. 

Barcollando si diresse verso il bagno per rinfrescarsi il viso.

L'acqua, fin troppo fredda per quella stagione, lo fece riprendere leggermente. Alzando lo sguardo incrociò il suo riflesso allo specchio. Era brillo, ma stava decisamente meglio in confronto a come si era ridotto qualche tempo prima. Il suo viso aveva ripreso lucentezza. Si sentiva bene, adesso.

Andando nel piccolo salotto della sua camera e guardando l'orologio, si accorse che in quella stanza regnava un'aria piuttosto strana, era l' 01:25.

"Strano" pensò, gli sembrava tutto un po' strano, ma diede la colpa all'alcool per quella sensazione.

Si girò verso il piccolo salotto della camera quando, ad un tratto, vide due figure sedute sul suo divano. Il suo cuore mancò un battito.

"Ciao, Tomlinson -disse la figura più robusta- Ti siamo mancati?" domandò, avvicinandosi leggermente all'uomo.

Louis fece un passo indietro e aprì la luce della stanza per mettere bene a fuoco la situazione.

"Non ricordo di avervi invitato" rispose cercando di non far trasparire nessuna emozione, cercando di non far spezzare la sua voce dalla paura.

Forse non era il momento di fare lo spiritoso.

"Fai una festa per il tuo ritorno e non inviti i tuoi vecchi amici?" disse il più snello.

"Liam, Zayn, tagliate corto. Cosa volete?" cercò di sembrare infastidito, quando, in realtà, l'emozione dominante era solo la paura.

In quel momento non si chiese neanche come avessero fatto ad entrare in camera sua, sapeva bene che la Mafia aveva molto potere in una grande fetta della città.

"Che checca acida che sei, lo sai benissimo cosa vogliamo. Sei in debito da più di 6 mesi, di quasi 25.000£, lo capisci? Ai piani alti esigono i soldi, Louis. I soldi o la tua testa, non vogliono rimanere a mani vuote" disse Liam, alzando leggermente la voce.

Louis aveva un nodo in gola e il fiato corto, dovette combattere duramente per non avere una crisi d'ansia.

Così, a denti stretti, cercò di spiegare loro la situazione.

"Sentite, sono appena uscito, non ho tutti quei sol-" disse quasi supplicando, ma venne subito interrotto da Zayn:

"Allora procurateli in qualche modo, altrimenti le tue ossa diventeranno un bellissimo posacenere!'' detto questo spense la sigaretta che stava fumando sul bracciolo del divanetto in pelle, alzandosi successivamente.

Louis rabbrividì al solo pensiero che avrebbe potuto essere lui quello su cui avrebbero spento le sigarette.

"Ti consiglierei di darti una mossa" disse Liam, accorciando ancora di più le distanze con l'uomo visibilmente agitato.

Zayn, intanto, si avvicinò alla porta, aprendola.

"Forse gli serve un piccolo assaggio" disse infine, prima di uscire dalla porta.

Liam sorrise, un sorriso gelido, soddisfatto, che a Louis fece ancora più male del pugno che gli sferrò nello stomaco un attimo dopo.

"Arrivederci, Tomlinson, ci rivedremo presto" disse in seguito, sbattendo la porta alle sue spalle.

Louis si accasciò a terra, tossendo per il forte colpo, il dolore lancinante però non poteva competere con la sua immensa paura. Con il viso rigato da qualche lacrima e cercando di respirare correttamente, estrasse dalla tasca il biglietto che gli diede Niall il giorno prima.

Doveva scappare, non poteva rimanere lì, sarebbero tornati e lo avrebbero ucciso, inoltre sapevano dove trovarlo, non poteva mettere in pericolo i suoi amici.

Si alzò a fatica e, mettendo un paio di cose nella sua borsa, scappò via in fretta.

Era disperato, correva, come se, correndo veloce e più veloce ancora, potesse seminare le sue paure, le sue emozioni.

Ma non era così, tutto quello da cui stava scappando lo aveva dentro di sé e, anche correndo velocissimo, non avrebbe mai potuto seminarle.

Aveva solo una speranza.

L'unica.

 L'ultima.

  Harry.




41 Days• l.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora